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Ginnastica artistica, l’Italia dei Moschettieri conquista solidi trionfi. Macchini divampa, Lodadio ritorna. E il rebus olimpico…

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Italia ginnastica Moschettieri

Bisogna sempre ricordarsi da dove si arriva, non dimenticandosi mai l’arduo cammino compiuto e le criticità affrontate lungo il percorso. Dal 19mo posto ai Mondiali, punto più basso del movimento tricolore, all’apoteosi continentale. Tutto nel giro di otto anni. I Moschettieri si sono laureati Campioni d’Europa, imponendosi nella gara a squadre andata in scena sulla pedana di Antalya. L’Italia della ginnastica artistica è definitivamente risorta dalle proprie ceneri, lo ha fatto passando per mille peripezie, superando gli ostacoli con rinnovata fiducia, riuscendo nel frattempo a mettersi al collo una medaglia d’argento nel team event in ambito europeo e a sfiorare il podio in occasione dell’ultima rassegna iridata.

Gestione e programmazione encomiabili, tanto lavoro, la nascita di una certa consapevolezza nei propri mezzi, la volontà di allestire una squadra unita, fondata sulla media, sulla sostanza, sulla capacità di aiutarsi l’uno con l’altro: dove non non arriva un singolo, ecco che arrivano i compagni. Coesi, compatti, giovani, motivati, solidi, precisi, concreti e senza fronzoli. Cinque uomini all’arrembaggio, tra l’altro senza il leader Nicola Bartolini, ex Campione del Mondo al corpo libero e assente a causa di un piccolo infortunio. L’intero Vecchio Continente si è dovuto inchinare al cospetto del tricolore, al termine di una gara in cui i nostri portacolori non hanno sbagliato davvero nulla nell’arco di sei rotazioni di assoluto spessore tecnico.

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Yumin Abbadini e Lorenzo Minh Casali, due splendidi generalisti tra l’altro capaci di agguantare la top-10 nella finale all-around (il marchigiano non era nemmeno in perfette condizioni fisiche, il bergamasco è in crescita esponenziale e infatti ha raggiunto anche la finale di specialità al cavallo con maniglie). Mario Macchiati, una splendida riscoperta degli ultimi mesi, che purtroppo ha commesso una sbavatura sulle amate parallele pari (era reduce dal trionfo in Deutscher Pokal e puntava all’atto conclusivo, nel complesso ha fornito un contributo degno di nota). Matteo Levantesi, ormai un pilastro del gruppo, stupenda rilevazione l’anno scorso e questa volta ancora finalista sugli staggi, dove ha tentato il tutto per tutto per fare saltare il banco (è arrivato un errore che lo ha privato della possibilità di conquistare una medaglia, ma merita tanti applausi).

Secondo podio consecutivo a squadre per Abbadini, Casali e Levantesi, mentre è una prima volta assoluta per il veterano Marco Lodadio. Il romano è indubbiamente uno dei fari del movimento tricolore, ma non aveva mai avuto la possibilità di festeggiare insieme ai compagni. Questa volta è stato un mattatore, anche perché non soltanto ha piazzato la sua stoccata agli anelli, ma si è sacrificato con grande ardore tra volteggio e corpo libero. Il Cavaliere del Castello si è fermato al quarto posto nella finale di specialità sul suo attrezzo prediletto (a 67 millesimi dal bronzo) dopo essere salito sul podio per tre volte ai Mondiali, ma ha ribadito di avere pienamente recuperato dopo i problemi fisici: ci sono da sistemare alcuni dettagli, ma ora è lecito sognare in grande in vista dei prossimi appuntamenti.

Carlo Macchini non era stato inserito in squadra e dunque non ha potuto festeggiare l’oro, ma da individualista ha trovato modo e spazio per risplendere, mettendosi al collo un magico argento alla sbarra. Dopo due quarti posti agli Europei e una quarta piazza ai Mondiali, il ribattezzato Bistecca ha trovato il primo grande risultato internazionale (eccezion fatta per i podi in Coppa del Mondo) e ha dimostrato che va tenuto in forte considerazione per il quintetto, anche perché ha dalla sua un cavallo con maniglie decisamente interessante. Tra l’altro si è fermato ad appena 33 millesimi dal trionfo, probabilmente a causa di un’incertezza in uscita. Va ricordato che l’Italia non faceva festa alla sbarra dai tempi di Igor Cassina, ovvero 16 anni fa.

A questo punto la palla passa al DT Giuseppe Cocciaro, spesso sottostimato ma il cui lavoro svolto negli ultimi anni è stato sontuoso e i risultati sono evidenti. Perfetta la sua gestione degli incastri (decisamente complicata con sei attrezzi da tenere in considerazione), ma ora emerge un chiaro rebus sul quintetto in vista dei Mondiali e delle Olimpiadi di Parigi 2024 (questa squadra non può avere paura della qualificazione, che dovrà essere conquistata durante la prossima rassegna iridata ad Anversa). Abbadini e Casali sono completi e fondamentali, Lodadio ha il picco agli anelli e due esercizi di affiancamento interessanti, Bartolini ha la stoccata al corpo libero e una serie di esercizi a supporto di qualità, Macchini è uomo da medaglia, ma anche Levantesi ha potenziale e non mancano altri nomi da valutare. Situazione non semplice, ma per fortuna l’Italia ha l’abbondanza che inseguiva da anni.

Foto: Photo LiveMedia/Filippo Tomasi