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Ciclismo

Vincenzo Nibali: “Podio al Giro d’Italia? Perché no…Vorrei fare mountain-bike e Parigi-Roubaix”

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Due Giri d’Italia, un Tour de France e una Vuelta di Spagna spiccano nel palmarès di Vincenzo Nibali e ne fanno, a pieno titolo, una leggenda del ciclismo italiano. Non solo Grandi Giri però: lo Squalo ha saputo mordere anche nelle grandi corse in linea: tre Monumenti, due Giri di Lombardia, nel 2015 e 2017, e la Milano-Sanremo 2018 con uno straordinario e memorabile attacco sul Poggio. Una carriera quasi inavvicinabile che gli permette di avere nel club dei giganti un posto già assegnato. Vincenzo la prossima stagione tornerà all’Astana, la squadra dove era già stato dal 2013 al 2016 e con la quale ha raggiunto alcuni dei picchi della sua carriera, tra cui due trionfi al Giro d’Italia (nel 2013 e 2016) e quello al Tour de France nel 2014.

Vincenzo, come stai?

“Sto bene, ma sono a tutta. Non ho mai un momento libero, sto scendendo a Montecatini per un breve ritiro di tre giorni con l’Astana.”

Facciamo un piccolo passo indietro: l’infortunio di aprile, oltre al Giro d’Italia, ha compromesso le Olimpiadi?

“Bella domanda. E’ stato un insieme di cose tra cui anche questo.” 

Sei tornato al successo dopo 797 giorni e proprio sulle strade di casa. Che cos’hai provato sulla linea del traguardo?

“Tanta emozione. E’ stato bellissimo, una sensazione indescrivibile. Quando sono partito per il Giro di Sicilia sapevo di avere una buona condizione, non potevo volere di più. Lì sulle strade c’erano i miei genitori ed i miei amici. Sono momenti speciali che ricorderò per sempre.” 

E’ stata una delle vittorie più belle della tua carriera?

“E’ stata una vittoria che è arrivata in un momento particolare…”

Dalla prossima stagione tornerai all’Astana, squadra con cui hai vinto tanto…

“Sono molto contento perché in Astana ritrovo persone per me importanti. Ci sono stati alti e bassi anche con loro, ma succede ovunque.” 

Torni da Beppe Martinelli. Chi è lui per te?

“Beppe è stata ed è una persona per me molto importante. Con lui sono riuscito ad ottenere grandissimi risultati e ho molta fiducia in lui. Negli anni è capitato di scontrarci, come succede anche nelle più belle famiglie, ma l’importante è saper trovare delle soluzioni. E con lui le ho sempre trovate.”

Cosa ti ha spinto a rimetterti in gioco con l’Astana?

“Ho cercato di fare la scelta migliore che potessi fare e con l’Astana ho grandi ricordi.” 

In cosa trovi la motivazione per affrontare i sacrifici che impone la vita da corridore? 

“Quello che faccio mi piace e quindi non è un peso. Ciò che pesa invece sono i lunghi ritiri o quando tra le varie corse sono lontano da casa per molto tempo. Non mi pesa solo oggi però, mi è sempre pesato.. Anche quando avevo vent’anni.” 

Hai vinto tutto. Hai dei rimpianti?

“Se potessi tornare indietro eviterei tutte le cadute, che non sono poche” (ride ndr). 

Il Giro di Lombardia è stata la tua ultima corsa in maglia Trek-Segafredo. Che squadra è stata per te?

“E’ stata una squadra con cui ho fatto fatica ad integrarmi per vari motivi, tra cui la lingua. E’ stato un passaggio importante però, perché era qualcosa che mi mancava. Quando inizialmente sono passato alla Trek-Segafredo mi sono trovato molto bene, poi dopo il lockdown qualche meccanismo si è rotto. Sono stati due anni difficili, sia fisicamente che mentalmente, in cui non sono riuscito a trovare il mio posto ideale.”

Hai già pensato a cosa farai una volta che il ciclismo non sarà più il tuo allenamento quotidiano?

“Non ci ho ancora pensato, ma mi piacerebbe rimanere nell’ambiente. E poi ho un sogno nel cassetto…” 

Quale?

“Mi piace andare in mountain-bike – del resto ho iniziato così ad andare in bici –  e per il mio fine carriera spero di poter fare qualche gara, così giusto per divertimento.” 

Un podio al Giro pensi possa essere ancora nelle tue corde? 

“Non so ancora quali saranno i miei programmi per la prossima stagione. Il podio al Giro? Perché no… ma bisogna stare con i piedi per terra, la concorrenza è altissima. E poi c’è la Parigi-Roubaix che non ho mai corso, magari la prossima stagione potrebbe essere quella giusta.”

C’è stato un momento in cui in assoluto ti sei sentito il più forte di tutti? 

“Ci sono stati dei giorni in cui mi sono sentito molto forte, ma in testa avevo qualche dubbio. Un esempio? Alla Milano-Sanremo 2018: lì ho capito di stare bene sulla Cipressa. Del resto poi le risposte le dà la strada. Al Tour de France 2014 invece mi sentivo imbattibile. Non c’è mai stato un giorno in cui non mi sia sentito bene.” 

Ad oggi si avverte l’assenza di un tuo erede. C’è qualche giovane che pensi possa emergere?

“Potrebbe esserci, ma noi italiani abbiamo bisogno di più tempo per poter maturare. Ganna per esempio quando è passato tra i professionisti, non era il corridore di oggi, aveva un grande motore ma è maturato con il passare del tempo.” 

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Foto: Lapresse