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Alcaraz, Sinner, il rendimento negli Slam e non solo. Una storia che continuerà in equilibrio

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Jannik Sinner, Carlos Alcaraz
Sinner, Alcaraz / LaPresse

Al Roland Garros Carlos Alcaraz e Jannik Sinner avrebbero potuto tranquillamente essere campioni ex aequo, se mai fosse esistito il pareggio nel tennis. A Wimbledon Sinner si è imposto in quattro set. Agli US Open Alcaraz si è imposto in quattro set. Poteva esserci una simmetria praticamente perfetta, che tale non è solo perché un vincitore dev’esserci sempre nel tennis.

Basterebbe questo per far capire quanto siano vicini i due migliori giocatori del mondo, con lo spagnolo che adesso supera l’italiano in classifica sia per merito che in virtù di una situazione nella quale Sinner si è trovato impossibilitato a partecipare a quattro Masters 1000 e almeno due ATP 500, dovendo così lasciare per strada enormi quantità di punti. E non solo: c’è anche un’altra storia, quella del rendimento negli Slam. In questo Jannik nel 2025 è stato migliore: vittoria-finale-vittoria-finale contro quarti-vittoria-finale-vittoria. La variabile è stata Novak Djokovic, quest’anno l’uomo delle semifinali raggiunte.

La finale di Flushing Meadows, sia chiaro, è stata meritata da Alcaraz. Lo è stata perché ha trovato molto di più dalla prima di servizio, che sì non è stata ad alta percentuale in campo (61%), ma gli ha dato l’83% dei punti quando dentro. Di contro, il 48% totale di Sinner con la prima in campo è stato fatale, su tutta la linea, anche perché nelle occasioni, poche, in cui l’italiano si è trovato a poter servire un adeguato numero di prime in campo ha ottenuto punti diretti, ha potuto usufruire di scambi brevi. Avrebbe potuto, in breve, far molta meno fatica. Alcaraz, inoltre, ha riproposto una sua tattica: spingere tantissimo nei game iniziali, soprattutto nel primo, per far capire l’aria che tirava. Un trucco usato con molti, e che stavolta ha avuto successo.

Questo ultimo atto, in breve, ha mostrato che Alcaraz, in forma, ha battuto Sinner, partito teso e poi trovatosi sostanzialmente senza prime dopo un secondo set che aveva vissuto in grande stile con quell’unico break a zero di tutto l’incontro, il momento migliore del suo match. Storie di tennis che si rincorrono e si ripeteranno, perché è la storia di questo sport, nelle sue rivalità, a mostrare che ci sono appuntamenti in cui arrivano in forma l’uno o l’altro. Più raramente entrambi.

Per questo si può tranquillamente dire che la sfida Sinner-Alcaraz durerà, e durerà parecchio. E avrà dei punti d’equilibrio, perché i loro match quasi mai sono realmente a senso unico. Negli Slam non ci sono ancora mai state sfide finite in tre set: due volte ha vinto l’azzurro in quattro, tre volte l’iberico in cinque e una ancora il murciano in quattro. Va peraltro rimarcato come in tutte e tre le occasioni al quinto parziale per Sinner si fossero aperte le porte della vittoria, in maggiore o minore misura. E, per un brevissimo attimo, anche nella notte di New York qualcosa è sembrato succedere sui due match point annullati. Ma non c’è stato molto da fare. Questo confronto è ad oggi sul 5-10 per Alcaraz, ma non c’è motivo di dubitare che questa statistica continuerà a cambiare, e a essere non necessariamente sempre in questa proporzione. Il fatto che Sinner abbia ancora margini di miglioramento in un meccanismo tennistico che ha nella prima di servizio un problema da risolvere è estremamente significativo. Non c’è dubbio che, con Simone Vagnozzi e Darren Cahill, lavoro in questo senso se ne farà.

Alcuni ultimi dati a notare il successo di Alcaraz: è il terzo più giovane, dopo John McEnroe e Pete Sampras, ad aver vinto gli US Open più volte prima dei 23 anni, ed ha subito 3 break in tutto il torneo, quasi un record in Era Open. Ed è anche il primo ad aver vinto più Grand Slam su tre superfici prima dei 23 anni. Resiste la “maledizione del vincitore”, perché da Federer 2004-2008 non c’è alcun bis agli US Open, dove per la seconda volta Alcaraz vince una finale con in palio il numero 1.

E poi c’è un dato che riguarda gli Slam, ma che è per il 2025 giudicabile nel modo che si preferisce: soltanto due match nelle quattro seconde settimane sono andati al quinto set. Uno è Norrie-Jarry, ottavo di Wimbledon, l’altro Sinner-Alcaraz del Roland Garros. Era dal 1983 che non ce n’erano così pochi: allora furono 5, e ci si riferisce alla sola Era Open.

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