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Lara Naki Gutmann: “Italia competitiva nella gara a squadre. Ispirata da Carolina Kostner, il mio click è stato mentale”

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Lara Naki Gutmann / Pier Colombo

Lara Naki Gutmann ha cominciato nel migliore dei modi la stagione 2025-2026 di pattinaggio di figura. L’atleta del gruppo sportivo Fiamme Oro è riuscita nel non facile intento di inaugurare l’annata sportiva tenendo lo stesso ruolino di marcia di quella passata, terminata con il significativo World Team Trophy, dove ha scollinato per la prima volta l’importante soglia dei 200 punti.

Nello specifico l’allieva seguita da Gabriele Minchio ha ben figurato nelle uniche due gare disputate fino a questo momento, entrambe facenti parte del circuito ISU Challenger Series. In occasione del Lombardia Trophy la trentina ha centrato la quinta piazza raccogliendo 195.95, per poi salire di colpi poco dopo al Nepela Memorial, dove ha trionfato ritoccando il nuovo personal best con 202.51.

Adesso, con due impegni importanti del Grand Prix come Skate Canada (in scena questa settimana a Saskatoon) e Skate America (pianificato a Lake Placid dal 14 al 16 novembre) , l’obiettivo sarà quella di mantenere l’asticella alzata, così come dichiarato dalla diretta interessata di una chiacchierata con OA Sport.

Lara, sei reduce da un davvero trionfale Ondrej Nepela Memorial, dove hai ottenuto una vittoria importantissima ritoccando il primato personale e condividendo il podio con Anna Pezzetta e Sarina Joos…
Sono super soddisfatta, ho portato due programmi ottimi. Da un punto di vista tecnico superiori anche al Lombardia Trophy. A Bergamo era la prima gara dell’anno, volevo fare vedere i programmi, c’era anche qualche incertezza in più. Sono comunque riuscita a vivermi bene la gara al Nepela, sono molto contenta, credo di aver pattinato anche meglio soprattutto nel programma corto. Sia a livello femminile che maschile eravamo praticamente tutti, sembrava quasi un Campionato italiano: abbiamo fatto come l’anno scorso, ma in senso inverso: nel 2024 i ragazzi hanno fatto tripletta, quest’anno l’abbiamo fatta noi“. 

È indubbio come nell’ultimo periodo le tue prestazioni siano cresciute sensibilmente in termini di continuità realizzativa e, dunque, anche come punteggi, sempre più alti. Cosa ha fatto “click” rispetto al passato?
Una summa di cose: è tutto frutto di tanti anni di allenamenti, di un percorso abbastanza lineare. Poi quando frequentavo il liceo mi allenavo ovviamente di meno, successivamente ho incrementato le ore di allenamento, quindi ho pattinato di più. Ho iniziato a vedere la differenza quando ho cominciato a lavorare proprio a livello individuale fuori dal ghiaccio; a livello fisico mi sento meglio. Come “click” forse c’è stato un lavoro a livello mentale, sono riuscita a trovare una routine che funziona, sono riuscita a credere in me stessa al 100% sia in allenamento che in gara; questo mi ha consentito di arrivare meglio anche durante le competizioni”. 

La tua crescita in tal senso è stata emozionante. Tu sei stata infatti una presenza costante anche in uno dei periodi più difficili degli ultimi anni, legati alla fine della carriera di Carolina Kostner. Dal 2018, per diverso tempo, il movimento femminile italiano ha faticato, fino a rilanciarsi con tanti profili interessanti. Tu come hai vissuto quel periodo?
”Sono felice di esserci stata abbastanza costantemente. Io però non l’ho sentito così tanto: faccio parte di quella generazione che ha iniziato guardando Carolina. Appena si è ritirata c’è stato un momento con un gap molto grande, ma io ero troppo giovane per capirlo. Io ho sempre cercato di fare le mie cose, non ero dentro questi pensieri. Ho lavorato tanto su me stessa, ma c’è stato un cambiamento importante perché Carolina era Carolina. Era il top”.

