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Storia delle Olimpiadi: Carlo Airoldi. L’Odissea del maratoneta che non poté partecipare ai Giochi del 1896

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I Giochi della I Olimpiade si svolsero ad Atene dal 6 al 15 aprile 1896. Furono i Giochi inaugurali dell’era moderna, voluti fortemente dal barone Pierre de Coubertin e ufficializzati durante il primo Congresso Olimpico, che si tenne a Parigi il 23 giugno 1894, durante il quale nacque anche il CIO.

Lo Stadio Panathinaiko, il primo grande impianto sportivo della storia contemporanea, ospitò le cerimonie di apertura e di chiusura della manifestazione. Alle 43 competizioni in programma, spalmate su nove diverse discipline sportive, parteciparono probabilmente 285 atleti (di cui 197 greci!) rigorosamente dilettanti e di sesso maschile, aventi quattordici nazionalità diverse. Forse…

L’appartenenza “nazionale” era in realtà molto ambigua, anche perché spesso gli atleti si presentavano sotto l’effigie del proprio club sportivo o della propria università. Per gli Stati Uniti d’America, ad esempio, parteciparono la Boston Athletic Association e vari studenti delle Università di Harvard e di Princeton, per il Regno Unito la British Athletics Federation. Belgio e Russia, che avevano annunciato l’invio di una delegazione di atleti e parteciparono con alcuni funzionari alla cerimonia di apertura, alla fine non presentarono alle competizioni nessun partecipante. Austria e Ungheria, all’epoca unite nell’Impero austro-ungarico, si presentarono separatamente alle competizioni. I due ori vinti dall’australiano Edwin Teddy Flack sono solitamente assegnati allo Stato oceanico, che però raggiunse l’indipendenza solo nel 1901…

La Svezia era all’epoca unita alla Norvegia, tuttavia, dal momento che l’unico partecipante – tale Henrik Sjöberg – proveniva da Stoccolma, viene segnalata negli annali solo la presenza svedese alle prime Olimpiadi ateniesi. Il Comitato Olimpico Bulgaro rivendica la presenza di quattro membri del club di ginnastica di Sofia “Yunek”: di questi, solo il maestro di ginnastica svizzero Charles Champaud avrebbe davvero preso parte ai Giochi. Alcune fonti, ritenute attendibili dal CIO, dimostrano anche la partecipazione del Cile con Luis Subercaseaux, un quindicenne che avrebbe partecipato a 100m, 400m ed 800m piani, ma senza alcun risultato di rilievo.

E l’Italia? Sebbene il conte Mario Lucchesi-Palli e il duca Riccardo Carafa d’Andria fossero membri del CIO, rinunciammo alla kermesse a Cinque Cerchi per ragioni economiche. Eppure, un nostro impavido connazionale si era mosso dal Bel Paese per parteciparvi ed era giunto nella capitale greca a piedi (!) attraverso la Balcania. Il suo nome era Carlo Airoldi, maratoneta (non poteva essere altrimenti), la cui iscrizione non venne però accettata perché ritenuto dalla giuria un atleta “professionista”. Su di lui si diffuse persino la leggenda della squalifica per un guadagno di due lire in una gara podistica…

In realtà l’Airoldi era uno stimato frequentatore delle più importanti corse a piedi mediterranee: l’anno precedente aveva anche conquistato la Milano-Torino-Marsiglia-Barcellona, massacrante gara lunga dodici giorni, tagliando il traguardo assieme al celebre podista francese Louis Ortègue, suo grande rivale. Nell’ultima tappa della corsa, quella che avrebbe deciso il vincitore della competizione, quando era ormai ad un chilometro circa dalla fine, riuscì a superare il francese, stremato, ma a pochi metri dal traguardo, voltandosi indietro per vedere quanto distacco dal francese avesse, vide il marsigliese a terra.

Con grande sportività tornò indietro, caricò sulle sue spalle l’avversario e tagliò per primo il traguardo urlando alla giuria “Io sono primo: l’avversario è con me, ed è secondo!”. Tale vittoria gli fruttò a quanto pare la considerevole cifra di circa duemila peseta… Le cronache del tempo non si erano certo lasciate sfuggire l’accaduto e fu proprio a questa “proficua” notorietà che il corridore lombardo dovette la sua cocente esclusione dai Giochi della I Olimpiade.

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Carlo Airoldi nacque nel 1869 alla Cascina Broggio di Origgio (Varese), da una famiglia contadina. Incominciò a partecipare a gare podistiche nel varesotto per poi arrivare a competizioni nazionali e internazionali dove si batté con il suo maggiore rivale del tempo, il succitato marsigliese Ortègue. Nel 1892 trionfò nella Lecco-Milano, vinse in seguito la Milano-Torino; divenne ben presto famoso come uno dei migliori fondisti della sua epoca. Si narra che nel novembre 1895 lanciò il guanto di sfida anche a Buffalo Bill, che in quei giorni era in Italia, in una gara di 500 chilometri: Airoldi sarebbe andato a piedi mentre il cacciatore americano avrebbe cavalcato il suo cavallo. Tuttavia Buffalo Bill rifiutò perché pretendeva di avere a disposizione due cavalli…

Airoldi, oltre ad essere un corridore, praticava altri sport a livello amatoriale come la lotta e il sollevamento pesi, che lo aiutavano finanziariamente. Aveva un lavoro: era operaio di un’importante fabbrica di cioccolata. Egli tentò di partecipare alla I Olimpiade con buone prospettive di vittoria. Però aveva bisogno di denaro per arrivare nella capitale greca; i soldi vennero cercati presso il Direttore del giornale milanese “La Bicicletta”, uno dei più noti dell’epoca. Il viaggio da finanziare si sarebbe svolto a piedi attraverso l’Austria-Ungheria, l’Impero ottomano e la Grecia: un’impresa avventurosa che avrebbe obbligato l’Airoldi a percorrere settanta chilometri al giorno per trovarsi in tempo ad Atene. Il giornale avrebbe anche documentato tutte le tappe del viaggio e fornito il necessario supporto logistico.

