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America’s Cup, Luna Rossa: il calo del TWS e una concatenazione di errori. Reazione poco…mediterranea!

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Non bisogna avere rimpianti, guardare avanti. Come dice Max Sirena: testa bassa e pedalare. Certo che… dopo la regata numero 5 ci eravamo fatti la bocca dolce. Ma nella storia solo una volta una barca italiana aveva vinto in Coppa America e ora siamo qui, ancora pari, 3 a 3 con tre vittorie in saccoccia che già fanno la storia. C’è già da fare una grande festa.

Infatti Luna Rossa sta già creando un volano di attenzioni attorno alla Coppa America in Italia, dai giornali, agli ascolti tv, ai social che oggi hanno sostituito le chiacchiere da bar; la barca nera con la sottile linea rossa tiene banco. Comunque andrà, resterà più di quello che possiamo immaginare. anche perché Luna Rossa continuerà ad essere la capofila dell’Italia che va per mare, aspettando di vedere se ci sarà anche un team competitivo nella Ocean Race che partirà nel 2022 per concludersi a Genova nel 2023.

Si parlerà a lungo della regata numero sei, quella che seduti sul divano ci apprestavamo a vivere come quella che valeva un bel dritto, non ancora capace di portare al ko, ma capace di far barcollare l’avversario. Ma non c’è sport più imprevedibile della vela, dove sono così tante le componenti che come compongono il risultato che, lo abbiamo visto, i pronostici sono labili. Ogni regata è una storia a sé. Viene in mente quando Francesco De Angelis, anche nel momento in cui era chiaro che contro Black Magic non c’era speranza, diceva “i conti si fanno alla fine”. Così godiamoci i 3 a 3 e vediamo se, come si è fatto fino ad ora, si continua a imparare dagli errori per non ripeterli.
Magari bisognerebbe anche imparare dagli errori degli altri, perché in parte Luna Rossa nella seconda regata di giornata ha fatto più o meno lo stesso sbaglio di New Zealand nella prima, ma i Kiwi hanno avuto la capacità di perdere meno strada e rimanere attaccati. Almeno la regata era stata più interessante, anche se non c’è mai stata l’occasione di superare.

Dicevo che quello che è successo nella sesta regata terrà banco per un bel po’, ma quello che è esattamente accaduto resterà, come è giusto, solo tra le pareti del team: sfortuna, errore umano, problema tecnico. Ci sono state numerose speculazioni, ma sono di quelle che si fanno dal divano. Molte piccole cose sono andate storte, a cominciare probabilmente dalla manovra, la strambata che ha portato la barca italiana in un buco di vento: c’è un momento guardando la registrazione da bordo in cui, a circa un minuto e mezzo dal via, Luna Rossa registra un TWS (true wind speed, la velocità reale del vento sulla barca) di 6 nodi contro i 9 di team New Zealand, un po’ come quando in macchina trovi un ostacolo improvviso che ti obbliga a una frenata. Ovvio che oggi è facile pensare che era meglio strambare per rimanere alti, ma dal divano non si arriva a tenere il timone di un AC75 nel Golfo di Hauraki. Da quel momento c’è stata una concatenazione di errori (e forse problemi tecnici) che hanno messo la parola fine alla regata.

La forza del team italiano fino ad ora è stata quella di resettare ad ogni regata, affrontare la successiva dopo averla analizzata, come se non ci fosse mai stata, non dal punto di vista tecnico, ma da quello emotivo. Nel momento della caduta dai foil, della partenza sbagliata, in barca non vola una mosca, un atteggiamento molto poco mediterraneo dove le urla a bordo spesso hanno fatto la leggenda di qualche nostro grande skipper. Pur avendo a bordo un solo straniero c’è un feeling molto rilassato e concentrato veramente inusuale. E questo resta un punto di forza che sicuramente non andrà disperso, anche se dovesse arrivare sia una giornata estremamente negativa che una incredibilmente positiva. La forza dei nervi distesi, come diceva una vecchia pubblicità. Continuiamo a crederci.

Stefano Vegliani

Luna Rossa, do you believe in miracles?

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