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Coppa Davis 2025: Italia-Spagna, la finale accende Bologna. Caccia al tris per gli azzurri

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Italia Coppa Davis
Italia / LaPresse

Un Paese ne aveva ospitato le fasi finali dal 2019 al 2024, l’altro le ospita dal 2025 al 2030. Italia e Spagna, senza i numeri 1 e 2 dei rispettivi Paesi, arrivano ugualmente a giocarsi la finale di Coppa Davis a Bologna, per quello che è il quattordicesimo capitolo di una saga dai contorni davvero particolari se si vanno a vedere i precedenti. E anche fatta di nomi storici.

Ci sono state tante epoche diverse in questo confronto: un isolato 1932 quando Giorgio De Stefani era il trascinatore italiano, gli Anni ’50 in cui si passava da Gianni Cucelli e Marcello Del Bello a Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola per l’Italia, ma anche ad Andres Gimeno per la Spagna, gli Anni ’60 in cui entravano in scena figure come Manolo Santana e Manuel Orantes. E poi i ’70 con José Higueras per gli iberici e, soprattutto, in casa azzurra la squadra diventata storica: Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli. Poi sono arrivati gli Anni ’90, in cui dove l’Italia non arrivava come altezze di classifica giungeva con scelte perfette di superficie (ne sanno qualcosa Omar Camporese, Cristiano Caratti, Renzo Furlan, Sergi Bruguera, Emilio Sanchez, Carlos Moya e Albert Costa in ordine sparso, senza dimenticare quella mezz’ora di Stefano Pescosolido contro Bruguera nel 1994). E infine, passato l’impossibile 2000 (che poi è anche l’anno della prima Davis spagnola), i duelli di Torre del Greco 2005 e Santander 2006, due spareggi in cui fu quasi sempre Rafael Nadal a spegnere i sogni azzurri.

Già, per un motivo o per un altro sono ben 19 gli anni passati dall’ultimo Italia-Spagna. Una sfida che, stavolta, è segnata quasi da una specie di ballo di chi c’è dietro. Nel senso che questa è stata la cavalcata dei vice-Sinner e Musetti da una parte, dei vice-Alcaraz e Davidovich Fokina dall’altra. Flavio Cobolli e Matteo Berrettini per l’Italia, Jaume Munar e Pablo Carreno Busta per la Spagna (ma con la viva collaborazione di Marcel Granollers e Pedro Martinez, autori di un doppio da spettacolo contro la Germania). Squadre che, da favorite, si sono ritrovate a ritagliarsi un ruolo diverso, ma che si vanno a riprendere quel ruolo da protagoniste che avevano alla vigilia.

L’Italia gioca la sua decima finale di Davis, la terza consecutiva e con questo format; per la Spagna si tratta invece dell’undicesima, la prima dal 2019, quando aveva bagnato con il successo l’edizione del debutto della nuova maniera di intendere la competizione a squadre. Maniera che, nel frattempo, ha diverse volte cambiato connotazione, a riprova del fatto che l’idea uscita dalla riforma di Orlando di giusto aveva ben poco (e difatti al momento si è tornati ad avere due turni preliminari col format casa-trasferta prima delle Final Eight, in attesa di possibili future ulteriori evoluzioni).

Quanto al discorso singolari, dovrebbe esserci il ritorno di Berrettini-Carreno Busta, entrambi scesi in classifica dopo i fasti del passato, ma che ricordano senz’altro bene di essersi scontrati due volte (ottavi Australian Open 2022, una delle migliori partite in carriera di Matteo, e primo turno di Montreal dello stesso anno, il torneo più incredibile della carriera del nativo di Gijon). Lo spazio, poi, sarà per Cobolli-Munar, e in questo caso è fresco il precedente di Shanghai, in cui l’iberico vinse 7-5 6-1 al secondo turno. Qui bisogna farne di attenzione, visto che proprio Munar è all’ultima partita di una stagione che lo ha visto trovarsi bene come mai sul veloce.

L’eventualità di un doppio è da tenere sempre in considerazione in un duello come questo, ed ecco che se, da una parte, Simone Bolelli e Andrea Vavassori possono essere chiamati a confermare le cose belle viste alle ATP Finals, dall’altra i già citati Granollers/Martinez hanno dalla loro il fatto di aver sconfitto un’altra coppia vera, Krawietz/Puetz, che sfiorava l’imbattibilità in Davis (nel senso che, tra tutti e due, avevano perso due partite in specialità).

L’incertezza è forte e tale resta, visto il livello dei giocatori e anche le storie di ciascuno di loro. Sarà anche un ritrovarsi di fronte per Filippo Volandri e David Ferrer, con il livornese che di fronte al valenciano ci ha fondamentalmente chiuso la carriera, con una partita orgogliosa al massimo agli Internazionali d’Italia 2016. Il capitano azzurro, contro l’omologo iberico, non è mai riuscito a prevalere in carriera (sebbene i confronti siano stati appena tre, e in fasi incredibilmente diverse della carriera). Potrebbe riuscirci in un altro ruolo. L’Italia aspetta con una certa trepidazione, perché ci sono state già emozioni non da poco (leggere alla voce Cobolli-Bergs) e tante ancora sono pronte ad arrivare. L’appuntamento è per le 15, e non sarà solo Bologna ad attenderlo. E poi, chissà, potrebbe essere ancora doppietta al fianco dell’Italia di Billie Jean King Cup.