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PallavoloTokyo 2021

Volley femminile, l’Italia verso Parigi 2024. Il gruppo rimarrà il medesimo, con qualche ritocco. Serve una vice-Egonu

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Non è tutto sbagliato, non è tutto da rifare. La Nazionale di volley femminile, diciamolo, è stata una delle delusioni più grandi a Tokyo 2021. Le premesse per colmare la lacuna delle zero medaglie olimpiche nella storia di questa disciplina al femminile c’erano tutte ma il campo ha bocciato clamorosamente la squadra di Davide Mazzanti che ha iniziato a perdere nella sfida apparentemente insignificante contro la Cina e poi ha mollato clamorosamente la presa nel quarto di finale contro la Serbia.

Non va però dimenticato che questa squadra ha demolito avversarie del calibro di Russia e Turchia e, in una delle partite chiave dei Giochi, ha tenuto testa per tre set e mezzo alla squadra che oggi si è laureata campionessa olimpica, gli Stati Uniti. La delusione è forte, quasi cocente, perché le aspettative erano altre e, visto il livello tecnico complessivo del torneo, anche fondate. La Francia al maschile insegna che non servono rivoluzioni dopo un fallimento olimpico: il gruppo dei transalpini era molto simile a quello della debacle di Rio (uscita al primo turno) e oggi la Francia è sul gradino più alto del podio a Cinque Cerchi.

Mazzanti ripartirà da questo gruppo con un paio di obiettivi da perseguire. Il primo è quello di lavorare per innalzare il livello delle alzatrici azzurre. Malinov e Orro a Tokyo non hanno retto il confronto con le tre o quattro “colleghe” che si sono spartite i posti sul podio. Quello dell’alzatrice, però, è un ruolo particolare: non si finisce mai di crescere e magari la maturità si raggiunge avanti con gli anni, quindi vale la pena continuare a investire su questo progetto ma contestualmente è necessario un lavoro capillare su eventuali sostitute. L’Italia impera a livello tecnico in giro per il mondo (Lavarini, Mazzanti, Guidetti, Busato: quattro tecnici su otto nei quarti a Tokyo erano italiani, tanto per buttare lì un dato), l’Italia non è la Russia ancorata a vecchi dogmi pallavolistici, e dunque per uno staff tecnico inculcare alla nuova (ma anche alla vecchia) generazione una filosofia di gioco che si sta rivelando vincente negli ultimi anni (Ognjenovic e Poulter insegnano) non dovrebbe essere una missione impossibile.

A livello giovanile la Nazionale azzurra è dominante in Europa e molto competitiva (spesso vincente) nel mondo. I ricambi non mancano ed è su questi che va fatto un lavoro specifico che non può essere solo allenamento e panchina nel club di appartenenza (Club Italia compreso). Lo staff tecnico azzurro è di primissimo livello, la Fipav è sicuramente sensibile a questo argomento: vediamo se può uscire un progetto per fare in modo che nei prossimi anni, quando si parla dell’Italia, non si faccia scattare il consueto tormentone: “Il problema è l’alzatore“.

A Tokyo è emerso un altro problema di questa Nazionale: la ricezione. Sylla (non al meglio) e Pietrini, per quanto abbiano lavorato su questo fondamentale, spesso vanno in sofferenza e di conseguenza le difficoltà in cabina di regia partono proprio da questi black out che costringono alzatrici già al limite delle loro potenzialità a cercare soluzioni ideali in condizioni tutt’altro che ideali. Un problema che, va detto, nel ciclo che ha avuto come momento centrale il Mondiale 2018, è stato nascosto dalle qualità immense di Lucia Bosetti, la cui presenza in campo, nonostante le buone prestazioni della sorella Caterina, uno dei punti fermi di questa Nazionale in prospettiva futura, dava sicurezza a tutto il reparto di martelli ricevitori e non solo. Anche qui c’è un lavoro da fare, c’è una cultura da instillare alle ragazze più giovani: si può anche fare in fretta a trovare buonissime interpreti di questo ruolo che possano insidiare le attuali titolari, basti guardare ciò che in due anni è accaduto in campo maschile, dal deserto all’abbondanza.

Nel ruolo di opposto Paola Egonu vista fino alla partita con la Turchia basterebbe e avanzerebbe ma anche la più forte giocatrice al mondo (non sono tre partite, seppur fondamentali, a spostare gli equilibri in questo senso, anche perché la sua “rivale” Boskovic avrà pure vinto lo scontro diretto ed il bronzo olimpico ma ancora una volta nell’occasione più importante, quella della semifinale con il Brasile, si è sciolta come neve al sole) ogni tanto può avere un passaggio a vuoto. Quella vista a Tokyo solo a sprazzi era parente con la giocatrice che aveva dominato in lungo e in largo la stagione del Club e oggettivamente la storiella dell’alzatore non all’altezza regge fino a un certo punto perché non erano certo palloni ingiocabili tutti quelli che Egonu ha sparato fuori nelle sfide decisive, in particolare con Cina e Serbia. Urge una sostituta credibile e in grado di sostenere la baracca anche nei giorni (si spera pochi) in cui Egonu non è al meglio e Nwakalor di alcune partite di VNL ha tutte le carte in regola per dare queste garanzie ma in arrivo ci sono altre ragazze che promettono molto bene.

In sostanza si parte da una base alta: il gruppo di Tokyo, con un paio di aggiustamenti, è in grado di affrontare con successo le prossime sfide e mettersi a piangere sul latte versato, oggi, serve a poco. Serve un progetto di lavoro in base anche a un’analisi seria di cosa non ha funzionato, dalla mancata partecipazione alla VNL (la Serbia, bronzo olimpico, non c’era con le titolari a Rimini), alla gestione di certi equilibri di squadra (cambio di capitano in corsa e polemica di Mazzanti sull’utilizzo dei social), alla convocazione di quattro centrali, a discapito delle bande, per poi di fatto utilizzarne solo due, con qualche apparizione di Chirichella, e serve ripartire con la consapevolezza di essere una delle realtà più importanti al mondo.

Foto: FIVB