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Ciclismo

Ciclismo, povera Italia! Un 8° posto come miglior piazzamento nelle Classiche Monumento di primavera

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Sonny Colbrelli 8° alla Milano-Sanremo, Alberto Bettiol 28° al Giro delle Fiandre, Davide Formolo 16° alla Liegi-Bastogne-Liegi. Sono questi i migliori piazzamenti ottenuti dagli italiani nelle ultime Classiche Monumento, disputate a inizio primavera come da tradizione (nel 2020 le corse vennero rinviate alla seconda parte dell’anno a causa della pandemia). Proseguiamo col 7° posto di Kristian Sbaragli alla Amstel Gold Race (prestigiosa Classica, ma non una delle cinque Monumento). Passando alle semiclassiche di maggior rilievo: Giacomo Nizzolo 2° alla Gent-Wevelgem davanti a Matteo Trentin e a Sonny Colbrelli; Kristian Sbaragli 25° alla Freccia Vallone.

Un panorama davvero desolante per l’Italia, storicamente un Paese di riferimento nel panorama ciclistico internazionale ma ormai entrata in una gravissima crisi di risultati e con un orizzonte nebuloso. Le Classiche di Primavera erano spesso terra di conquista per i ciclisti italiani, ma negli ultimi anni le criticità sono emerse in maniera dirompente: Vincenzo Nibali ha vinto due Giri di Lombardia (2015 e 2017) e la Milano-Sanremo nel 2018, ma lo Squalo ha interrotto un digiuno italiano nelle Monumento che durava da addirittura sette anni (l’ultimo sigillo portava la firma di Damiano Cunego nella Classica delle Foglie Morte del 2008). Un italiano non vince la Parigi-Roubaix dal 1999 (Andrea Tafi), la Liegi-Bastogne-Liegi dal 2007 (Danilo di Luca), la Milano-Sanremo dal 2018, il Lombardia dal 2017.

Al Giro delle Fiandre 2019 arrivò l’exploit di Alberto Bettiol, ma è innegabile la crisi in cui il movimento italiano è entrata (la musica non è poi tanto diversa nelle grandi corse a tappe). L’ultima primavera ha messo in chiara evidenza il gap tra l’Italia e le Nazioni ormai diventate di riferimento: nessun nostro portacolori nella top-10 alla Doyenne e alla Ronde, un ottavo posto nella Classicissima di Primavera. Oggettivamente troppo poco. Lo scenario non sarebbe mutato più di tanto se si fosse disputata la Parigi-Roubaix, rinviata a ottobre a causa dell’emergenza sanitaria. Anzi, lo spostamento del ribattezzato Inferno del Nord potrebbe anche essere un bene per il Bel Paese, visto che in autunno potrebbero prendervi parte Filippo Ganna e Gianni Moscon (infortunato fino a poche settimane fa).

Le ragioni di questo tracollo, che coincide col sesto posto nel ranking UCI per Nazioni (nell’ultima settimana si è persa un’ulteriore posizione), sono molteplici e gli esperti del settore ci stanno ragionando da tempo. Citiamo soltanto alcuni motivi, riprendendo in parte quanto ha dichiarato Beppe Martinelli in un’intervista rilasciata a OA Sport: l’assenza di una squadra italiana World Tour, un numero di praticanti al ribasso anche per la pericolosità delle strade e per i tanti incidenti, la presenza di corridori italiani in formazioni straniere dove sono costretti a fare da gregari, la crisi economica. Stiamo vivendo un buco generazionale ormai evidente, con la speranza che tra qualche anno la situazione migliori e si possa tornare a riguardare le stelle. Ci aspettano tempi duri e ogni buon risultato andrà accolto con grande soddisfazione.

Foto: Lapresse

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