Tennis
Alexander Zverev piega Ben Shelton in due set e inizia bene l’avventura nelle ATP Finals 2025
Alexander Zverev ha iniziato bene il proprio cammino nelle ATP Finals 2025. All’Inalpi Arena di Torino, il n.3 del ranking si è imposto nel primo incontro del Gruppo Borg contro l’americano Ben Shelton (n.6 ATP) con lo score di 6-3 7-6 (6) in 1 ora e 34 minuti di gioco.
Dopo aver dominato il primo parziale, il tedesco ha rischiato grosso di capitolare nel tie-break del secondo parziale, fronteggiando e annullando tre set-point. Shelton ha di che rammaricarsi, per le chance non sfruttate. Jannik Sinner, da questo punto di vista, avrà preso nota, visto il suo esordio domani nel secondo incontro del raggruppamento contro il canadese Felix-Auger Aliassime.
Nel primo set sono i servizi a farla da padroni nei primi quattro game. Shelton sfrutta tanto le rotazioni mancine, cercando di pungere Zverev sul dritto. Nello stesso tempo, il teutonico prova a incidere sul rovescio del rivale. Il maggior ordine in campo di Sascha è la carta vincente in questa frazione, visto che lo statunitense ne combina di tutti i colori nel quinto game, perdendo malamente a zero il turno al servizio. Tanta confusione nel tennis del ragazzo degli States, che replica in negativo nel nono game, consegnando il parziale al suo rivale sul 6-3.
Nel secondo set Shelton trova un numero di vincenti superiore e soprattutto scambia meglio da fondo con Zverev, giocando estremamente bene col rovescio incrociato. Questo gli consente di annullare due palle break nel quarto game e di trascinare al tie-break l’avversario. L’americano va d’istinto e con alcuni winners pregevoli, tra cui un passante di dritto lungolinea spettacolare, va sul 6-3 e con due servizi a disposizione per chiudere. La luce si spegne e il tedesco non si lascia pregare, cancellando tre palle set e chiudendo sull’8-6 con l’ennesimo gratuito di Ben.
Leggendo le statistiche, a destare sensazione è il 24% dei punti vinti da Shelton con la seconda di servizio, rispetto al 70% di Zverev. Un differenziale enorme che sta a certificare quanto lo statunitense abbia faticato a tenere da fondo.
