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ArtisticaGinnastica e cultura fisica

Più brave, più forti, più squadra: l’Italia insegna ginnastica artistica in Europa, siamo la scuola da imitare

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Italia ginnastica
Italia ginnastica / IPA Agency

Quando l’Italia si laureò Campionessa d’Europa a Volos nel 2006, battendo le due grandi corazzate che hanno segnato decenni e decenni di storia (leggasi Russia e Romania), non ci si voleva credere. Salire sul gradino più alto del podio nella gara a squadre, quella prova che certifica la profondità, la caratura, la bontà del movimento ginnico di un intero Paese, tra l’altro sconfiggendo in maniera perentoria quelle realtà tecnicamente di un altro Pianeta, sembrava un sogno.

Ci si dovette stropicciare gli occhi e le orecchie non volevano quasi crederci quando sentirono l’Inno di Mameli in Grecia, per un evento di ginnastica artistica. Vanessa Ferrari guidava una formazione stellare completata da Lia Parolari, Monica Bergamelli, Federica Macrì e Carlotta Giovannini. Delle stelle così cristalline, capaci anche di sfiorare il podio ai Mondiali, che ci catapultarono per un pomeriggio nell’empireo sportivo più puro. Poi per anni anche soltanto mettere un piede sul podio del team event è stato impensabile e agguantare la medaglia di bronzo era diventato l’obiettivo massimo, tra l’altro riuscito soltanto nel 2012 a Bruxelles, pochi mesi prima dei Giochi di Londra (Vanessa Ferrari, Erika Fasana, Carlotta Ferlito, Giorgia Campana, Francesca Deagostini).

L’avvento delle Fate ci ha poi fatto volare di nuovo in alto (per onestà dobbiamo comunque annotare che la Russia non sta più gareggiando ormai da tre anni, avremmo assistito a degli splendidi duelli). Tre vittorie nella gara a squadre in quattro edizioni degli Europei sono un record degno delle grandi potenze del passato: oro a Monaco 2022 con Giorgia Villa, Alice D’Amato, Asia D’Amato, Martina Maggio, Angela Andreoli; oro a Rimini 2024 con Alice D’Amato, Asia D’Amato, Manila Esposito, Elisa Iorio, Angela Andreoli; oro a Lipsia 2025 con Alice D’Amato, Manila Esposito, Sofia Tonelli, Giulia Perotti, Emma Fioravanti.

Soltanto la Gran Bretagna è riuscita a battere le ragazze del DT Enrico Casella (che era presente anche 19 anni fa in terra ellenica): ad Antalya 2023 le azzurre (le due D’Amato, Andreoli, Esposito, Villa) persero per 2,8 punti al cospetto di Jessica Gadirova, Alice Kinsella, Rebecca Downie, Georgia-Mae Fenton e Ondine Achampong. Nell’ultimo lustro vanno annoverati anche due podi sfiorati ai Mondiali nonostante qualche cerotto di troppo e soprattutto la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Parigi 2024, l’apice assoluto del movimento tricolore in oltre un secolo di storia.

Più brave, più forti, più squadra. Insuperabili, indipendentemente dalle varie condizioni: ieri sera erano presenti ben tre debuttanti in squadra e Alice D’Amato (unica sempre presente nei tre trionfi continentali degli ultimi anni) non era grandissima forma, si è incappati in cinque cadute complessive eppure si sono regolate Germania e Francia senza particolari patemi d’animo. Nei fatti l’Italia è ora diventata la scuola da imitare, l’esempio da seguire, il modello da emulare: per decenni abbiamo rincorso, oggi impartiamo lezioni con continuità e, come le grandi squadre in ogni sport, riusciamo a vincere anche quando non tutte le cose girano per il verso giusto.

Il successo di Lipsia fa chiaramente palmares ma deve fungere anche da stimolo per migliorarsi e per ritrovare la retta via delle gare prive di grandi errori: l’anno post-olimpico è sempre difficile e infatti non eravamo al meglio in questo appuntamento primaverile, ma da qui si riparte per alzare ulteriormente l’asticella e farsi trovare ancora più pronti a ottobre in occasione dei Mondiali di Jakarta. Non adagiarsi sugli allora e continuare a spingere è stato il diktat che ha permesso all’Italia di diventare grande e che dovrà essere perseguito anche nel prossimo futuro, perché il cammino verso le Olimpiadi di Los Angeles 2028 è già incominciato.