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Atletica

Il ritorno di Johanelis Herrera: “Sono carica, farò anche i 200. Non ragiono più solo in ottica staffetta”

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Johanelis Herrera
Johanelis Herrera IPA Agency

Johanelis Herrera è stata l’ospite speciale dell’ultima puntata di Sprint Zone, trasmissione di approfondimento sull’atletica leggera condotta da Ferdinando Savarese e trasmessa sul canale Youtube di OA Sport. La sprinter italo-dominicana classe 1995 vanta un personale di 11.51 nei 100, ma la soddisfazione più bella della carriera se l’è tolta in staffetta con il record nazionale della 4×100 valevole per la settima piazza assoluta ai Mondiali di Doha 2019.

È un bellissimo ricordo che custodisco tutt’ora. Già essere entrate in finale per noi al tempo era stata una cosa che oltretutto non ci aspettavamo e devo anche dire che è stato grazie alla squalifica del Brasile, perché eravamo arrivate none e quindi prime delle escluse dalla finale. Poi durante le interviste abbiamo appunto saputo che il Brasile era stato squalificato e quindi siamo subentrate noi. Da lì quindi ci siamo gasate tantissimo e niente, poi appunto è arrivato questo record italiano sotto i 43 secondi. Siamo state le prime ragazze con Gloria Hooper, Irene Siragusa e Anna Bongiorni a infrangere questa barriera, che poi è stata infranta molte volte da tutte le giovani e le altre ragazze. Una bella soddisfazione. Al tempo noi ragazze avevamo sempre la meglio sui ragazzi. Mi ricordo che in ogni competizione internazionale che abbiamo fatto in quegli anni noi ragazze ci piazzavamo sempre meglio rispetto a loro, poi loro hanno deciso di vincere le Olimpiadi (ride, ndr). Comunque diciamo che fino a Doha 2019 ce la giocavamo ed era sempre 1-0 per noi“, racconta la trentenne azzurra.

Sulla sua infanzia ed il successivo avvicinamento all’atletica leggera:Sono nata a Santo Domingo e ho vissuto lì fino agli 11 anni, poi sono arrivata in Italia ormai grandicella nel 2006. Appena arrivata in Italia sono andata a Verona, dove sono cresciuta e dove sono stata anche scoperta dal mio primo allenatore Ernesto Paiola, che ringrazierò per sempre perché è una persona meravigliosa oltre appunto al ringraziarlo per avermi fatto scoprire questo mondo sportivo anche perché, devo ammetterlo, non ero una grande sportiva e non avevo mai praticato nessuno sport. È la classica storia di noi immigrati, che arriviamo in Italia e ci scoprono alle gare scolastiche. Quando mi ha visto che arrivavo davanti ai maschietti mi ha detto: ‘Ma perché non vieni a provare?’. All’inizio devo dire che non la prendevo molto sul serio, poi in quei pochi mesi che mi sono allenata un po’ più seriamente ho partecipato ai Campionati Italiani Cadetti sui 300 metri arrivando seconda e poi da lì quindi ho detto: ‘Ma perché non ci provo? Dai, vediamo come va’. E l’anno dopo ho vinto il mio primo titolo italiano a Rieti al primo anno allieva, quindi da lì diciamo che è stato amore e mi divertivo. Anche tutti i miei amici e le persone che conoscevo hanno fatto sì che io prendessi un po’ più seriamente questo sport“.

Sul grave infortunio rimediato nel 2020:Proprio all’inizio della stagione, a febbraio, alla prima gara indoor. Stavo facendo questa gara in Francia e purtroppo ai 40 metri ho sentito proprio il mio distacco subtotale dell’inserzione del tendine del bicipite destro. Purtroppo è stata una bella batosta. I medici mi avevano detto, senza molto tatto, che non sarei mai riuscita a correre come prima. È vero, ci ho messo un bel po’ a riprendermi e a ritrovare le sensazioni di una volta, però dopo l’infortunio io sono anche riuscita a eguagliare il mio personale sui 100 e ad andare vicina al personale sui 60. Poi purtroppo ci sono state anche una serie di sfortune che non mi hanno mai portata a esprimermi al meglio in questi anni, però penso assolutamente che si possa ritornare benissimo a correre forte anche dopo un infortunio del genere, se gestito bene ovviamente. Ovviamente io ringrazio tutt’ora Umberto Pegoraro perché al tempo ho fatto con lui la riabilitazione, ma appunto era appena scoppiata la pandemia, era stato tutto chiuso. Tutti i reparti anche riabilitativi erano stati appunto chiusi per poter gestire al meglio la pandemia e quindi non ho potuto eseguire una riabilitazione lineare e completa. Devo dire che a livello magari di sensazione ci ho messo due anni a sentirmi le gambe uguali e poi ovviamente ricercare la velocità non è stato facile, però non è impossibile assolutamente“.

