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Pallavolo

Perché la nuova regola sui naturalizzati cambia il volley mondiale: l’Italia non avrebbe avuto Tai Aguero e Osmany Juantorena!

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Osmany Juantorena
Juantorena / Lapresse

Rivoluzione totale sul fronte delle Nazionali di volley con le nuove regole decisamente stringenti riguardanti le naturalizzazioni e il divieto di cambiare Paese di appartenenza se si è già giocato per una Federazione nel corso della propria carriera. I paletti fissati dalla FIVB hanno dato uno scossone a tutto l’ambiente e dal 2026 assisteremo a un profondo mutamento che condizionerà tutto il prossimo futuro a livello internazionale.

Il punto cruciale del regolamento è il seguente: se un atleta ha rappresentato la propria Federazione d’origine in passato (attenzione: a qualsiasi livello, anche giovanile!) non potrà più cambiare Nazionale. Se questo comma fosse stato in vigore nel recente passato, l’Italia non avrebbe potuto fare affidamento su due fuoriclasse come Osmany Juantorena e Tai Aguero, entrambi punti di riferimento di Cuba prima di indossare la maglia azzurra. Allo stesso modo l’attuale Nazionale non potrebbe avvalersi delle prestazioni di Kamil Rychlicki, che in passato ha difeso i colori del Lussemburgo.

Uscendo dai confini del Bel Paese i nomi più noti del panorama attuale sono quelli di Wilfredo Leon (da Cuba alla Polonia), di Melissa Vargas (da Cuba alla Turchia) e di Yoandy Leal (da Cuba al Brasile). Nel prossimo futuro certi casi non si potranno più riproporre, le Nazionali non potranno godere di questi rinforzi e indubbiamente lo scenario agonistico sarà diverso. Puntualizziamo: non c’entra la cittadinanza, un giocatore può benissimo acquisirla per meriti sportivi (Rychlicki), matrimonio (come è stato per Juantorena e Leon), ascendenza, permanenza nel Paese, ma se ha già giocato per un’altra Nazionale non potrà operare il salto.

Sarà necessaria una residenza minima di tre anni nel nuovo Paese per acquisire il diritto a rappresentare una nuova Federazione. Le cittadinanze lampo elargite da alcune realtà saranno inutili, visto che sarà necessario rispettare questo paletto: ad esempio Melissa Vargas avrebbe dovuto risiedere in Turchia per tre anni prima di difendere i colori della Turchia e non fornendo così in tempi record il proprio braccio dinamitardo alla causa anatolica.

Paletti resi necessari per arginare il mercato dei cambi di nazionalità e dei passaporti facili, evitando che alcuni Paesi costruissero rose con questa modalità. E anzi c’è un ulteriore correttivo: una Nazionale potrà schierare al massimo due atleti che abbiano cambiato Federazione nel corso della carriera. L’Italia avrebbe posto per un altro naturalizzato in rosa nel caso di presenza di Rychlicki. Gli effetti si vedranno sul medio periodo, ma si tratta di una vera e propria rivoluzione con cui tutti devono fare i conti.