Artistica

Storia delle Olimpiadi: Jury Chechi. Il Signore degli Anelli che ha sconfitto anche i fantasmi della Malasorte

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29 luglio 1996. Fuori albeggia, ma il caldo estivo del Mezzogiorno già si fa sentire sulla mia pelle per gran parte libera da scomode artificialità. Io sono nella mia stanza, dinanzi alla TV. Il mio viso è umidiccio, ma no, non è sudore, sono lacrime. Non lacrime di gioia, né di dolore, si tratta di un silenzioso ed incontrollabile pianto di Emozione, pura e spontanea. Di chi sa, di spirituale solidarietà umana e sportiva…

Jury Chechi è appena atterrato sul tappeto del Georgia Dome, inchiodandovisi, dopo un esercizio agli anelli semplicemente soave. Il suo volto parla chiaro, racconta di rabbia, soddisfazione e grinta, della fiera consapevolezza di aver agguantato un qualcosa che gli spettava di diritto da almeno 4 anni e sconfitto quei fantasmi dispettosi e crudeli, figli del Grande Nemico: la Malasorte.

Jury Alessandro Dimitri Chechi nasce a Prato l’11 ottobre 1969. I genitori lo chiamano (anche) Jury, in onore del cosmonauta russo Gagarin. Da bambino, piccolo di statura e magrolino, non è certo dotato di un fisico che possa far presumere una carriera agonistica di sommo livello. Ma sua sorella frequenta una locale palestra di ginnastica artistica, la Società Ginnastica Etruria, così quel vivace pel di carota finisce per appassionarsi (fortunatamente!) a questo sport. Nel 1976 i genitori decidono di iscrivere anche lui…

Nel 1977, centra il primo di una serie infinita di successi, piazzandosi al primo posto nel Campionato Regionale Toscano; nel 1984 entra nel giro della Nazionale Juniores e si trasferisce a Varese per potere studiare e contemporaneamente allenarsi nella palestra della gloriosa Società Ginnastica Varesina, specializzandosi nella disciplina degli anelli.

Dal 1989 al 1995, sotto la guida del suo allenatore Bruno Franceschetti, vince 6 titoli italiani consecutivi, i Giochi del Mediterraneo, le Universiadi, 4 allori Europei e 5 Mondiali. E le Olimpiadi? Dopo aver partecipato a Seoul ’88 (17° nell’all-around, 6° agli anelli), tra il 1989 e il 1991, Chechi diventa un assiduo frequentatore di tutti i podi internazionali: due bronzi agli anelli ai Mondiali, un titolo Europeo nella stessa specialità, sei medaglie d’oro agli XI Giochi del Mediterraneo (ad Atene, l’Italia stravince il medagliere finale, ndr), rispettivamente agli anelli, al corpo libero, al cavallo con maniglie, alle parallele simmetriche, nel concorso generale individuale ed in quello a squadre.

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Arriviamo al 1992. Jury è il grande favorito per la gara degli anelli alle Olimpiadi di Barcellona ma, un mesetto prima delle gare, si rompe il tendine d’Achille durante un allenamento ed è costretto a rinunciare alla seconda kermesse a Cinque Cerchi della sua carriera. Da buon toscano, però, non si perde d’animo, vola comunque in Spagna per commentare le competizioni di ginnastica e, tornato all’agonismo l’anno successivo, cosa fa…? Si aggiudica per cinque volte di fila il titolo Mondiale (1993-1997)! Diventa così il primo ginnasta della storia a vincere cinque ori iridati consecutivi in una specialità.

In mezzo, i Giochi di Atlanta ’96: l’esercizio che gli vale la Gloria è perfetto e commovente, il magic moment da sogno che lo ripaga di sette, lunghissimi anni in cui aveva vinto di tutto e di più, tranne l’oro olimpico. Sydney 2000, ci risiamo: la rottura del tendine brachiale di un bicipite lo costringe ad interrompere la preparazione olimpica e questa volta il campionissimo azzurro sembra deciso al ritiro definitivo.

Una promessa fatta a suo padre lo spinge però al ritorno in pedana; riprende ad allenarsi alacremente in vista delle Olimpiadi di Atene, dove ha anche il meritato onore di essere il portabandiera italiano durante la cerimonia di apertura. In finale, il vulcanico e sanguigno Jury Chechi conquista un’incredibile medaglia di bronzo. Alla giuria, davanti alle televisioni di tutto il mondo, indica colui che, a suo parere (e non solo…), sarebbe dovuto essere il vero vincitore della gara, il bulgaro Yordan Yovchev, arrivato secondo, e non il greco Dimosthenis Tampakos, ginnasta di casa il cui esercizio era stato caratterizzato da numerose imperfezioni…

Soprannominato “tolkienamente”, da tutti, Il Signore degli Anelli, Jury Chechi ha segnato questa specialità della ginnastica ben oltre il quindicennio in cui ha incantato sulle pedane di tutto il globo; inoltre, è riuscito a dare all’Italia una medaglia d’oro olimpica nella ginnastica 32 anni dopo la vittoria di Franco Menichelli (nel corpo libero), ai Giochi di Tokyo ‘64.

Storie di incrollabili eroi e magistrali cantori, di rabbiose esultanze, incontrollabili lacrime e brividi forti che ci piace ricordare così: “Vola, vola, vola, vola, vola verso il podio, vola verso il podio Jury Chechi, vola, ce l’hai fatta Jury. Jury ce l’hai fatta, Jury ce l’ha fatta, questo è un esercizio perfetto, perfetto, perfetto, è perfetto, è un esercizio da oro, è un esercizio da oro…! 9.887: è medaglia d’oro, è medaglia d’oro, è medaglia d’oro, è oro, 9.887. E’ la fine veramente di un inseguimento durato troppo tempo, è la medaglia d’oro più bella di queste Olimpiadi per l’Italia, perché costruita con emozione, con pazienza, con tenacia, con volontà, con grinta, e c’è tutto Jury Chechi in queste emozioni…”.

JURY CHECHI E’ UNO DEGLI EROI DEL LIBRO ‘CANTAMI ITALIA, LE LEGGENDE DELLO SPORT AZZURRO’

Storia delle Olimpiadi, prima puntata: Dorando Pietri
Storia delle Olimpiadi, seconda puntata: Ondina Valla
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Storia delle Olimpiadi, quarta puntata: Pietro Mennea
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Storia delle Olimpiadi, sesta puntata: il massacro di Monaco 1972
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Storia delle Olimpiadi, ottava puntata: Mauro Checcoli
Storia delle Olimpiadi, nona puntata: Antonella Bellutti
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Storia delle Olimpiadi, dodicesima puntata: Vincenzo Maenza
Storia delle Olimpiadi, tredicesima puntata: l’oro maledetto dell’Italvolley
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