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Storia delle Olimpiadi: Settebello d’oro, lacrime Reali a Barcellona 1992

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Se la storia del calcio ha consegnato alla mitologia sportiva la partita del secolo “Italia – Germania 4 a 3”, la pallanuoto azzurra ha regalato all’umanità una pagina di sport altrettanto emozionante, celeberrima dentro e fuori i confini del Bel Paese, proprio come quella scritta allo Stadio Azteca. Perché le Olimpiadi non partoriscono semplici vicende, bensì epopee reali, spesso romanzate con venature leggendarie per non farci dimenticare le radici da cui tutto è partito.

Sei tempi supplementari, fughe, rimonte, risse, “sviste” arbitrali, un Paese intero in lacrime.
A questi livelli, molto probabilmente non si vedrà mai più una partita di pallanuoto simile.

9 agosto 1992, Piscine Bernat Picornell – Parco Olimpico del Montjuïc, Barcellona. È la giornata conclusiva dei Giochi della XXV Olimpiade, tutti gli spagnoli reclamano la proverbiale chiusura in bellezza della rassegna a cinque cerchi più trionfale della storia iberica. Tra i diciottomila spettatori accorsi sul promontorio che sorveglia la costa della Barcino cara ai romani, ci sono anche Re Juan Carlos e il Principe Felipe, a dir poco fiduciosi di poter assistere al partido perfecto dei loro aitanti sudditi in calottina, guidati da un fuoriclasse assoluto chiamato Manuel Estiarte, catalano, ex giocatore di Pescara e Savona.

Al cospetto di una nazionale già fortissima di suo, sicura di conquistare il primo oro olimpico per la Spagna pallanuotistica, nonché convinta di poter beneficiare anche la “benevolenza arbitrale” grazie al clima caliente delle Piscine Picornell, l’Italia del guru Ratko Rudić (alla ricerca dei suoi terzi Giochi consecutivi, dopo quelli vinti con la Jugoslavia a Los Angeles e Seul) ha le sembianze della vittima sacrificale designata.

La partita è tesa – eufemismo – e palpitante, combattuta dal primo all’ultimo minuto con armi d’ogni sorta. Gli azzurri sono sempre davanti (1-0, 3-2, 2-3, 1-2) ma subiscono il gol del pareggio a 37 secondi dallo scadere. Tempi supplementari.
Per agonismo, stanchezza e nervosismo, il match si trasforma in una corrida, con colpi al limite del regolamento. Fiorillo ed Estiarte vengono pesantemente a contatto: azzurro espulso, spagnolo in acqua con una profonda ferita al sopracciglio. Primo overtime a reti bianche, a 42 secondi dal termine del secondo, invece, il solito Estiarte trova il gol del quasi oro su rigore. Italia sull’orlo del baratro, pressing a tutta vasca ordinato dal tecnico (croato) dei padroni di casa, Matutinovic, per asfissiare a morte il toro azzurro, ma gli dei dell’Olimpo hanno fatto un’altra scelta quest’oggi… Nonostante la feroce pressione ispanica, Alessandro Bovo riesce a servire un pallone delizioso all’inaffondabile centroboa romano Massimiliano Ferretti che fulmina a modo suo Jesús Miguel Rollán Prada, insieme al nostro Francesco Attolico, il miglior portiere al mondo. Il cronometro segna i -20’’ alla sirena definitiva. Ancora supplementari: zero reti segnate nelle successive tre frazioni di gioco extra.

Continuano i colpi proibiti in acqua, accompagnati dai battibecchi in lingua slava a bordo vasca. La contesa si sblocca solo ad un minuto scarso dalla fine del sesto overtime: progressione di Marco D’Altrui sulla destra, servizio al centro per caterpillar Ferretti. Affondato! Ma gli arbitri, l’olandese Van Dorp e il cubano Martinez, ormai non fischiano più nulla; eppure, prima di scomparire sott’acqua, Ferretti vede e serve Nando Gandolfi, ottimamente smarcatosi sulla sinistra. Tiro infido e palla sotto le braccia dell’estremo difensore spagnolo: 9-8 per noi a 32 secondi dalla fine! Gandolfi esulta mimando il gesto del cow boy che con il suo lazo accalappia il toro per la collottola. Spagna matata. Il tempo restante è lotta greco-romana ed un ultimo brivido (traversa) scivola fulmineo sulla schiena di tutto lo Stivale sportivo. L’Italia conquista il suo terzo titolo olimpico, a 32 anni di distanza dal successo di Roma ‘60, intanto Estiarte piange in panchina.

Non è mai esistita un Armada Invencible di fatto, nello sport quanto nella storia universale, anche perché record di imbattibilità ed illegittimi domini geografici nascono per poi morire. Così, in quel famoso 9 agosto del 1992, Francesco Attolico, Alessandro Bovo, Sandro Campagna, Paolo Caldarella, Massimiliano Ferretti, Pino e Franco Porzio, Marco D’Altrui, Mario Fiorillo, Nando Gandolfi, Amedeo Pomilio, Carlo Silipo e Gianni Averaimo sono stati capaci di risvegliare fantasmi vecchi quattrocento anni e ricordare al popolo spagnolo che le battaglie non si possono vincere prima di combatterle.

IL SETTEBELLO 1992 E’ RACCONTATO ANCHE NEL LIBRO ‘CANTAMI ITALIA, LE LEGGENDE DELLO SPORT AZZURRO’

Storia delle Olimpiadi, prima puntata: Dorando Pietri
Storia delle Olimpiadi, seconda puntata: Ondina Valla
Storia delle Olimpiadi, terza puntata: Gian Giorgio Trissino
Storia delle Olimpiadi, quarta puntata: Pietro Mennea
Storia delle Olimpiadi, quinta puntata: Abebe Bikila
Storia delle Olimpiadi, sesta puntata: il massacro di Monaco 1972
Storia delle Olimpiadi, settima puntata: Jesse Owens
Storia delle Olimpiadi, ottava puntata: Mauro Checcoli
Storia delle Olimpiadi, nona puntata: Antonella Bellutti
Storia delle Olimpiadi, decima puntata: Paola Pezzo
Storia delle Olimpiadi, undicesima puntata: Nino Benvenuti
Storia delle Olimpiadi, dodicesima puntata: Vincenzo Maenza
Storia delle Olimpiadi, tredicesima puntata: l’oro maledetto dell’Italvolley
Storia delle Olimpiadi, quattordicesima puntata: i fratelli Abbagnale
Storia delle Olimpiadi, quindicesima puntata: Clemente Russo
Storia delle Olimpiadi, sedicesima puntata: Sara Simeoni
Storia delle Olimpiadi, diciassettesima puntata: Pino Maddaloni
Storia delle Olimpiadi, diciottesima puntata: Klaus Dibiasi
Storia delle Olimpiadi, diciannovesima puntata: Alberto Cova
Storia delle Olimpiadi, ventesima puntata: Edoardo Mangiarotti
Storia delle Olimpiadi, ventunesima puntata: Daniele Masala
Storia delle Olimpiadi, ventiduesima puntata: Novella Calligaris

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giuseppe.urbano@oasport.it

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