Nuoto
Michele Busa: “Voglio il record italiano anche in vasca lunga. Scozzoli allenatore aiuta tanto”

Michele Busa è stato ospite dell’ultima puntata di Swim Zone, trasmissione di approfondimento sul nuoto condotta da Enrico Spada e Aglaia Pezzato (già alle Olimpiadi di Rio 2016), visibile sul canale YouTube di OA Sport. Il nuovo recordman italiano nei 50 farfalla in vasca corta ha raccontato molto del proprio percorso, della mentalità e del lavoro.
Sul primato nazionale in vasca corta: “Bell’effetto sicuramente. Speriamo di diventare primatista italiano anche in vasca lunga“. E poi: “Il mio metodo d’approccio è sempre di andare in gara per divertirmi. Quando le cose vanno bene è più facile. In zona mista le emozioni che si provano sono quelle vere. Ero felicissimo e contentissimo“. Non sono mancate peraltro le emozioni: “Mi fa emozionare la finale dei 50 delfino, perché c’erano mia sorella e mia mamma sugli spalti e hanno visto il record italiano dal vivo. Spero di averle fatte contente, ma proprio perché c’erano loro sulle tribune quella gara me la ricordo con felicità“.
Un riassunto della sua storia è doveroso: “I miei 22 anni prima dell’azzurro li ho tutti passati a Faenza, la mia città natale. Ho sempre nuotato per passione e anche perché, nella mia famiglia, hanno sempre tutti nuotato. Ho fatto qualche rappresentativa regionale, il nuoto mi è sempre piaciuto e nel frattempo giocavo anche a pallanuoto, perché mio padre ha sempre allenato la pallanuoto a Faenza. Questa è un’altra passione che ho e ho combinato tutti e due gli sport. Andando avanti col tempo sono arrivato al primo anno ragazzi in cui ho avuto qualche complicanza medica e i primi 6 mesi non ho potuto nuotare. Sono dovuto andare a Milano a farmi operare, poi non potevo nuotare, potevo nuotare ma dovevo prendere medicinali… è stata abbastanza dura, per fortuna i miei genitori mi hanno detto ‘se vuoi fare una cosa faremo il 100% per provare a soddisfarti, se c’è anche una minima possibilità che succeda’. Lì abbiamo trovato una soluzione, ho ricominciato a nuotare migliorando sempre più negli anni, partendo da una banale medaglia di bronzo ai criteria fino a due anni fa, alla qualifica all’Europeo, fino al record italiano. Tutta una progressione, e non bisogna fermarsi. Appena arrivato a Imola avevo l’impressione di essere un pesce fuor d’acqua, perché arrivavo e non avevo mai fatto neanche una Nazionale giovanile, a parte Cerasuolo che è un caso a parte. Anche ragazzi molto più giovani di me avevano fatto competizioni junior, io sono arrivato un po’ spaesato. Sono stati bravissimi i miei compagni a non farmi pesare questa cosa di non aver avuto una carriera giovanile con risultati importanti. Sono sempre riuscito a dare il meglio di me da quando son qua senza avere la pressione di dover dimostrare qualcosa“.
Capitolo obiettivi: “Io sono sulla mia strada. Gli obiettivi che ho sono molto personali, a me sarebbe piaciuto l’anno scorso andare alle Olimpiadi, ma non tanto per la staffetta. Avrei preferito fare un tempo buono per la gara individuale. So che ho margini di miglioramento, so che l’anno scorso avrei potuto migliorare ancora di più dei due decimi che ho fatto in vasca lunga (pur lontani dal secondo in vasca corta), ma il margine c’è e con Cesare stiamo provando a dirci di vivere giorno per giorno e allenarci per bene ogni giorno. Quello che verrà fuori alla fine del ciclo lo vedremo, e raccoglieremo i frutti di ciò che abbiamo seminato ogni giorno“.