Sul passaggio da Vicenza a Roma sotto la guida di Giorgio Frinolli:Con Umberto sono stata a Vicenza dal 2016 al 2020, poi dopo Tokyo ho proprio sentito l’esigenza di avere nuovi stimoli e di scendere a Roma, anche perché allo stesso tempo mi ero confrontata con la mia attuale compagna d’allenamento Zaynab Dosso e anche lei era di questa idea. A Vicenza avevo un gruppo di allenamento con il quale andavo d’accordissimo, siamo anche diventati amici. Al tempo mi allenavo anche con Michael Tumi, ma appunto era un maschio. Io avevo bisogno di stimoli del mio stesso livello al tempo. Diciamo che i nuovi stimoli mi hanno portata a venire qua. Sono molto soddisfatta di aver preso questa decisione perché qui a Roma, nonostante non mi sia espressa ancora come so di poter fare, comunque ho trovato una serenità e anche una famiglia che mi ha accolto benissimo e che anno dopo anno diventa sempre più solida, quindi sono felicissima di essere qua“.

Sui risultati dell’ultimo biennio:Durante l’anno olimpico nel 2024 mi sono presa la mononucleosi. Venivo da una preparazione invernale importante, nel senso che tutti i miei personali li avevo stracciati, riuscivo a tenere carichi di lavoro che prima non riuscivo a sopportare e quindi ero molto carica per quella stagione. Non ero a conoscenza di avere la mononucleosi, anche perché se vogliamo dirla tutta non ero neanche fidanzata, quindi purtroppo l’ho presa forse da un bicchiere, non si sa. In ogni caso questa cosa a livello psicologico mi ha veramente buttato giù, anche perché pure nel 2023 avevo eguagliato il mio personale e a quel punto volevo proprio frantumarlo. Questa cosa a livello mentale diciamo che mi ha un po’ destabilizzato per la stagione passata. Ero stata anche a Tenerife al caldo a gennaio, quindi preparazione delle indoor, e sono partita con un 7.40 e qualcosa sui 60, quindi ho detto ‘Ok, si parte da qua, adesso scendiamo’. Purtroppo mi sono caricata troppo di aspettative e questa cosa mi ha bloccata tanto, mi ha messo tante pressioni anche perché l’obiettivo che ho è quello di tornare in nazionale, quindi ho anche un po’ questa cosa di rincorrere un risultato o dimostrare che valgo ancora e che ci sono ancora. Però mi sono resa conto che questa cosa mi appesantiva troppo. Non sono molto soddisfatta quindi di come ho gestito la stagione, però io metto sempre anima e corpo in quello che faccio e per questo mi do un 6, ma non andrei oltre“.

Io sono carichissima, non vedo l’ora. Sto lavorando bene, sto avendo delle risposte anche a livello tecnico che mi vengono molto più facilmente e non devo pensare tanto come facevo gli anni scorsi. Le cose stanno funzionando, stanno prendendo forma, e non vedo l’ora di mettere tutto questo in pista senza pressioni e con divertimento. Questo è l’obiettivo. Io nasco proprio come duecentista, fin da piccolina anche quando ero cadetta facevo i 300 per lo più, poi da junior ho fatto i 200. Sì, facevo qualche 100 perché ovviamente mi divertiva anche quello e non mi venivano malissimo, però ero più improntata sui 200 e quest’anno con Giorgio stiamo correndo di più in vista di fare qualche 200 in più effettivamente“, aggiunge Herrera.

Sugli obiettivi per il 2026:Mi piace tantissimo la staffetta, è un lavoro di squadra e mi diverte tantissimo, però nell’atletica non esistono gli staffettisti specializzati. Io mi credevo tale, nel senso che il mio obiettivo era andare ai Mondiali, alle Olimpiadi o agli Europei con la staffetta. Ad oggi voglio assolutamente iniziare a gareggiare, fare delle gare importanti proprio per costruire il mio ranking e poter partecipare a queste manifestazioni a livello individuale. Penso di concentrarmi di più sui 200 quest’anno, però i 100 comunque sono importanti per la velocità e quindi non voglio accantonarli. Se ci sarà da scegliere anche solo in vista di un Campionato Italiano tra 100 e 200 sicuramente darò la priorità magari ao 200, però una cosa non elimina l’altra. A me diverte tantissimo fare le indoor, mi diverte proprio fare i 60. Ho anche un discreto 7.30 quando ero un po’ più piccolina e vorrei migliorarlo. Anche lì ovviamente cercherò di migliorarmi con l’obiettivo del Mondiale ma ci tengo un po’ meno, nel senso che se la qualificazione viene bene, altrimenti mi sono divertita un’altra volta alle indoor e poi penserò appunto alla stagione outdoor“.

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