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Boxe

Boxe, l’Italia deve ingranare nel nuovo ciclo olimpico: una medaglia mondiale e tante sconfitte premature

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Diego Lenzi
Lenzi / Lapresse

L’Italia della boxe ha incominciato ha incominciato un nuovo ciclo, il quadro federale è stato in parte rivisto, lo staff tecnico è cambiato, un riferimento come Irma Testa si è defilata (per sempre?) e si è deciso di fare a meno di Aziz Abbes Mouhiidine (due volte argento iridato). La spedizione ai Mondiali 2025 non è stata esaltante: la nota lieta è la medaglia di bronzo conquistata da Sirine Charaabi tra le 54 kg (tra l’altro battendo ai quarti la turca Akbas, argento alle Olimpiadi di Parigi 2024), ma sono anche arrivate diverse controprestazioni.

La sconfitta ai quarti di finale di Diego Lenzi contro il cinese Bayikewuzi farà discutere per i due warning inflitti nel secondo round al nostro peso supermassimo, che sembrava in controllo del confronto e con la possibilità di entrare in zona medaglie. Giovanna Marchese ha potuto dire poco contro l’uzbeka Bobokulova nei quarti di finale tra le 48 kg. Il computo dei pugili azzurri entrati almeno tra i migliori otto della rassegna iridata finisce qui. Nove incontri vinti su ventuno disputati sono un bottino oggettivamente molto magro.

Il promettente Salvatore Attrattivo è piaciuto al primo turno tra i 50 kg, ma ha perso per split decision discutibile contro l’inglese Redshaw. Il già professionista Vincenzo Lizzi ha perso al debutto tra gli 85 kg contro il bulgaro Boldirev, anche un esperto come Salvatore Cavallaro si è fermato all’esordio tra i 70 kg contro il turco Ekinci. La strada è molto lunga, occorrerà lavorare alacremente, allargare il bacino, provare a trovare anche nuovi elementi e sperare anche in una maggiore oggettività nei giudizi a bordo ring: il problema della boxe dilettantistica resta quello dell’imparzialità e anche con la nuova Federazione non sembra essere cambiato nulla.