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Editoriali

America’s Cup, Luna Rossa tradita proprio dal vento leggero che aveva tanto invocato

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Luna Rossa si trova in svantaggio per 3-5 nei confronti di Emirates Team New Zealand nel corso della finale della 36ma edizione dell’America’s Cup. Un risultato che fa male, in particolare per il modo in cui è maturato. Che il Team Prada Pirelli non fosse superiore a Te Rehutai in queste condizioni era ormai assodato. Che i Kiwi risultassero però addirittura più veloci si è rivelata una sgradita sorpresa.

Tornano alla mente diverse dichiarazioni da parte degli uomini di Luna Rossa. Vasco Vascotto, subito dopo la vittoria della Prada Cup, aveva affermato scherzosamente di pregare Dio per avere vento leggero contro i Defender. Max Sirena aveva rivelato che la compagine italiana si sentiva molto sicura sotto i 12 nodi. Ancora ieri Francesco Bruni aveva asserito che “il vento leggero non ci dispiace“. Persino il britannico Ben Ainslie, timoniere di Ineos UK e non certo un ammiratore di Luna Rossa, aveva giudicato New Zealand superiore sopra i 10-11 nodi, di fatto riconoscendo la forza degli italiani con vento leggero.

Il responso del mare si è rivelato ben diverso. Sin qui ben sei regate su otto si sono disputate con brezza leggera o leggerissima, proprio come nei migliori sogni degli uomini di Luna Rossa. Il verdetto si è rivelato però impietoso: quattro le hanno vinte i padroni di casa ed appena due i rappresentanti del Bel Paese. Una vera e propria doccia gelata, perché Peter Burling e compagni hanno dimostrato di saper sviluppare velocità supersoniche anche nelle condizioni che, almeno nei pronostici della vigilia, avrebbero dovuto penalizzare i foil a T più piccoli a vantaggio di quelli a Y di Luna Rossa, più pesanti e pensati proprio per consentire allo scafo di sollevarsi con maggiore facilità anche con le raffiche più lievi.

Quando Te Rehutai si trova davanti, la regata è pressoché conclusa. Luna Rossa non può fare nulla, se non attendere un errore: il gap prestazionale è troppo evidente. Peraltro oggi i neozelandesi hanno sorpassato di forza gli italiani in gara-7 dopo aver perso la partenza. Si può discutere a lungo sul possibile errore tattico compiuto dalla flotta tricolore. Il problema è che se ti confronti con un avversario che viaggia mediamente 2 nodi più veloce, alla fine l’avvicendamento al comando si verifica quasi per inerzia.

E’ curioso notare che il tanto amato vento leggero abbia poi tradito Luna Rossa nel corso di gara-8: la barca è caduta dal foil e non è più riuscita a prendere velocità se non dopo oltre otto minuti e mezzo: un’enormità. I Kiwi hanno così ribaltato una regata che sembrava già persa, imprimendo quello scossone alla serie che somiglia tanto ad un knock down.

Luna Rossa sta sbagliando tanto, troppo per poter vincere un evento tanto prestigioso. Sin qui i vincitori della Prada Cup non sono ancora riusciti a concludere due regate consecutive senza sbavature. Chiaramente l’errore odierno, costato un vantaggio di oltre quattro minuti nei confronti degli avversari, potrebbe rivelarsi decisivo, anche perché non sarà semplice assorbirlo mentalmente. La sensazione è che il Team Prada Pirelli, prima che iniziasse l’America’s Cup, si aspettasse di avere qualcosa in più nei confronti di Emirates Team New Zealand con vento sotto gli 11 nodi, un po’ come era accaduto contro Ineos Team UK. Da qui derivava la grande fiducia nel poter portare a termine la grande impresa. Il fatto che Te Rehutai si sia dimostrata formidabile e più veloce anche con brezza leggera ha rappresentato sin qui la vera e propria chiave decisiva e risolutiva di questa Coppa America.

Foto: Luna Rossa Press

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