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Taekwondo, Vito Dell’Aquila: “Equilibrio tra istinto e ragione. Alle Olimpiadi per seguire il solco di Molfetta”

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Appena risponde al telefono per questa intervista, la prima cosa che si capisce è che Vito Dell’Aquila sia ‘nato pronto’. Il taekwondoka pugliese – classe 2000 – ha ben in mente quali sono i suoi obiettivi e sa che per arrivarci dovrà continuare a lavorare a questi traguardi giorno dopo giorno, come ha fatto quando si è allenato a casa (nei mesi di marzo, aprile e maggio) e come sta facendo ora, in attesa di tornare a misurarsi coi suoi avversari sul tatami.

Il taekwondo per lui è una scuola di vita, una palestra, un trampolino di lancio da cui spiccare il volo, con le Olimpiadi di Tokyo come pista per il primo atterraggio. Intervista a Vito Dell’Aquila. 

Vito, la prima domanda che ti facciamo è questa: riesci a tracciarci un bilancio di tutto questo periodo. che va dal mese di marzo ad oggi?

“Durante il lockdown mi sono allenato a casa, magari non nel migliore dei modi visto l’ambiente domestico ma comunque con tutte le attrezzature del caso, soprattutto per esercitarmi coi calci. Ho seguito il programma del preparatore atletico della nazionale che mi ha consentito di arrivare sino al mese di maggio in buona forma. Da quel momento in poi siamo potuti tornare all’Acqua Acetosa per ritrovare “la nostra normalità”: ora le cose, per quanto riguarda l’allenamento, vanno bene. E’ chiaro che mi manca e ci manca il poter gareggiare: competere, per vedere i frutti del nostro lavoro, è la nostra passione e il motivo per il quale saliamo sul tatami”.

La regina delle competizioni è l’Olimpiade. Tu hai solo vent’anni, ma hai già ottenuto il pass per la kermesse a Cinque Cerchi: come hai preso il rinvio di un anno della rassegna che si terrà a Tokyo nel 2021?
“Ci sono vari pro e contro. Io sono del 2000: per me un anno in più vuol dire acquisire maggior esperienza negli incontri, ma non solo, e questo lo ritengo un vantaggio. Se mi guardo indietro inoltre, vedo che negli ultimi tre anni ho fatto un sacco di gare per arrivare a centrare l’obiettivo di arrivare a Tokyo e questa interruzione sicuramente mi ha fornito un momento in cui potermi riposare. Dall’altro lato invece non posso negare che arrivavo in generale da un buon momento e questo potrebbe aver rotto un po’ quell’inerzia positiva.
Ciò detto il rinvio non mi crea nessun problema: l’importante è che l’anno prossimo le Olimpiadi si disputino, in caso contrario ne sarei davvero molto triste. Sono fiducioso, anche perchè la situazione mi sembra in miglioramento e tutti stanno facendo del loro meglio per arrivare all’evento nel miglior modo possibile”.

Rimaniamo sul tema olimpico stringendo un focus sull’Asia e sulle arti marziali: è vero che la terra del Sol Levante non è la culla assoluta del taekwondo, ma come ti immagini sarà combattere sul suolo asiatico?
“Il taekwondo nasce in Corea del Sud, le arti marziali scaturiscono tutte dall’Asia: ho sempre detto che quello è un posto che amo in generale. Il pensiero di andare a Tokyo è una cosa che mi gasa: non solo parteciperò alle Olimpiadi, ma lo farò in uno dei miei posti preferiti”.

Il Vito Dell’Aquila taekwondoka in questi anni ha raccolto risultati importanti e successi. Quali sono stati gli aspetti più importanti del tuo stile di combattimento e quali sono invece gli ambiti dove stai ulteriormente lavorando?
“L’esperienza fa molto. Oltre a questo, penso di essere migliorato molto a livello tattico: prima il mio stile era più aggressivo e meno ragionato, ora invece sto riuscendo a trovare il giusto equilibrio fra l’istinto e la ragione. Bisogna trovare il giusto mix fra attacco e difesa: se si ha solo una delle due componenti non si va da nessuna parte, chi vince praticamente sempre, come ad esempio il sudcoreano Jun Jang (numero uno del ranking della categoria dei -58 kg, ndr), è perchè ha completezza e sa fare tutto. A questo va aggiunta una formazione fisica diversa: quando sono arrivato a combattere pesavo 54 kg ora e per la mia categoria, quella della -58 kg ero “leggerino”, ora invece devo stare attento e seguire un determinato regime l’alimentare per restare nei parametri richiesti.
Concludo questa disamina parlandovi poi dell’aspetto mentale. Negli ultimi anni il percorso scolastico, con il necessario conseguimento del diploma che mi servirà poi per la carriera universitaria, mi ha portato via molte energie: ora invece sono più libero, mi concentro sul taekwondo appieno, non avendo altri pensieri”.

Ci hai accennato ora al tuo percorso scolastico. Ci può dire che tipo di maturità sei riuscito a conseguire e quale sarà poi in un futuro a lungo termine la tua idea come studente universitario?
“Ho conseguito la maturità scientifica. La mia idea in futuro, quando avrò concluso l’attività da sportivo, è quella di iscrivermi alla facoltà di “Scienze della comunicazione”: vorrei fare il giornalista sportivo. Mi piace scrivere e mi piacciono molto le materie letterarie”.

Spero che un giorno ci possa essere allora, se non ci ruberai il lavoro, la possibilità di essere a stretto contatto…
“Va bene (ci dice sorridendo)”. 

L’ultima domanda che ti facciamo è questa: stai riportando il taekwondo italiano alle Olimpiadi dopo un periodo di assenza, questo ti dà carica o ti porta pressione?
“Sinceramente non penso molto a questo discorso. Io voglio rappresentare la mia nazione al massimo e dar frutto ai sacrifici che la Federazione (FITA, ndr) ha fatto e sta facendo credendo in me. A mettere pressione a me stesso ci penso io: essere il rappresentate dell’Italia è bello, anche perchè sto riportando il movimento alle Olimpiadi dopo l’assenza che si è verificata a Rio 2016, ma seguendo il solco tracciato dall’oro di Carlo Molfetta a Londra 2012″.

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michele.cassano@oasport.it

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Foto: Luigi Mariani

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