La testata milanese accettò la proposta ed il viaggio poté iniziare il 28 febbraio 1896 alle ore 16:00. L’eroico corridore, prima di partire, fece una corsa di riscaldamento di 5 km e venne visitato dal Dottor Favari che lo trovò in “buone condizioni di polso e di respirazione”. Le tappe da Milano a Spalato, passando per Trieste e Fiume, non presentarono particolari problemi, pioggia, strade dissestate e ricoperte di fango a parte. Airoldi era intenzionato a dirigersi lungo le coste dalmate per passare da Cattaro e poi da Corfù.

A Spalato fece amicizia con un veneto che, venuto a conoscenza delle sue eccezionali doti di podista, gli propose di sfidare in una corsa il campione di Spalato. Carlo Airoldi vinse la sfida ma venne aggredito dagli scommettitori slavi, furiosi per la sconfitta… Dopo queste vicende, riprese il viaggio, tuttavia, prima di giungere a Ragusa, cadde e si ferì una mano: fu anche costretto a trascorrere due notti all’aperto per non aver trovato ospitalità.

Gli fu sconsigliato di attraversare l’Albania a piedi per giungere a Corfù perché c’era il rischio di incontrare dei briganti (oltre che per le pessime condizioni delle strade albanesi), per cui s’imbarcò su una nave austriaca che lo fece sbarcare a Patrasso, da dove raggiunse Atene a piedi seguendo i binari della ferrovia in quanto non esistevano altre strade. Come se non bastasse, presso Eleusi l’italiano sbagliò strada e fece 14 km inutilmente; il 31 marzo 1896 Carlo Airoldi percorse gli ultimi 22 km arrivando finalmente ad Atene.

Dopo questa avventurosa Odissea, il nostro eroico Ulisse non fu però ammesso alla maratona a Cinque Cerchi. La vicenda ha del paradossale: recatosi al Palazzo Reale per iscriversi ai Giochi, venne ricevuto dal principe Costantino, presidente del Comitato Olimpico. Qui venne alla luce il premio in denaro ricevuto grazie alla vittoria nella Milano-Barcellona, in base a ciò Airoldi venne considerato un professionista e quindi non accettabile come atleta olimpico. A niente servirono i telegrammi giunti dall’Italia da parte di associazioni e comitati sportivi che tentarono di convincere il CIO che in Italia non esistevano corridori di professione

I suoi biografi hanno visto in lui una delle prime vittime delle manovre di “giustizia sportiva” miranti a favorire un atleta piuttosto che un altro, in quanto la Grecia puntava molto sui suoi tantissimi rappresentanti per vincere la competizione più attesa ed aveva tutti gli interessi ad escludere un atleta forte e temuto come Carlo Airoldi. Nonostante l’esclusione, il lombardo cercò di correre lo stesso la maratona, come “non iscritto”, nel tentativo di dimostrare di essere il migliore, ma venne fermato da un giudice di gara prima del traguardo. Passò anche una nottata in cella per questo…

Il corrispondente de “La Bicicletta” telegrafò da Atene, la sera del 10 aprile: “La corsa Maratona-Atene, che costituiva il classico avvenimento dei giuochi olimpici, ebbe luogo oggi. Vi parteciparono dieci concorrenti (in realtà, qualcuno in più, ndr) fra i quali però nessun italiano, avendo il Comitato mantenuto l’esclusione del nostro Carlo Airoldi. Giunse primo il corridore greco Luis, che coprì i 42 chilometri nel tempo davvero meraviglioso di ore 2,50. L’arrivo del corridore allo Stadio fu accolto dal maggior entusiasmo del popolo greco, che portò in trionfo il vincitore. Non si sa ancora se Luis accetterà la sfida lanciatagli dall’Airoldi”Spiridon Louis non accettò mai quella sfida, Carlo Airoldi, la decisione dell’Organizzazione…

Il giornalista greco Vladis Gavrilidis dimostrò la partecipazione ai Giochi del 1896 di Giuseppe Rivabella, italiano iscritto alla gara di tiro a segno con carabina militare. Alcuni studiosi ipotizzano che altri atleti, come anche il ciclista Angelo Porciatti, abbiano partecipato alle prime Olimpiadi moderne, senza però mai trovare la conferma del CIO.

Racconti che (non) si perdono tra mito e realtà, storie affabulanti impresse su foto in bianco/nero, sbiadite dal tempo sì, ma impossibili da cancellare. Esse costituiscono la base socio-culturale di tutti noi fedeli seguaci del CITIUS, ALTIUS, FORTIUS.

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