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ATP Marsiglia 2025: Sonego e Nardi in Francia nel torneo dove mai un italiano è arrivato in finale

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Lorenzo Sonego
Sonego / LaPresse

L’Open 13, alias ATP 250 di Marsiglia, si porta dietro un lungo pezzo di storia del tennis, e non solo in chiave Francia. Un po’ meno per quanto riguarda l’Italia, anche se quest’anno ci sono le presenze di Lorenzo Sonego e Luca Nardi, con il primo che ha effettive ambizioni di far bene e il secondo a caccia di nuova fiducia sul veloce.

Va infatti rimarcato come questo, storicamente, non sia un torneo che abbia dato al nostro Paese particolari fortune. Mai alcun giocatore azzurro è arrivato in finale, e una semifinale non si vede da queste parti da ben 31 anni. Ci arrivò nel 1994 Diego Nargiso (con scalpo di Pioline al primo turno), e l’anno prima Gianluca Pozzi si permise di battere una delle ultime versioni di Ivan Lendl, ormai passato sotto bandiera USA a quel tempo, ma al di là di questo (e delle prime comparse di Jannik Sinner nel periodo precedente il suo diventare ciò che è oggi) poco s’è visto.

A livello storico, questo torneo ha visto accadere parecchie cose. Come, per esempio, una delle prime performance d’alta classe di Roger Federer, che nel 1999 sconfisse Carlos Moya quando lo spagnolo era numero 1 del seeding e poi, nel 2003, conquistò anche il torneo per la prima e unica volta (dato che poi lo svizzero da queste parti non ci è più passato). Il leggendario campione di Basilea non è però l’unico vincitore Slam ad aver trionfato qui (e nemmeno l’unico svizzero, visto il tris di Marc Rosset): ce l’hanno fatta Boris Becker nel 1995, Yevgeny Kafelnikov nel 2001, Andy Murray nel 2008, Juan Martin del Potro nel 2012 e Daniil Medvedev nel 2021.

Chiaramente questo torneo è storico terreno di caccia dei francesi: molti dei più popolari si sono imposti qui dal 1993, l’anno dell’inserimento nel circuito ATP. Si va da Guy Forget a Fabrice Santoro, andando poi verso Arnaud Clement, Gilles Simon (due volte, Jo-Wilfried Tsonga (tre), Michael Llodra e, lo scorso anno, Ugo Humbert. In sostanza, almeno tre, se non quattro generazioni di transalpini unite da un evento che, curiosamente, mai è stato conquistato da tre altre grandi figure di spicco: Cedric Pioline, Sebastien Grosjean e Gael Monfils.

Quest’anno, non c’è che dire, le chance in Francia ci sono. Innanzitutto per un eventuale bis di Humbert, al rientro dopo gli Australian Open chiusi agli ottavi contro Zverev, ma anche per scoprire le ulteriori potenzialità di Giovanni Mpetshi Perricard, l’uomo con una specie di mirino di precisione ad alta potenza al posto di braccio e racchetta, un servizio come forse non se ne sono mai visti nella storia. E sarà interessante capire se e come un quarto contro Medvedev si possa inserire nella questione. Certo, chiaramente questo se il russo si sarà ripreso da una fase che non lo sta vedendo al massimo, anzi.