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Nuoto: Italia, sei grande! Show di medaglie con Paltrinieri e Pellegrini. Mondiale storico

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Cinque medaglie (di cui quattro conquistate in specialità olimpiche) per l’Italia della vasca ai Mondiali 2015 di nuoto a Kazan e il dt Cesare Butini è accontentato. Voleva “raddoppiare Barcellona 2013” (due podi) e gli azzurri fanno ancora meglio, guidati dai due fuoriclasse Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri e con alcune imprese storiche che rimarranno a lungo nella mente degli appassionati. Stile per stile, nome per nome, ecco l’analisi della manifestazione iridata in chiave italiana. Con un oro, tre argenti e un bronzo il voto non può che essere stellare.

STILE LIBERO – Le emozioni azzurre sono targate crawl e assumono i volti di Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri. La veneta è semplicemente infinita: per la sesta volta consecutiva è sul podio nei 200, argento a meno di due decimi dall’extraterrestre Ledecky. Cambiano le rivali – tantissime, in dieci anni di Mondiali – ma non la Divina, che tutto d’un tratto si fa più umana ai microfoni di RaiSport esplodendo in un pianto liberatorio nell’intervista post gara. Verso Rio 2016 ci sarà una Missy Franklin più concentrata e (forse) anche l’enigmatica svedese Sarah Sjoestroem, ma Federica può provarci. Il suo talento è smisurato. L’emiliano, invece, coglie un argento di testa negli 800 ed è perfetto nei 1500 del “giallo” Sun Yang. Oro, record europeo e trionfo più bello della carriera tra l’incredulità generale. Perfezionista come pochi, ha lavorato su tutti i dettagli e ha scalato tappa per tappa tutti i livelli per diventare il presente e il futuro dell’Italia. Nella velocità promosso Marco Orsi per il quinto posto nei 50: il podio rimane fuori portata, ma il bolognese non convince a pieno nei 100. Bocciato Luca Dotto, che staffetta a parte non lascia traccia delle sue qualità, e aumentano i rimpianti di capitan Filippo Magnini che poco può nei 200 non suoi. Assente Gabriele Detti per infortunio, Andrea Mitchell D’Arrigo conferma purtroppo le brutte indicazioni di una stagione difficile e non lascia il segno nei 400. Al femminile Erika Ferraioli scopre che tra vasca corta e vasca lunga c’è un abisso ben più grosso dei 25 metri lapalissiani e manca la semifinale sia nei 50 che nei 100. Subito fuori nelle varie specialità anche Silvia Di Pietro, Alice Mizzau (che tiene l’unica cartuccia di livello per la staffetta), Erica Musso e Martina Caramignoli, mentre Aurora Ponselè chiude ottava con personale i 1500 e riscatta parzialmente il flop nella 10 chilometri in acque libere.

RANA – AAA Fabio Scozzoli cercasi. Senza il romagnolo l’Italia maschile della rana è persa: Andrea Toniato non conferma il primato nazionale timbrato alle Universiadi, Lorenzo Antonelli si limita alla presenza nei 100 e Luca Pizzini poco può contro i fuoriclasse dei 200. Meglio con le donne: Arianna Castiglioni, al primo Mondiale della carriera a soli 18 anni, vola in finale nei 100 e porta a casa un record personale da cui partire verso l’anno olimpico. Martina Carraro, nei 50, fa addirittura meglio: primato nazionale in batteria. C’è però rammarico per la semifinale della genovese e della lombarda, che con i tempi della mattina sarebbero entrambe passate in finale. Niente acuto, infine, per Ilaria Scarcella.

DORSO – Come Arianna Castiglioni, anche il debutto di Simone Sabbioni è da lodare. Decimo nei 100 e 12esimo nei 50, il romagnolo ha l’unica pecca di non migliorare il record italiano (lo avrebbe fatto nella 4×100 mista mista, ma non è stato omologato perché realizzato con alcune donne in vasca) ma convince per l’atteggiamento mai remissivo che offre davanti alle telecamere. Per primeggiare con i migliori deve crescere ancora molto, ma ha il potenziale. A Luca Mencarini manca sempre qualcosa (la prima vasca?) per il definitivo salto di qualità nei 200, Cristopher Ciccarese non lascia il segno. Tra le donne Elena Gemo si ferma in semifinale nei 50 ma è più lontana nei 100, mentre Margherita Panziera esce tra gli applausi con il primato personale nei 200 e la finale distante solo pochi decimi. La veneta trapiantata a Roma è in miglioramento costante.

FARFALLA – Il lento segno dei tempi. Due anni fa a Barcellona 2013 Matteo Rivolta centrò la finale nuotando in 51”64 (record italiano) la semi, a Kazan il lombardo ripete al centesimo la sua miglior prestazione di sempre ma rimane fuori dai primi otto per due posizioni e poco più di un decimo. L’alfiere del Team Insubrika, ora, lavori affinché le ottime prestazioni iridate siano la quotidianità. Sufficienza per Piero Codia, che dopo le fatiche di Gwangju manca la semifinale nei 50 ma la ottiene nei 100, mentre Francesco Pavone si arrende subito nei 200. Sottotono Ilaria Bianchi, bronzo agli ultimi Europei: la bolognese non convince fin dalle batterie e non riesce a entrare in finale. Peccato, perché il terzo posto sul podio rimane “umano”. Anche Elena Gemo e Silvia Di Pietro passano il primo turno ma si fermano nel pomeriggio nei 50. Alessia Polieri, invece, continua le difficoltà azzurre nei 200 che non siano stile libero femminili e qualche altro caso isolato.

MISTI – Assente Stefania Pirozzi, l’Italia in rosa è inesistente. C’è, ma non brilla, Federico Turrini. I 200 non lo entusiasmano ed è lontano dalla semifinale, nei 400 ci prova ma paga una rana lentissima e chiude nono a pochi centesimi dalla finale. Peccato perché il livello non è impossibile come in altre gare.

STAFFETTE – Da urlo la 4×200 sl femminile e la 4×100 sl maschile, un argento storico (in memoria di Alberto Castagnetti) con la rimonta di Federica Pellegrini dalla quinta alla seconda posizione finale e un bronzo – sfruttando anche le clamorose eliminazioni di Usa e Australia – che mancava dal 2007. In ottica Rio 2016 è fondamentale soprattutto il risultato delle donne, che dopo gli Usa sembrano godere della squadra più compatta e completa. Finale dopo dodici anni, sesto posto e record italiano per una buona 4×100 sl femminile, quinta la 4×100 stile libero mista (gara divertente) e sesta la 4×100 mista mista. Nono posto per le stanche 4×100 miste tradizionali, che comunque volano in Brasile. La 4×200 sl maschile, invece, conferma tutti i dubbi stagionali e chiude 13esima: il pass olimpico è rimandato e il movimento fatica eccome.

 

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto da: Lapresse/ricevuta da ufficio stampa Arena Italia

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