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Atletica

Gianmarco Tamberi: “Ho pensato più volte di smettere, ora voglio essere competitivo ai Mondiali”

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Gianmarco Tamberi
Tamberi / IPA Sport

Gianmarco Tamberi, dopo aver annunciato la sua intenzione di continuare a gareggiare fino ai Giochi Olimpici di Los Angeles 2028 sul palco dell’Ariston durante la prima serata del Festival, è stato protagonista oggi pomeriggio di una conferenza stampa presso l’hotel Miramare di Sanremo in cui ha spiegato meglio le motivazioni che lo hanno portato a questa decisione.

Dopo Parigi ho pensato più volte di smettere. Non ero convinto di continuare a saltare, fino ai primi di gennaio ogni giorno cambiavo idea. Poi mi sono reso conto che era una decisione non personale, ma di famiglia. Chiara (sua moglie, ndr) non mi ha mai spinto in qualcosa ma è sempre stata determinante nelle mie scelte, e sa quanto sia importante per me, per noi, non chiudere la carriera con Parigi. Finire con quell’immagine sarebbe stato un controsenso. Nelle ultime settimane tantissime persone mi fermavano per strada e mi dicevano: ‘Non farlo, vai avanti’“, racconta Gimbo.

Sul grande obiettivo di questa stagione, il Mondiale di Tokyo a settembre: “Vorrò essere competitivo ai Mondiali, ma prima di tutto insieme al mio team sanitario sto cercando con quattro, cinque, sei ore di terapia al giorno di rimettere il mio corpo in condizione di affrontare altri quattro anni. Dal momento in cui ho scelto di arrivare alle Olimpiadi di Los Angeles 2028, per me sarà quello l’obiettivo, e avendo una sfida così grande e importante dovrò scegliere in qualche modo le priorità della preparazione, sacrificando la primissima parte di questo quadriennio“.

Il campione europeo in carica di salto in alto ha poi fatto una riflessione su quanto accaduto a Parigi: “Quella ricerca della perfezione, della maniacalità, è dovuta al rispetto totale dell’evento, degli avversari e alla consapevolezza di poter fare un qualcosa mai riuscito prima a nessuno. E quindi decidi di mettere tutto te stesso per raggiungere quell’obiettivo, rischiando di fare troppo. Non ritengo che quello che è successo a Parigi sia colpa di averci messo troppo, ma avrei potuto viverla meglio e sarebbe stato più semplice digerirla. Lo sport rimarrà una priorità indiscussa nella mia vita, ma renderla gestibile sarà la nuova sfida. Negli ultimi due anni sono stato il primo al mondo e sono consapevole di poterlo essere ancora“.