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Editoriali

Pagellone 2017: tutti i voti allo sport italiano. Scherma e tiro a volo eccellenti, novità ciclismo su pista, guizzo canottaggio. Ma quanti flop….

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PALLAVOLO: 5,5

Due medaglie d’argento e due cocenti eliminazioni ai quarti di finale. Questo è il bilancio contrastante dell’Italia che ha sì conquistato il secondo posto al Grand Prix (con le donne) e alla Grand Champions Cup (con gli uomini) ma ha steccato sonoramente gli Europei, l’evento più importante della stagione su cui entrambe le formazioni avevano puntato tanto.
I ragazzi di Chicco Blengini si sono presentati in Polonia con diverse defezioni tra cui spiccano soprattutto quelle di Ivan Zaytsev (caso scarpe) e Osmany Juantorena (estate di riposo): dopo aver perso all’esordio contro la Germania di Giani (poi finalista), gli azzurri hanno cercato di riprendersi ma ai quarti hanno subito una sonora lezione dal Belgio, formazione ostica ma tutt’altro che irresistibile. E’ mancato l’uomo leader, talenti come Simone Giannelli e Filippo Lanza non sono riusciti a tenere a galla la formazione, si è sentita la mancanza di un convincente reparto schiacciatori e soprattutto abbiamo pagato anche le difficoltà dell’opposto Luca Vettori.
Le ragazze di Davide Mazzanti ripartivano dalla delusione delle Olimpiadi di Rio 2016, la squadra è stata quasi totalmente rivoluzionata con l’inserimento di molte giovane: bravissime a strappare la qualificazione ai Mondiali 2018, poi eccezionali protagoniste durante il Grand Prix dove solo il Brasile ci ha impedito di conquistare il primo storico trionfo. Le bordate di Paola Egonu, la regia di Ofelia Malinov, la grinta del capitano Cristina Chirichella sono immagini indelebili ma purtroppo agli Europei è saltato tutto complice anche l’infortunio della palleggiatrice e la mancanza del martello Miriam Sylla per un caso doping. L’Olanda ci ha schiacciato ai quarti di finale confermandosi la nostra autentica bestia nera.
Meritano un plauso i club. Perugia ha organizzato una splendida Final Four di Champions League a Roma perdendo l’atto conclusivo contro la corazzata Zenit Kazan ma dopo aver sconfitto Civitanova in semifinale. Conegliano ha ospitato la Final Four della massima competizione continentale e purtroppo si è dovuta arrendere al VakifBank Istanbul di Guidetti mentre Trento ha perso a sorpresa la Finale di CEV Cup. E non dimentichiamoci dei risultati giovanili tra cui spicca la Nazionale U18 femminile confermatasi Campionessa del Mondo.

PENTATHLON: 6

Stesso voto dello scorso anno, più o meno con le stesse motivazioni: giovani da copertina, senior da rivedere. Certo, i “magic moments” non sono mancati, uno su tutti la splendida affermazione di Alice Sotero nella tappa polacca di Coppa del Mondo, dove la pentatleta astigiana si è messa alle spalle il Gotha mondiale di questo sport. Un infortunio poi l’ha costretta a un tour de force per rientrare in tempo per Europei e Mondiali. Proprio la rassegna iridata a livello senior è stato il punto più basso della stagione azzurra, con i nostri atleti che hanno mancato l’appuntamento più importante. Di contro il futuro di questo sport appare roseo, se le giovani leve dovessero riuscire a ripetere, tra i grandi, i successi ottenuti con costanza a livello junior e youth. Basti pensare al numero uno mondiale di Elena Micheli (con Alice Rinaudo seconda), oppure alla pioggia di medaglie ottenute dai nostri rappresentanti tra Europei e Mondiali di categoria. Altro tassello importante è stata la qualificazione agli YOG del prossimo anno sia di Giorgio Malan che di Maria Beatrice Mercuri. Finale di stagione impreziosito dalla vittoria di Riccardo De Luca e dal secondo posto di Alice Sotero nella Champion of Champions.

RUGBY: 5,5

La cura Conor O’Shea sembra essersi fermata, o, almeno, aver perso un po’ di spinta. Dopo la vittoria in amichevole di Firenze con il Sudafrica ci si aspettava molto di più dalla nazionale maschile, soprattutto per quanto riguarda il Sei Nazioni. Sono arrivate invece cinque sconfitte, il cucchiaio di legno e poche partite convincenti (forse solo il primo tempo a Twickenham con l’Inghilterra che ha stupito il mondo intero). Da lì in poi è partita una sorta di rivoluzione, con il commissario tecnico irlandese che ha deciso di promuovere, a partire dai Test Match di giugno (benissimo con l’Australia, male con Fiji e Scozia), alcuni giovani nella rosa.
Sfruttando poi il lavoro che è sembrato molto migliore delle franchigie (Zebre e Benetton Treviso) nel rinnovato Pro 14, O’Shea ha ringiovanito ancor di più la squadra per i Test Match di novembre: vittoria convincente con le Fiji, sconfitte abbastanza nette con Argentina e Sudafrica. C’è comunque spazio per migliorare, magari in vista del prossimo Sei Nazioni. Un po’ meglio tra le donne, soprattutto a livello iridato, dov’è arrivata una bellissima top-10 (nona piazza battendo la Spagna nella finalina). Manca però anche qui la costanza di rendimento: Whitewash anche per le donne, con la vittoria che è comunque mancata per pochissimo, soprattutto con la Scozia.

RUGBY A 7: 4

Il voto rispetto allo scorso anno è migliorato, ed è già qualcosa, ma questo sport in Italia gode di poca considerazione, anche a livello federale: sarebbe utopia, al momento, poter immaginare l’Italia ai Giochi Olimpici. Le World Series sono costantemente prive della squadra azzurra, che fatica a mettersi in luce. Il nono posto europeo della formazione Under 18 maschile (che è valso la conquista del Challenge Trophy), non deve trarre in inganno: servono maggiori investimenti verso questo sport, ancora bistrattato. In questo caso il voto, più che agli atleti, è rivolto al “palazzo”, reo di non puntare su questa variante del ben più noto rugby a 15. I piazzamenti delle varie Nazionali azzurre infatti non sono poi così male, se si considera che anche le donne si sono comportate degnamente agli Europei Under 18, conclusi al decimo posto. Le squadre senior, formate per lo più da giocatori di rugby a 15 di contro, faticano a farsi vedere nel panorama internazionale, raggranellando qualche buon piazzamento nel Sevens Grand Prix Series, il maggior torneo continentale, senza essere comunque al livello delle fortissime selezioni oceaniche.
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