Nel novembre 2024, al Finlandia Trophy, è arrivato il primo podio della carriera in una tappa del Grand Prix.  È proprio dal ghiaccio di Helsinki che c’è stata la svolta?
Non so se sia stata la gara del cambiamento, non era nei miei pensieri prendere una medaglia. Volevo fare il meglio che potevo, ho sempre cercato di pattinare dando il meglio senza pensare troppo ai risultati. In quel momento lì ho capito che potevo farcela, ho visto il punteggio con i miei occhi. Conquistare il primo podio in un Grand Prix dopo Carolina per me ha significato tanto, è stato bellissimo; un’emozione pazzesca, Carolina era lì ed è stata molto gentile con me. Credo mi abbia aiutato tanto, mi ha fatto aprire gli occhi facendomi capire che posso dire la mia anche a livello Mondiale”. 

Oltre ad aver vinto il primo Grand Prix in campo femminile, sei anche la prima ad aver scollinato l’importante soglia dei 200 punti, risultato raggiunto in passato appunto solo da Carolina Kostner…
Con il mio team abbiamo fatto tanto lavoro. Ai 200 punti per esempio non ci avevo mai pensato. Dopo il Grand Prix ho capito di poterci arrivare, è diventato un po’ il mio obiettivo. Ci sono poi riuscita al World Team Trophy e al Nepela. Non era scontato iniziare così bene la stagione con due programmi nuovi e dopo uno short molto apprezzato come Squid Game. Tornare al Lombardia Trophy e prendere quasi il miglior punteggio dell’ultima gara è stato bello“. 

A proposito di programmi: l’anno scorso “Squid game” è stato apprezzato su ampia scala. Anche quelli di questa stagione però non sono da meno. Il corto è ad esempio incentrato su un personaggio importante per la storia italiana: Lidia Poët. Puoi parlarcene?
Noi abbiamo sempre cercato scegliere programmi particolari, poi magari l’attenzione arriva con punteggi più alti o con la parte tecnica fatta bene. Con ‘Squid Game’ per la prima volta ho lavorato con Stéphane Lambiel anche in qualità di coreografo, prima con lui mi allenavo solamente. L’ho cambiato a malincuore, ma è stata una mia scelta, mi piaceva così tanto che non volevo rischiare di stancarmi. Quest’anno ho lavorato ancora una volta con Stéphane ma per il programma lungo; per il corto invece ho collaborato con Lori Nichol. Con lei è stata la prima volta, prima facevo programmi sempre con il mio allenatore, Gabriele Minchio. E’ stata Carolina a presentarci, da lì è nata la collaborazione. E’ stato interessante, lei lavora in modo diverso rispetto a Stephane o agli altri professionisti. Cura ogni minimo dettaglio: ho fatto tanta fatica a fare mio tutto il programma, è stato impattante. Mi piace tantissimo, la musica l’ha proposta lei, viene da queste serie italiana di Netflix, ‘La legge di Lidia Poët’: l’ho vista in tre giorni e mi è piaciuta un sacco. Ci sono tanti dettagli non solo nel programma, ma anche nel vestito, nel make-up. Matilda De  Angelis, che interpreta Lidia Poët, nella serie ha un puntino sugli occhi; ho cercato di ricrearlo anche io. Ha poi dei gioielli con degli insetti, noi abbiamo messo delle libellule. Nel programma c’è una storia che magari non è facile da decifrare, ma abbiamo voluto portare il coraggio di questa donna. Lei voleva diventare avvocato in una società che non lo permetteva. C’è la forza, c’è il coraggio e c’è anche la femminilità. Poi ci sono dei movimenti sulla giustizia, ad esempio nell’uso delle mani, tutti piccoli dettagli. Dopo aver selezionato le musiche sono entrata in contatto con il compositore, Massimiliano Mechelli: è stato molto carino, era molto contento che usassimo le sue composizioni. Ci seguiamo sui social, prima o poi verrà a vedermi, ho già mandato dei video per far capire se gli piaceva il mix che abbiamo fatto“. 

Il libero invece?
La musica l’ha scelta Gabriele Minchio. Lui ha avuto l’ispirazione addirittura prima della fine della scorsa stagione. Abbiamo questa prima parte incentrata sullo Squalo, poi da metà in poi gli altri brani ricreano l’oceano, le onde. Io quando lo pattino mi sento libera: la musica cresce sempre di più e c’è questa sensazione di muoversi nell’oceano infinito, trascinata dalle onde. Mi dà molta forza, soprattutto l’ultima sezione nella choreo sequence mi aiuta molto anche a livello interpretativo alla fine del programma“. 

