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Combinata nordica, l’Italia maschile riabbraccia Samuel Costa. L’obiettivo è ottenere rispetto e prestigio

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Samuel Costa
Samuel Costa / La Presse

La squadra italiana maschile di combinata nordica approccia il 2025-26 con nuovo vigore, rappresentato principalmente dal ritorno in azione di Samuel Costa. L’ormai trentatreenne altoatesino aveva sorprendentemente deciso di ritirarsi al termine della stagione 2023-24, affermando di voler perseguire un sentiero differente nella vita.

“Chi lascia la vecchia strada per la nuova, sa quel che perde e non sa quel che trova” recita un detto popolare. Difatti l’azzurro, passo dopo passo, ha realizzato come il tracciato sul quale si era incamminato lo stava riportando su quello appena lasciato! In altre parole, ha semplicemente imboccato una variante panoramica, grazie alla quale ha riacceso il fuoco della motivazione interiore.

Dunque, l’Italia ritrova Costa, colui che è stato l’atleta più competitivo nel decennio corrente. Il veterano della Val Gardena rafforza un gruppo già di per sé interessante. Non ci sono uomini in grado di spostare gli equilibri, ma indubbiamente gli azzurri possono provare a ottenere piazzamenti di prestigio. Magari il podio è fuori portata, a meno di una repentina e inattesa crescita di rendimento esponenziale rispetto al recente passato, però non si gareggia per essere mere comparse.

Sappiamo come i picchi di rendimento del ventiseienne Aaron Kostner e del trentenne Raffaele Buzzi possano essere da prime quindici posizioni, se tutto dovesse girare per il verso giusto. Inoltre Alessandro Pittin, prossimo ormai a compiere 36 anni, coltiva il sogno e l’ambizione di prendere parte a entrambe le edizioni dei Giochi olimpici tenute dall’Italia nel XXI secolo.

Il friulano era presente già a Torino 2006 e vorrebbe chiudere la carriera a Milano Cortina 2026. Non sarà semplice, perché i pettorali a disposizione di ogni Paese sono solo due (potrebbero salire a tre, ma servono rinunce da parte di atleti di altre nazioni). Cionondimeno, Pitbull non si arrende e ci prova, nonostante una concorrenza interna elevata per i posti a Cinque cerchi.

Non bisogna difatti dimenticare  come il movimento tricolore possa contare su nuove leve, potenzialmente competitive nel circuito maggiore. Iacopo Bortolas è qualcosa più di una speranza, si parla di un intrigante prospetto. Il discorso è affine per Manuel Senoner, seppur in una prospettiva a più ampio respiro (ballano tre anni fa il primo, classe 2003, e il secondo, venuto al mondo nel 2006).

Si aggiungano al quadro appena esposto Stefano Radovan (coetaneo di Bortolas) e Domenico Mariotti (di un paio di primavere più anziano), combinatisti ancora alla ricerca della propria dimensione e dei propri limiti, e ci si renderà conto di come l’Italia abbia ben otto atleti su cui fare affidamento nell’arena internazionale, seppur in tempi e modi differenti.

La prospettiva di base è quella di attestarsi costantemente nello spicchio di classifica che va dal quindicesimo al venticinquesimo posto. Non una marcia trionfale, però un ruolino dignitoso e rispettabile. Se poi dovesse arrivare qualcosa di più, allora ben venga. Dipende però da tanti fattori, non ultimo la capacità di chi segue gli atleti di saper sviluppare il potenziale di ognuno.