Circa il tempo per la gara individuale a partire da Singapore: “Ogni giorno mi alleno per arrivare a quel tempo. Se l’ho già nelle braccia non lo so, però anche questo weekend sono andato in Lussemburgo e non pensavo di avere i 52″ nelle braccia. Ci siamo allenati, ma puntavo più alla corta. L’anno scorso nelle braccia avrei forse avuto un 51″8, 51″9. Quest’anno vediamo come ci alleniamo questi tre mesi e poi vediamo“.
Sul tipo di lavoro con Cesare Casella: “Ho avuto periodi in cui facevo molta più fatica a gestire la gara in carico e scarico, il tempo oscillava anche dai 3 ai 4 secondi. Da un anno e mezzo con Cesare stiamo lavorando sul recupero tra una gara e l’altra e un allenamento e l’altro. Il lavoro su di me sta funzionando abbastanza bene. Mi accorgo che riesco ad avere tempi migliori rispetto a quando non lavoravamo su queste cose. Spero di avere almeno il margine“.
Inevitabile il capitolo su Fabio Scozzoli: “Averlo come coach è bello, molto utile anche la sua esperienza che ovviamente è infinita. In palestra spingiamo, è come fare un altro allenamento, sono sempre due ore di palestra con forza, potenza. La gestione la fa completamente lui, mi sono sempre trovato benissimo. Noi, essendo molti velocisti, spingiamo abbastanza in palestra con molti carichi sulla forza. Spesso, il giorno dopo, quando fai la palestra ti senti un po’ acciaccato, con qualche dolorino, però finché frutta va bene anche così“.
Le difficoltà incontrate nel percorso, anche per certe considerazioni su di lui: “Non è stato facile, negli anni passati. Pensavo di aver fatto il passo, ma non l’avevo fatto: vedevo persone che magari facevano meno di me, ma entravano. Poi dopo un anno che non entravo dicevano ‘sei vecchio’. Non l’ho mai vissuta troppo bene da quel punto di vista. Poi ho fatto il podio assoluto quest’anno, e anche lì facevo fatica ad accettare il fatto che non facevo mai abbastanza, mi sembrava di non fare mai abbastanza per arrivare a fare qualcosa che mi rendesse visibile agli occhi di qualcuno. Poi, però, arrivato al Mondiale sono entrato in un’altra mentalità. Volevo più godermi il momento e farne memoria. Non avere il rimpianto di essere venuto qua e non aver dato il massimo perché pensavo a cos’avrei fatto se avessi avuto qualche euro in più in tasca. […] Filosoficamente accetto quello che viene, mi godo il momento“.
Sullo stato della farfalla mondiale e come avvicinarsi: “In vasca lunga vedo tanta densità, già dalle Olimpiadi. Manca giusto l’italiano, ma per arrivare lì serve innanzitutto un tempo da record italiano, anche solo per giocarsi un podio o una finale. Cosa serve per arrivarci? Non lo so ancora. Forse una finale europea in corsia laterale“.
Circa il prossimo futuro: “Dovremo partire a fine febbraio, due settimane alle Canarie. Prima però facciamo gare come Torino, io ho fatto Lussemburgo. Poi farò una gara a Forlì, dove vado molto volentieri. Le gare dopo il collegiale non le sappiamo ancora, stiamo decidendo. A me gareggiare piace molto, entrare nella mentalità di dovermi mettere in gioco. Anche a inizio anno, prima dell’inizio della stagione, ho fatto anche gare da solo, solo per entrare nella mentalità di iniziare a giocarmi le mie carte. Sono carico per andare al collegiale, è il terzo anno che lo facciamo e ci siamo sempre trovati bene, uno stimolo per dare il meglio di sé“.
In Italia qualcuno nella farfalla su cui puntare: “Daniele Momoni, che l’anno scorso ha fatto il primo tempo stagionale sui 100 in lunga. Sarà un avversario tosto“.