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Ciclismo

‘Le Tour du directeur’: Italia senza corridori da corse a tappe. Ma tra i giovani qualcosa si muove

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TOUR DE FRANCE SENZA ITALIANI DA CLASSIFICA GENERALE 

Non è la prima volta, ormai ci siamo quasi abituati. L’ultima volta che un azzurro ha concluso la Grande Boucle nella top10 risale al 2017, quando Fabio Aru giunse quinto. Lo stesso Cavaliere dei Quattro Mori, nella passata stagione, risultò il migliore dei nostri portacolori, occupando la 14ma posizione. Nel 2019 al Tour era presente anche Vincenzo Nibali, ma lo corse senza ambizioni di classifica, reduce dal podio al Giro d’Italia: lo Squalo concluse 39°, pur vincendo una tappa. Attualmente Damiano Caruso, che ricordiamo affrontare questa corsa da gregario dello spagnolo Mikel Landa (Bahrein-McLaren), è 16° e non va escluso che possa guardare con fiducia anche alla top15: si tratterebbe di un piazzamento più che dignitoso.
Al prossimo Giro d’Italia il Bel Paese si aggrapperà ancora una volta a Vincenzo Nibali, ormai alla soglia delle trentasei primavere. Purtroppo continua a persistere un problema sempre più impellente: al momento l’Italia non ha un giovane corridore in grado di competere non solo per la vittoria di un grande giro, ma neppure per una top5. Abbiamo corridori da classiche del pavé (Alberto Bettiol, Matteo Trentin, Davide Ballerini, in prospettiva anche Filippo Ganna) e da Ardenne (Davide Formolo, Diego Ulissi e l’emergente Andrea Bagioli), velocisti importanti (Giacomo Nizzolo, Elia Viviani, il giovane Alberto Dainese), cronomen notevoli (Filippo Ganna e l’ancora Under23 Jonathan Milan) ed anche il campione del mondo in carica U23, Samuele Battistella, che tra i professionisti ha già mostrato ottime cose. Tutto bello, ma per le tre settimane… Come vedremo a breve, qualcosa si muove tra i giovanissimi. E’ venuta però quasi completamente meno la generazione degli anni ’90, quella che avrebbe dovuto raccogliere l’eredità di Vincenzo Nibali. Se la storia di Fabio Aru è nota, un corridore che ha mostrato ottime qualità sin qui è Giulio Ciccone, purtroppo al momento fermato da una positività al Covid-19. L’abruzzese, che compirà 26 anni a dicembre, sin qui non ha mai affrontato un grande giro con l’ambizione di fare classifica. Ad oggi, dunque, non si può definire un ciclista da corse a tappe, o comunque in grado di fare classifica. Da dilettante prometteva molto bene Matteo Fabbro, ma il friulano ha ottenuto risultati modesti sinora tra i professionisti.

I GIOVANI NON MANCANO, MA SERVIRA’ PAZIENZA

Come ha ripetuto spesso il ct Davide Cassani, la crisi economica che ha portato al taglio di diverse competizioni U23 sul territorio nazionale, in primis il Giro d’Italia dilettanti dal 2013 al 2016, ha privato i giovani azzurri di un confronto importante con gli avversari stranieri. Senza una comparazione reale, tanti ragazzi non sono cresciuti come avrebbero potuto. Per questo Cassani e la Federazione si sono battuti a lungo per rilanciare il Giro U23, rinato nel 2017. Si tratta di un banco di prova importante, dove solitamente chi emerge è poi in grado di brillare anche al piano di sopra: basti pensare ai russi Pavel Sivakov ed Aleksandr Vlasov, che si sono aggiudicati la maglia rosa rispettivamente nel 2017 e 2018. Ma non dimentichiamoci nemmeno del portoghese Joao Almeida, che giunse secondo nell’edizione di Vlasov. Nel 1992 lo vinse anche un certo Marco Pantani… Da quest’anno sono tornati protagonisti anche i corridori di casa nostra: Kevin Colleoni ha colto una prestigiosa terza posizione, rivelandosi uno scalatore di prospettiva; Giovanni Aleotti, già secondo al Tour de l’Avenir 2019, si è confermato un passista-scalatore completo, chiudendo quarto; la top5 è stata completata da Filippo Conca, grimpeur puro che è già stato ingaggiato dalla Lotto-Soudal per il 2021 (anche se si prospetta una causa legale con la Androni-Giocattoli). Da segnalare anche la decima piazza di Edoardo Zambanini, classe 2001 ed al primo anno tra gli U23. Pur se fuori classifica, ha ben impressionato Samuele Zoccarato nel tappone del Mortirolo. E’ stata invece una Corsa Rosa sottotono per Alessandro Fancellu, già bronzo iridato juniores nel 2018: tra le nuove leve si tratta forse dello scalatore più puro di cui può disporre l’Italia, ma sin qui ha brillato solo a tratti.
Si parla un gran bene poi di due ragazzi del 2001: Antonio Tiberi ed Andrea Piccolo, già protagonisti con vittorie internazionali a raffica nella categoria juniores. Al primo anno tra gli U23, complice una stagione anomala (e si spera unica nel suo genere), hanno corso poco o nulla. Al Giro d’Italia erano presenti entrambi: Piccolo si è ritirato per problemi di salute, Tiberi si è visto sovente all’attacco, anche se non ancora in grado di fare classifica: entrambi avranno tempo per riscattarsi. 
Per tutti giovani citati serviranno tempo e pazienza. Troppe volte abbiamo visto nostri promettenti corridori perdersi nel passaggio al professionismo e, in questo senso, pesa come non mai l’assenza di una squadra italiana nel World Tour. Eppure, rispetto al passato recente, si nota un bel fermento anche tra i potenziali corridori italiani da corse a tappe. Di sicuro, per ora, non abbiamo un Evenepoel, ma nemmeno un Pogacar o Bernal: dobbiamo essere onesti. Eppure, dalla rosa di nomi citati, l’auspicio è che 3 o 4 possano sbocciare nei prossimi 5 anni ed ambire quanto meno ad una top10 nei grandi giri. Nel frattempo armiamoci ci pazienza, confidando che Vincenzo Nibali resista ancora un po’ e che magari qualcuno ci stupisca (Ciccone?).

TOUR DE FRANCE, OGGI UNA VOLATA SCONTATA

Una tappa dall’esito scontato, ravvivata purtroppo solo dalla caduta nel finale. Sam Bennett ha preceduto Caleb Ewan, regalando il primo successo all’Irlanda. Si tratta dei due sprinter puri migliori di questa Grande Boucle. La sensazione, tuttavia, è che alla Tirreno-Adriatico, con Pascal Ackermann, Fernando Gaviria e non solo, al momento il livello sia un pizzico più elevato. Segnali confortanti da parte di Elia Viviani, quarto: non è al meglio, e si vede, ma quanto meno oggi è riuscito a disputare lo sprint. Chissà che da qui a Parigi non possa sorprenderci.

DOMANI…ANCORA VOLATA

167,5 km da Chatelaillon-Plage a Poitiers, un solo GPM di quarta categoria da affrontare dopo 91 km, poi un percorso quasi completamente piatto. Attenzione alla possibile insidia dei ventagli. E poi le cadute, che al Tour non mancano mai. Salvo sorprese, andrà in scena una nuova volata.

LE TOUR DU DIRECTEUR

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Foto: Valerio Origo

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