Basket
L’agguato contro Pistoia era premeditato e pianificato. Continuano le indagini
C’è un confine, sottile ma netto, che separa la passione sportiva dall’odio cieco. A Rieti, quel confine è stato nuovamente calpestato, trasformando una domenica di basket in un dramma assurdo. Raffaele Marianella, 57 anni, secondo autista del pullman che riportava a casa i tifosi di Pistoia, è morto dopo essere stato colpito da un sasso lanciato contro il parabrezza del mezzo.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’agguato sarebbe stato pianificato: la sassaiola è avvenuta sulla statale Rieti-Terni, poco dopo che la scorta di polizia aveva lasciato il bus dei tifosi ospiti. I responsabili avrebbero atteso quel momento per colpire, con modalità che il procuratore Paolo Auriemma non ha esitato a definire “di stampo criminale”. Si indaga per omicidio aggravato da futili motivi. Dodici persone, tra cui un minorenne, sono state identificate e ascoltate, ma al momento non ci sono indagati ufficiali. Gli investigatori cercheranno ora tracce di Dna sul sasso che ha ucciso Marianella.
Le immagini delle telecamere e i dati delle celle telefoniche potrebbero aiutare a ricostruire la catena di comando di un’azione premeditata e vile. La violenza da stadio, che sembrava relegata a un passato di curve incandescenti e rivalità esasperate, riemerge oggi in un contesto che dovrebbe essere diverso: il basket, lo sport “di famiglia”, l’arena dove bambini e genitori siedono fianco a fianco.
In risposta alla tragedia, è stato ovviamente annullato lo scrimmage che la nazionale maggiore dovuto svolgere proprio a Rieti contro la Sebastiani il 22 ottobre, a conclusione del primo mini-raduno del nuovo ct della Nazionale Luca Banchi.
Quella di Rieti non è solo una cronaca nera: è il simbolo di un degrado culturale che scavalca recinti e discipline. Lo sport italiano, ancora una volta, paga il prezzo dell’impunità e della mancanza di educazione civica che alimentano il tifo malato. Mentre la giustizia cerca i colpevoli materiali, la domanda resta: quanto ancora dovrà morire lo sport prima che la società tutta si prenda la responsabilità di cambiarlo davvero?
