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Basket, Alessandro Gentile: “Nazionale? Per ora non è un obiettivo, dopo il Covid nessuna chiamata per sapere come stavo”. E su Varese…

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Nella scorsa annata aveva dovuto chiudere in anticipo la stagione, a causa del contatto ravvicinato con il Covid-19 con il quale ha convissuto molto a lungo. Alessandro Gentile, dopo la seconda volta all’Estudiantes, ritorna sì in biancorosso, ma con la maglia di Varese. Un nuovo atto di rinascita per la seconda parte della carriera di un giocatore che ha vissuto fasi molto alterne, e che dalle pagine della Gazzetta dello Sport lancia messaggi chiari.

Sulla scelta di Varese: “Ha subito manifestato un grande interesse, coach Vertemati e il g.m. Conti sono venuti a parlarmi di persona. Mi è bastato un giorno per decidere. Il coach ha inciso tanto, ma non è stato l’unico motivo. Certo, Vertemati è stato il mio tutore, vivevamo insieme nella foresteria, il nostro rapporto va oltre il basket. Tra noi c’è affetto e grande stima“.

Sull’esperienza del Covid: “Esperienza dura. Molto. Sia dal punto di vista fisico che psicologico. 11 virus mi ha insegnato che la vita può essere molto fragile e quindi bisogna dare il giusto peso alle cose. Mi godo ciò che prima davo per scontato. A volte mi arrabbiavo per delle fesserie, non è più cosi. Vivo la vita con serenità e gratitudine, sono una persona fortunata. E vaccinata. La tutela della salute è al primo posto“.

Sul significato di Varese: “Pozzecco, Andrea e Dino Meneghin. In tempi più recenti una stella come Scola. Parliamo di un club con una storia incredibile al le spalle. A noi piacerebbe riportare l’entusiasmo che c’era ai tempi in cui il Poz giocava. Restiamo con i piedi per terra, ma siamo anche consapevoli di quanto, questa piena meriti una squadra di alto livello“.

La pallacanestro non lo divertiva più: “Io sono arrivato in alto molto in fretta. Tutto è successo velocemente, amplificando gioie e dolori. Ora sono più sereno e guardo al bello della vita che per me significa la famiglia, mio nipote, il mio cane e la pallacanestro“.

E poi qualche problema di troppo con la Nazionale: “Dopo il Covid non ho ricevuto alcuna telefonata, non dico certo per una convocazione, ma solo per sapere come stavo. Ho vestito per tanti anni la maglia azzurra e ci sono rimasto male. Sono felice per la grande estate vissuta dall’Italia, ma per ora non voglio fare parte del gruppo. La Nazionale non è un obiettivo“.

Credit: Ciamillo

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