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Ginnastica, Italia rinata dalle ceneri: da 19mi a quarti, i Moschettieri sono Mondiali. Squadra storica al tavolo con i maestri

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Mondiali 2015 di ginnastica artistica. L’Italia maschile resta fuori dalla top-16 ed è nelle retrovie del panorama internazionale: non si può nemmeno andare al Test Event che assegna gli ultimi posti per le Olimpiadi di Rio 2016. Ai tempi dire che si era in Serie C non era errato: le prime otto staccavano il biglietto per i Giochi, altre otto si fronteggiavano nel “ripescaggio” per gli ultimi quattro pass, mentre gli azzurri erano fuori da tutto, addirittura 19mi preceduti da realtà con poco credito in ambito ginnico (leggasi Colombia). Il momento più basso del movimento tricolore, causa di una gestione e di una programmazione purtroppo poco brillante dopo l’epopea dei grandi fuoriclasse che tennero botta nei tre lustri precedenti sui singoli attrezzi.

Mondiali 2019. Da Glasgow a Stoccarda. La nostra Nazionale è sicuramente migliorata e in crescita, è nato un gruppo e si è mosso qualcosa, i miglioramenti sono tangibili, si disputa una bella gara, ma si palesa una beffa atroce: tredicesimo posto alle spalle della Germania, la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo sfuma per 512 millesimi. Gli azzurri avevano visibilmente dato l’anima in quella circostanza, ma gettare il cuore oltre l’ostacolo non era stato sufficiente. Per due cicli a cinque cerchi consecutivi, il Bel Paese non ha potuto portare la propria squadra ai Giochi: ci si è dovuti accontentare delle presenze di Ludovico Edalli (in entrambe le occasioni, da all-arounder) e di Marco Lodadio (in Giappone, da argento iridato agli anelli).

Mondiali 2022. Curiosamente si ritorna in Gran Bretagna dopo il disastro di sette anni prima. A Liverpool è però tutta un’altra musica, anche perché i Moschettieri sono reduci dalla storica medaglia d’argento conquistata agli Europei un paio di mesi prima. Mai sul podio continentale in precedenza, i ragazzi del DT Giuseppe Cocciaro sono ormai entrati in una nuova dimensione: coesi, compatti, giovani, motivati, solidi, precisi, concreti e senza fronzoli. Si viaggia sulla media, sulla sostanza, sulla capacità di aiutarsi l’uno con l’altro: gli ingredienti fondamentali per esaltare una squadra, un gruppo di lavoro, una famiglia. Dove non arriva un singolo, ecco che arrivano i compagni.

Ginnastica artistica, l’Italia accarezza la magia di bronzo ai Mondiali. I Moschettieri sognano, poi la doccia fredda. Trionfo Cina

La ricetta del buon quintetto porta alla qualificazione a una storica finale nella gara a squadre, mai giunta nel Terzo Millenio (da quando è stata allargata alle migliori otto compagini). Nella prova che premia la validità e la profondità del movimento ginnico di un intero Paese, finalmente l’Italia è presente. Seduti al tavolo delle grandi, in mezzo a corazzate blasonate come Cina, Giappone, USA, Gran Bretagna. Se l’accesso all’atto conclusivo sembrava già essere storico (anche perché il migliori risultato degli ultimi sessant’anni era il quinto posto del 1962), quello che è successo in finale ha avuto dell’incredibile.

Credere a questa squadra era assolutamente dovuto e i risultati degli ultimi mesi parlavano in favore degli azzurri, ma aspettarsela in lotta addirittura per le medaglie per sei rotazioni di rara beltà era difficilmente immaginabile. Bisogna avere sempre fede. Soltanto qualche sbavatura di Nicola Bartolini al cavallo con maniglie (ma dopo degli eccellenti esercizi al volteggio e al corpo libero) e la caduta di Yumin Abbadini dall’attrezzo più ostico del lotto (proprio nella fase finale dell’ultimo esercizio della serata…) ci hanno ridestato. La medaglia di bronzo, finita al collo della Gran Bretagna, era lontana soltanto 1.2 punti. Dal diciannovesimo posto al quarto posto in sette anni: l’Italia ha ritrovato la sua dimensione nel mondo, alle spalle di Cina, Giappone, Gran Bretagna e davanti agli USA.

La tanto agognata qualificazione olimpica non viene acciuffata alla prima occasione utile, ma ora passare dai Mondiali 2023 (nove pass per i Giochi verranno messi in palio ad Anversa) fa oggettivamente meno paura. L’Italia ha conquistato soltanto tre medaglie nel team event in una rassegna iridata, ma bisogna tornare indietro di più di un secolo per trovare i bronzi del 1909, 1911, 1913: fosse arrivata questa sera avremmo assistito a qualcosa di davvero leggendario, anche perché la geopolitica sportiva è totalmente cambiata e la concorrenza è decisamente più quotata. Rinati dalle ceneri, cresciuti perentoriamente, tornati a brillare. Della formazione del 2015 è rimasto soltanto Nicola Bartolini, che era presente anche nel 2019 insieme a Carlo Macchini. La musica è cambiata e nessun traguardo sembra essere irraggiungibile.

Foto: Simone Ferrario/FGI