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Combinata nordica, la Coppa del Mondo femminile parte senza certezze e… senza Giochi Olimpici!

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Ida Marie Hagen
Ida Marie Hagen - Lapresse

La Coppa del Mondo femminile di combinata nordica è pronta a inaugurare la propria VI edizione de jure, la V de facto dopo che nel 2020-21 venne formalmente assegnata una Sfera di Cristallo sulla base del risultato di una singola gara. Si è sviluppato rapidamente, il calendario, perché nel 2025-2026 è previsto un numero di competizioni congruo con l’ambizione di avere un autentico massimo circuito.

Si riparte, però, senza la principale interprete della disciplina. La norvegese Gyda Westvold Hansen ha messo da parte gli sci da fondo per specializzarsi nel salto con gli sci. L’obiettivo della scandinava è quello di partecipare ai Giochi Olimpici di Milano Cortina 2026, possibilmente recitando una parte di peso nel cast di supporto.

D’altronde, la combinata nordica femminile non appartiene alla famiglia a Cinque Cerchi e se si cercano le luci della ribalta d’Olimpia, bisogna giocoforza paracadutarsi altrove. Almeno, lo fa chi ne ha la possibilità, come la già citata ventitreenne scandinava (unica donna ad aver vinto più di 20 gare, più di un oro mondiale e più di una Sfera di cristallo) e l’italiana Annika Sieff (combinatista sino al 2023 prima di dedicarsi esclusivamente al salto). Potrebbero seguire il medesimo percorso anche l’austriaca Lisa Hirner e la finlandese Minja Korhonen.

Viceversa, le altre si devono adattare a vivere una stagione da comprimarie mediatiche. Oppure, se si cercano le luci di una ribalta minore, purché di ribalta si parli, si torna a gareggiare nella combinata dopo aver battuto altri sentieri, sfociati però nell’anonimato. È il caso della statunitense Tara Geraghty-Moats, che dopo la fallimentare esperienza nel biathlon, ha riabbracciato la disciplina in cui seppe avere successo tra la fine del decennio scorso (quando la Coppa del Mondo ancora non esisteva) e l’inizio di quello corrente.

Era un’altra epoca, quella in cui l’oggi trentaduenne americana dominava. Vedremo quale sarà il suo livello rapportato alla tedesca Nathalie Armbruster, alla norvegese Ida Marie Hagen e alla giapponese Yuna Kasai. La gemella Haruka, egualmente competitiva, si è purtroppo infortunata gravemente a settembre e non potrà gareggiare.

In contumacia di Westvold Hansen, sono loro gli attuali punti di riferimento della “combinata rosa”, con i quali l’ambiziosa americana dovrà rapportarsi. Non ci si è dimenticati delle già citate Hirner e Korhonen, sia chiaro, anzi. Tra i cardini della disciplina bisogna anche aggiungere la slovena Ema Volavsek e la norvegese Mari Leinan Lund, le cui carriere sono stata spezzate da tremendo infortuni.

Le italiane? Si rimanda alla monografia dedicata. Un tempo protagoniste, soprattutto con la già citata Sieff, le azzurre sono progressivamente state spinte nel comparto delle comprimarie dalla crescita di competitività del settore e dall’inevitabile obsolescenza di chi aveva modo di incidere quando la combinata nordica femminile era embrionale.

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