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Giorgio Armani è morto. Signore della moda, fu patron dell’Olimpia Milano e vestì tanto sport italiano

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Giorgio Armani
Giorgio Armani / Ciamillo

Pochi minuti fa è arrivata la notizia della morte, al termine di un ricovero a lungo tenuto segreto, di Giorgio Armani. Il popolarissimo stilista aveva 91 anni. Attraverso le sue intuizioni, prima fra tutte la giacca destrutturata che è stata talmente dirompente da valergli la copertina di Time, ha cambiato in maniera totale il mondo della moda. E lo ha fatto rimanendo sempre quello che era: un grandissimo signore dalla classe estremamente rara.

Il suo nome, oltre a essere legato per sempre e in maniera inestricabile alla città di Milano, dove si trasferì da Piacenza ai tempi del liceo (1949) e dove ha costruito il suo immenso impero, è profondamente unito allo sport. Nel calcio, in particolare, ha disegnato la maglia della squadra di calcio della sua città, appunto il Piacenza, e più avanti quelle del Chelsea e della Nazionale inglese.

Armani, però, è stato soprattutto l’uomo che ha contribuito a togliere l’Olimpia Milano da pesantissime sabbie mobili nel 2004. Fu quello l’anno in cui entrò come sponsor nell’universo Olimpia, attraverso Armani Jeans. In quella stessa stagione 2004-2005 Milano ritornò in finale scudetto, poi ricominciò a stabilirsi nei piani alti del basket nazionale. Nel 2008 Armani rilevò le quote di Giorgio Corbelli e dell’Olimpia divenne patron, con Livio Proli e poi Pantaleo Dell’Orco (che adesso sarà l’uomo principale dell’intero gruppo Armani) nel ruolo di presidenza. Durante questa era sono arrivati 6 scudetti, 5 Supercoppe italiane, 4 Coppe Italia e il ritorno dopo quasi trent’anni alle Final Four di Eurolega. E non è un caso che Armani sia entrato proprio nella pallacanestro: è il suo sport, che praticava anche in gioventù.

Attraverso il marchio EA7, Armani ha vestito anche le spedizioni italiane alle Olimpiadi fin da Londra 2012. Tale marchio è diventato di estrema notorietà anche nel tennis: sono tantissimi i giocatori che lo vestono, tra cui Matteo Arnaldi, Luciano Darderi, Simone Bolelli, Andrea Vavassori e Lucia Bronzetti, oltre a Fabio Fognini nella seconda parte della carriera e a Filippo Volandri nel pieno della sua, quando EA7 non aveva ancora raggiunto l’attuale notorietà. Oggi il marchio è anche fornitore tecnico del Napoli nel calcio.

Questo per rimarcare quanto sia stato importante il segno di Giorgio Armani anche nello sport, che era inserito a pieno titolo nella sua vita. Una vita di enorme successo, ma anche di capacità d’intuire prima degli altri tante cose. Come nel 2020, quando il Covid stava per travolgere tutto e tutti e rinunciò alle passerelle dal vivo, in nome della salute e sicurezza generale. E fu lui ad avviare la produzione di camici ospedalieri monouso nel momento in cui erano diventati impossibili da trovare. Sabato e domenica, a Milano, verrà allestita la camera ardente. E la città, pian piano, sarà pronta a tributare l’ultimo saluto a uno dei suoi simboli, sempre in movimento, sempre all’azione. Fino all’ultimo.

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