Tennis
Jannik Sinner spiega: “Ci sono dei motivi per cui gioco meglio indoor. Mamma e papà non ci saranno: hanno cose più importanti da fare”
Jannik Sinner ha battuto per la tredicesima volta (su tredici) l’australiano Alex de Minaur, imponendosi con il punteggio di 7-5 6-2 alla Inalpi Arena di Torino e raggiungendo l’ultimo atto delle ATP Finals 2025. In finale il fuoriclasse azzurro se la vedrà con il grande rivale spagnolo numero 1 al mondo Carlos Alcaraz per cercare di ottenere il secondo titolo consecutivo al Master di fine anno.
“Ho avuto qualche chance di break nel primo game. Ho avuto altre occasioni di break durante il set. Lui stava giocando un tennis davvero ottimo. Poi sul 5 pari sono riuscito a breakkare, il che mi ha dato la fiducia per alzare il livello, per tirare un po’ più forte anche dal fondo campo. Ho la sensazione che anche l’inizio del secondo set sia stato molto importante. Quando inizi subito con un break a favore, è un po’ più facile servire, è un po’ più facile muovere la palla. Ma oggi lui ha tirato fuori un tennis davvero, davvero ottimo. Dovevo stare molto attento. Le fasi iniziali dei set sono molto importanti, come abbiamo visto oggi. Anche lui ha avuto chance di break nel primo set, sul 40-0. Ma comunque sono molto felice. È stata una partita molto dura“, ha raccontato l’altoatesino in conferenza stampa.
Sulla crescita di De Minaur: “Avendo giocato molto contro di lui ultimamente, ho la sensazione che stia migliorando settimana dopo settimana, a essere onesti. Anche oggi il rovescio era molto più forte rispetto magari a Vienna. Sta diventando un giocatore migliore e più solido, di alto livello. Ora riesce a giocare questo livello alto non solo per metà set, ma praticamente per tutto il tempo. Alla fine dei conti la top 5, penso che possa raggiungerla perché fisicamente è molto, molto forte. Grande mentalità. L’abbiamo visto anche qui nel torneo: dopo una sconfitta molto dura, è tornato e ha battuto Taylor. È un gioco molto mentale. Mentalmente è molto, molto forte. Devi anche essere costante su tutte le superfici durante l’intera stagione. Gli auguro il meglio“.
Sul motivo per cui dice spesso che “sarà molto difficile”, ma poi alla fine vince (quasi) sempre: “Onestamente non so cosa risponderti. Io ad esempio ero in una situazione in cui non battevo mai Medvedev, ero sotto 0-6. Ma nel momento in cui un giocatore trova una chiave, questo magari può funzionare per una partita, per due, per tre. Poi non si sa più. È per questo che devi stare attento. La testa è molto importante, che tu sia 10-0 nei precedenti o 5-5. Io vado in campo per dare sempre il 100%. Poi se oggi sto al 100, do il 100. Se sto all’80, do l’80. Ogni giorno, ogni partita è diversa. E ogni partita è importante. Specialmente queste a fine anno, che ti danno anche motivazione per l’anno prossimo“.
A proposito del suo rendimento nei tornei indoor (ha una striscia aperta di 30 vittorie consecutive): “Continuo a pensare che tra Vienna, Parigi e qui ci siano tre scenari diversi a causa dei campi. È tutto un po’ diverso. Allo stesso tempo non devi gestire il vento, il sole e molte altre cose e situazioni. Mi sento semplicemente molto a mio agio. Allo stesso tempo forse si addice meglio al mio gioco perché sono uno che colpisce abbastanza piatto, ho questo gioco ritmico, che mi dà fiducia nel continuare a spingere e nel cambiare direzione un po’ più facilmente. Credo sia questo che rende il tennis indoor così confortevole per me“.
Sulla scelta di rispondere quando vince il sorteggio: “Non c’è un motivo. Dipende contro quale giocatore. Non sempre scelgo di ricevere. Onestamente, dipende dalla giornata, da come me la sento. Decido lì in quel momento. A volte ci può stare di iniziare a servire perché comunque quando ti vai a sedere dovresti essere sopra col punteggio. Ma dipende, davvero, dal tipo di giocatore con cui gioco“.
Sul possibile rimpianto per aver saltato tre mesi in chiave n.1 al mondo: “Difficile dirlo. Non si sa cosa sarebbe potuto accadere in quei tre mesi. Onestamente, non ci penso da tempo. Ho fatto una stagione incredibile con pochi tornei, perché non ne ho giocati tanti. Sono quasi sempre arrivato in finale. La stagione è stata incredibile a prescindere da come sia partita. A volte le cose succedono e basta. Sai, Parigi è andata come sappiamo, ma poi ho vinto Wimbledon e magari senza tutto quello che è successo a Parigi non sarebbe accaduto. A Shanghai forse è andata così per poi magari fare questo filotto che ho fatto. Io alla fine sono contento. Ripeto: una stagione incredibile con un’altra finale. Qui a Torino poi è ancora più bello“.
Sulla terza finale di fila alle Finals e su chi ci sarà della sua famiglia: “C’è qua mio fratello. Mamma e papà non credo che vengano, hanno un po’ di cose da fare a casa. Evidentemente più importanti (sorride, ndr). Giocando tutto l’anno è difficile fare un pronostico, non si può mai giudicare un giocatore da una partita. Ho fatto un grande passo in avanti rispetto all’anno scorso, posso dire questo. Servo meglio, gioco meglio un po’ tutto. Almeno questo è il mio giudizio personale su me stesso. Mi auguro di giocare bene domani, con un livello alto. Spero in una bella finale, servono due giocatori in forma, poi che vinca il migliore“.
