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Atletica

Atletica, i possibili nomi nuovi dell’Italia per il 2026. Kelly Doualla al primo confronto tra le senior

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Kelly Doualla
Doualla Grana/FIDAL

Il 2025 dell’atletica italiana ha lasciato in eredità qualcosa che va oltre le medaglie e i titoli: la sensazione concreta che il ricambio generazionale non sia più un tema astratto, ma una realtà già visibile. I successi della Nazionale assoluta agli Europei a squadre e il dominio nelle rassegne giovanili hanno mostrato un movimento capace di produrre talento in modo continuo. Ora la sfida si sposta sul 2026, l’anno in cui molti di questi prospetti saranno chiamati a confrontarsi con il mondo senior senza più la protezione delle categorie giovanili.

Il dato più significativo non è solo quantitativo, ma qualitativo. I risultati arrivano da settori diversi, dai salti alla velocità, passando per le staffette, e raccontano di un’Italia che sta ampliando il proprio bacino tecnico. Un contesto che rende meno traumatico il passaggio generazionale e apre scenari interessanti in vista dei grandi appuntamenti internazionali.

Il nome che più di altri accompagna il presente e il futuro dell’atletica italiana è quello di Kelly Doualla. Classe 2009, talento precoce e già ampiamente sotto i riflettori, la velocista lombarda rappresenta il simbolo di una nuova generazione pronta ad affacciarsi sul mondo senior. Il 2026, in questo senso, potrebbe essere l’anno della prima vera verifica: non tanto sul piano dei risultati, quanto sulla capacità di reggere ritmi, pressioni e dinamiche completamente diverse rispetto alle categorie giovanili.

Doualla ha impressionato per naturalezza di corsa, qualità dello stacco e una fluidità che raramente si osserva a quell’età. I record giovanili e i successi internazionali l’hanno resa un caso mediatico, ma la gestione del suo percorso resta la vera sfida. L’ingresso graduale nel gruppo assoluto, magari attraverso le staffette, appare la strada più logica: un modo per fare esperienza senza caricare la giovane atleta di aspettative eccessive, preservando quella leggerezza mentale che oggi è uno dei suoi punti di forza.

Attorno a Doualla si muove un contesto estremamente fertile. Il 2025 ha confermato la solidità del sistema azzurro: la vittoria agli Europei a squadre e il dominio nelle rassegne giovanili hanno certificato che l’Italia non vive più di exploit isolati, ma di continuità tecnica. Il ricambio generazionale non è più un’ipotesi, bensì un processo in corso, con diversi atleti pronti a bussare alla porta delle competizioni senior.

Tra questi spicca Erika Saraceni, triplista che ha già dimostrato di poter competere ad alto livello anche tra le grandi. La sua crescita è stata lineare, senza forzature, e le misure ottenute la collocano in una dimensione europea di primo piano. In una specialità che da anni cerca una nuova protagonista, Saraceni rappresenta una certezza su cui costruire, più che una semplice promessa. Il settore dei salti continua a offrire spunti interessanti anche al maschile. Daniele Inzoli ha mostrato personalità e maturità agonistica fuori dal comune, qualità fondamentali nel passaggio alle competizioni assolute. Allo stesso modo, Francesco Crotti ha confermato come il talento possa tradursi rapidamente in risultati concreti, pur all’interno di un percorso ancora in piena evoluzione.

La velocità resta però il settore che più alimenta entusiasmo. Oltre a Doualla, il nome da seguire con attenzione è quello di Diego Nappi, capace di abbattere primati Under 18 anche in condizioni climatiche sfavorevoli. Un segnale che va oltre il dato cronometrico e parla di solidità tecnica e capacità di adattamento, due elementi cruciali per reggere l’impatto con il livello senior. Un capitolo a parte meritano le staffette, vero laboratorio del futuro azzurro. I risultati ottenuti nel 2025 hanno dimostrato come l’Italia sappia costruire gruppi competitivi, integrando giovani di grande talento con atleti più esperti. In questo contesto, il 2026 potrebbe diventare l’anno ideale per testare nuove soluzioni e valutare chi è pronto a fare il salto definitivo.

Il filo conduttore resta uno: la gestione del talento. Essere precoci può rappresentare un vantaggio, ma anche un rischio. Per questo il percorso verso il 2026 dovrà essere guidato con equilibrio, evitando accelerazioni inutili e proteggendo la crescita umana oltre che sportiva degli atleti più giovani. Doualla, in questo senso, è il banco di prova più evidente. L’Italia arriva al prossimo biennio con una base ampia, diversificata e credibile. Non tutti diventeranno protagonisti immediati, non tutti troveranno spazio fin da subito, ma il segnale è chiaro: il movimento ha profondità. E se il futuro dell’atletica azzurra passa anche dalla capacità di accompagnare questi talenti verso il mondo senior, il 2026 si candida a essere un anno chiave per capire quanto lontano potrà arrivare questa nuova generazione.