Ormai il tuo pattinaggio ha una personalità chiara e netta. Riesci sempre a portare sul ghiaccio storie non facili, rendendole molto decifrabili…
Abbiamo lavorato molto con Prisca Picano, ballerina etoile di Milano, con lei abbiamo fatto un grande lavoro di movimenti del corpo ma anche a livello espressivo e di storia che c’è dietro ai programmi. Anche il programma di Hitchcock era un po’ sulla linea dello squalo. Cerchiamo di trasmettere sempre qualcosa. Io ho bisogno di novità. Mi motiva molto perché non ce la farei a fare questo sport senza questa componente. ‘Squid Game’ però non lo mollerò mai, pensavo di farlo per gli spettacoli“. 

Poc’anzi citavi Stéphane Lambiel, che tipo di lavori svolgi con lui?
Vado sempre d’estate a Champery, ma cerco di andare quando riesco anche durante la stagione. Sarà difficile da qui e dicembre perché tra Skate America e Skate Canada sarà fuori per tre settimane. Collaboro con lui da diverso tempo, almeno da dieci anni. Lui è un artista, ma tutti gli altri del team sono davvero bravi. Tra l’altro proprio a Champery durante un campus ho conosciuto anche Ghislain Briand, allenatore canadese da cui sono andata due volte in estate. Lui lavora tanto sulla tecnica, credo mi abbia aiutato moltissimo a migliorare la qualità. E’ stata una collaborazione bella che vorrei mantenere. Andrò da lui tra Skate America e Skate Canada”. 

Nello specifico che tipo di lavoro svolgi con Ghislain Briand?
Lui è noto per essere bravo nella biomeccanica del salto, mi fa vedere molti video. Studia i salti, poi è bravo anche con l’organizzazione mirata delle ripetizioni in allenamento. Non salto mai così tanto quando non sono con lui. E’ molto celebre: ha lavorato con Yuzuru Hanyu perché in precedenza era stanziato nella Scuola di Brian Orser. Ora lavora con diversi atleti”. 

Adesso sarai impegnata in Nord America con la doppietta Skate Canada-Skate America. Ti sei preposta degli obiettivi specifici?
Abbiamo messo questi due Challenger consecutivi perché i GP prendevano tanto tempo. Sicuramente vorrei rimanere sulla linea espressa fino a questo momento, In Slovacchia ho pattinato meglio rispetto al Lombardia, qui vorrei fare ancora di più nella cura dei programmi, nei dettagli. A livello tecnico vorrei andare avanti così, il punteggio serve, il ranking serve“.

Parlare di Milano-Cortina appare quasi superfluo, perché è chiaro che sia il sogno di tutti gli atleti…
‘Lo è. Io ho partecipato a Pechino ma ho fatto solo short nella gara a squadre. In casa sarebbe tutto diverso. Ho cominciato a pattinare vedendo le Olimpiadi di Torino: partecipare a questa edizione in casa e poter ispirare le nuove generazioni come ha fatto Carolina con me sarebbe un’emozione in più. Siamo competitivi nella gara a squadre, c’è da lavorare. Ma vediamo“.  

Pochi giorni fa è uscito un progetto editoriale che ti ha vista coinvolta: il libro per ragazzi “Ice Academy” scritto da Luigi Ballerini per il Castoro. Qual è stato il tuo contributo?
Si tratta di una collaborazione davvero carina; è iniziata verso maggio, poi ci sono stati i tempi di pubblicazione. Adesso è uscito il primo libro. La casa editrice, Il Castoro, insieme all’autore Luigi Ballerini hanno pensato a me come testimonial: sono racconti per ragazzi sul pattinaggio artistico. Sono molto belli. Sulla base della mia esperienza è stata realizzata questa parte finale nei libri i cui sono presenti i miei consigli per i bambini e le bambine. C’è anche una parte con un glossario, utile perché nel racconto si utilizzano termini più tecnici. Sono contenta che sia uscito”.