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Ciclismo

‘Le Tour du directeur’: davvero i partecipanti sono migliori di quelli del Giro d’Italia?

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SOLO UNA CRISI PUO’ PRIVARE ROGLIC DI QUESTO TOUR

Pensavo che Pogacar potesse essere leggermente più forte di Roglic in salita, al punto da pensare di provare a staccarlo, magari con una serie di attacchi a ripetizione. Tuttavia un conto sono i Pirenei, un’altra le Alpi. L’altitudine si fa sentire sopra i 2000 metri, annebbia la vista e indurisce le gambe. Oggi Pogacar ha sofferto e solo con una stoffa da campione è riuscito comunque a limitare di danni. Di staccare Roglic, però, neanche a parlarne. Non ne ha la forza, perché il livello dei due sloveni, sostanzialmente, si equivale. Nonostante il forcing inutile della Bahrein-McLaren, la maglia gialla poteva comunque contare su un gregario di lusso come Kuss negli ultimi 4 km della tappa. Oggi non sarà stato il numero uno, perché Miguel Angel Lopez è stato superiore, ma lo è in assoluto per completezza e gestione della corsa. Solo una crisi può privare Roglic di questo Tour de France. Se scavallerà anche la frazione di domani, di fatto il trionfo sarà ormai solo da ratificare a Parigi. Non dimentichiamoci infatti della cronometro di sabato, ulteriore jolly da giocare anche nel caso in cui dovesse dilapidare del vantaggio prezioso nei confronti di Pogacar.

MIGUEL ANGEL LOPEZ OBBLIGATO AD ATTACCARE ANCORA

Sono una rarità i corridori capaci di confermarsi con costanza ai massimi livelli anno dopo anno. Lopez, troppe volte sottovalutato, giunse terzo sia al Giro sia alla Vuelta nel 2018, mentre nel 2019 fu settimo nella Corsa Rosa e quinto in quella iberica. Se due indizi fanno una prova, il terzo ci dice che il colombiano è ormai un big delle corse a tappe. Oggi, Roglic a parte, ha inflitto distacchi notevoli a tutti gli avversari. E’ terzo in classifica generale, ma domani sarà obbligato ad attaccare ancora: il vantaggio di 1’39” su Porte mette a rischio il podio in vista della cronometro di sabato. Il sud-americano, per stare ‘tranquillo’, dovrebbe partire almeno con 2’30” sull’australiano in una prova contro il tempo che, va detto, nel finale vedrà la scalata della Planche des Belles Filles, dunque consentirà agli scalatori di limitare i danni.

MIKEL LANDA, IL CORAGGIO NON SORRETTO DALLE GAMBE

Perdonatemi una digressione personale, ma Mikel Landa mi ha ricordato quando, ormai 20 anni fa, alle scuole medie presi parte ad una kermesse di atletica. Mi iscrissi agli 800 metri, due giri di pista. Iniziai fortissimo e, al termine della prima tornata, ero in testa, mi sembrava di volare e sentivo l’incitamento dalla tribuna. Poi, improvvisamente, il fiato venne meno. E, pur resistendo, chiusi in quinta posizione. Non male, ma avrei dovuto gestire meglio le energie…Oggi lo spagnolo si è sopravvalutato. Ha imposto un ritmo folle alla tappa, facendo lavorare la Bahrein-McLaren sin dal Col de la Madeleine. Mohoric, Poels, Bilbao e Caruso si sono avvicendati uno dopo l’altro, mantenendo sempre un’andatura molto elevata. Tutto bello, che coraggio per Mikel. Ma, al momento clou, lo spagnolo è stato uno dei primi a staccarsi. Ha creato tanta attesa e si è ritrovato a dover incassare sorrisini ironici. Almeno ci ha provato.

E’ UN TOUR DE FRANCE MEDIOCRE: DAVVERO E’ MEGLIO DEL GIRO?

Un mese fa scrivevamo (anche noi di OA Sport, lo ammettiamo) di una partecipazione senza precedenti alla Grande Boucle. Poi sono venuti a mancare Froome, Thomas e, perché no, anche Kruijswijk. Il tanto atteso scontro tra Titani tra Jumbo-Visma ed Ineos non si è visto, perché la compagine inglese, che già aveva rinunciato per scelta a grossi calibri, è ben presto evaporata prima con la caduta iniziale di Sivakov e poi con la debacle del capitano Bernal, che oggi si è ritirato. Tolti Roglic, Pogacar e Lopez, nella top10 troviamo tutti corridori che stanno boccheggiando come non mai in salita e i distacchi stanno lievitando… Siamo davvero sicuri che i vari Adam Yates, Uran, Porte, Landa, Mas e Valverde siano superiori ai Simon Yates, Fuglsang, Vlasov, Thomas, Majka e Nibali che prenderanno parte al Giro d’Italia? Pensiamoci quando si tratterà di fare un confronto tra i partecipanti tra la Grande Boucle e la Corsa Rosa. In Francia, di fenomeni veri, ne abbiamo visti due. Ma il fenomeno dei fenomeni avrebbe preso parte al Giro, se una caduta non lo avesse messo fuori gioco al Giro di Lombardia…

DOMANI L’ULTIMO TAPPONE ALPINO

Ultima frazione di alta montagna che, insolitamente, arriva di giovedì…175 km da Meribel a La-Roche-sur-Foron. Cinque i GPM da affrontare. I primi 4 saranno pedalabili, sempre con pendenze tra il 6 ed il 7%. L’ultimo, invece, fa paura: il Montée du plateau des Glieres misura 6 km ed ha una pendenza media dell’11,2%! E’ un’ascesa che non dà respiro, con punta del 15%. La selezione avverrà in maniera naturale. Attenzione, dalla vetta mancheranno ancora ben 32 km all’arrivo, quasi tutti in discesa, anche se saranno inframezzati dai 6 km del Col des Fleuries, non catalogato come GPM. Pogacar si accontenterà del secondo posto o proverà il colpaccio? Anche se dovesse staccare Roglic, la maglia gialla potrebbe contare quasi certamente su uno o più compagni di squadra per provare a rientrare in discesa. E’ probabile che si muoverà ancora Lopez: il colombiano avrà però bisogno di alleati per i 30 km finali. Per questo sarà fondamentale per le squadre, nelle prime battute della tappa, provare a mandare in fuga qualche proprio uomo come punto d’appoggio.

federico.militello@oasport.it

LE TOUR DU DIRECTEUR

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Foto: Lapresse

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