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MotoGP, Marc Marquez “non muore mai” e non si rassegna alla parabola discendente. A Le Mans per rilanciare la candidatura iridata

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Marc Marquez
Marc Marquez - MotoGP.com Press

“El Madrid nunca muere” si dice in Spagna, riferendosi al Real Madrid, ovverosia “non muore mai”. È un adagio nato dalla capacità delle Merengues di riemergere anche da situazioni apparentemente disperate, oppure di spuntarla quando le partite sono sul filo di lana.

Il medesimo concetto è stato applicato, per anni, anche a Rafael Nadal. Non a caso, il più grande interprete di sempre del tennis su terra battuta, del Real Madrid è tifoso sfegatato. Per la disperazione dello zio Miguel Angel, bandiera del Barcellona. Il Barça è però la squadra del cuore di Marc Marquez.

Terminato l’excursus calcistico, si arriva al nocciolo della questione. Anche El Trueno de Cervera sembra volersi iscrivere alla categoria di quelli che “non muoiono mai”. A Jerez de la Frontera, il trentunenne catalano ha lottato concretamente per la vittoria, come peraltro accaduto anche ad Austin, dove è però finito gambe all’aria. Viceversa, in Andalusia ha chiuso alla piazza d’onore.

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L’impressione è che non sia più il Marquez dei tempi belli, quello capace di dominare la MotoGP come in pochi hanno saputo fare prima di lui. Cionondimeno, la competitività è tornata a essere degna del blasone di chi ha scritto indelebili pagine di storia del motociclismo.

Dopo aver vinto 59 volte in sella a una Honda, quando arriverà la prima affermazione con una Ducati? Il “se” non è più in discussione. I picchi di rendimento del veterano iberico possono ancora essere da primo della classe. I dubbi riguardando la frequenza degli stessi, dinamica indispensabile se si vuole lottare per il Mondiale.

Nella sua testa, c’è da esserne sicuri, Marquez cova la consapevolezza di poter lottare per il titolo 2024. Riuscirci sarebbe clamoroso, sotto svariati punti di vista. Resta da capire se la realtà potrà essere aderente alle idee di Marc. Le Mans può rappresentare una tappa cruciale in tal senso, proprio nell’ottica della continuità di cui sopra.

Battere Jorge Martin e Francesco Bagnaia, peraltro con una Ducati meno evoluta, si direbbe impresa titanica. Improbabile, però, non significa impossibile. Soprattutto se El Trueno de Cervera nunca muere…