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Sci Alpino

Sci alpino: Sölden, Bassino può puntare alla coppa di gigante. Nuova era al maschile

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Conferme, novità, recuperi, ritorni, rilanci. Non è mancato nulla, a Sölden, sede di gara per l’incipit iniziale della Coppa del Mondo di sci alpino 2020-2021, se non, naturalmente, sua maestà Mikaela Shiffrin, in ritardo di condizione, con la schiena dolorante, ma pronta a ripresentarsi al top già il prossimo 13 novembre, per la seconda tappa stagionale, a Lech, sempre in Austria. A livello femminile si prospetta un altro intrigante duello a tre per la sfera di cristallo, con possibili inserimenti da parte di altre atlete, da Gisin a Holdener, da Bassino a Goggia, senza dimenticare nuove sorprese; tra i maschi, Braathen e Odermatt si sono presi la scena e non è poco, anche se è ancora presto per dire che Pinturault e Kristoffersen non saranno i protagonisti più attesi dell’annata. Certo, come ha detto il norvegese di sangue  brasiliano, “il ricambio generazionale è partito. Non è più la solita solfa“. Amen.

DONNE

La solita sinfonia è stata invece quella italiana sul Rettenbach, nel senso che l’onda lunga della scorsa annata (quattro doppiette, record) si è già proiettata sull’attuale, con l’uno-due Bassino-Brignone in Tirolo. Sorpresa? No, anche se, chissà perché, erano Robinson (vincitrice qui un  anno fa) e Vlhova (favorita n.1 per la Coppa secondo molti addetti ai lavori) a catturare di più l’attenzione, alla vigilia. Eppure la sfera di cristallo generale e quella di gigante sono ancora saldamente in mano a Federica Brignone, mentre Marta Bassino lo scorso anno ha cambiato marcia da dicembre in avanti, lasciando intuire negli allenamenti estivi quei nuovi miglioramenti sui piani visti poi subito a Sölden. Le due azzurre hanno sbaragliato il campo sul ghiacciaio austriaco dall’alto di una tecnica superiore e una capacità di emergere soprattutto nelle situazioni più estreme, quindi visibilità bassa (prima manche) o “ghiaccio vivo” in pista (seconda). In situazioni simili, quasi sempre vincono le italiane. Che poi, sia chiaro, possono imporsi in tutti gli altri casi. Ma quando è più difficile, il gap con la concorrenza emerge in maniera più evidente. Brignone non è ancora al top, Bassino sul ripido sarà quasi sempre la migliore, per tutta l’annata. Siamo pronti a scommetterci. Le azzurre in realtà hanno fatto semplicemente quello che ci si attendeva da loro, a mancare se vogliamo è stata un po’ la concorrenza straniera, con Vlhova alla fine autrice del miglior tempo nella seconda run, ma pur sempre staccata di 1″13 da Bassino, con le italiane divise invece solo da 14 centesimi. Petra è forte, potente, fredda, ha capacità di recupero notevoli, ma non si è fidata a rischiare a inizio gara per poi andare “all-in” nella seconda, e non sempre può andarti bene come nel suo caso (recupero dalla decima alla terza posizione). Ciò non toglie che l’entusiasmante rimonta messa in scena nella seconda manche dimostra come, sì, probabilmente sarà lei la favorita numero uno per la Coppa del Mondo, in attesa di ritrovare Shiffrin e dando un’occhiata al calendario, che sembra favorire ancor di più le slalomiste, quest’anno.

Sorprese non sono mancate, a partire da una meravigliosa Gisin, mai vista così brillante tra le porte larghe e al solito spettacolare sui piani (come Goggia, del resto): potrebbe anche diventare la quarta incomoda nella lotta alla sfera di cristallo, sullo stesso livello proprio della bergamasca. Sofia, pettorale numero 16, ha recuperato due posizioni nella seconda run, palesato ancora qualche difficoltà sul ripido del Rettenbach, ma non è al 100% e su pendii diversi da quello austriaco (e soprattutto sui curvoni delle piste da discesa) potrà già recitare un ruolo da protagonista assoluta. La consapevolezza ritrovata sembra un buon viatico anche per la velocità. Aspettiamoci grandi cose dalla bergamasca. Cresce Meta Hrovat, che ha creato un team privato per allagare gli orizzionti delle sue possibilità, tutto sommato non sfigura Lara Gut (8a, anche se a 2″56) dopo la quarantena e le difficoltà delle ultime settimane: sicuramente bisognerà fare i conti con lei tra discesa e superG. Bella sorpresa Paula Moltzan, ex iridata junior in slalom, che al primo gigante della carriera si piazza decima, dopo aver convinto i tecnici a lanciarla in pista solo pochi giorni prima, in allenamento. Delude la neozelandese Alice Robinson, vincitrice un anno fa, troppo sfrontata sul muro per raccogliere nuovamente un grande risultato. Ma attenzione: la sua sciata potente, la capacità di recupero improvviso e la sua forza mentale sono garanzia di prossimo dominio, appena sistemerà tutti i pezzi del puzzle. Le velociste in grado di tirare le curve (leggi Miradoli, Siebenhofer, l’ambiziosa Ledecka o Nufer) sono andate a punti abbastanza facilmente, mente il Circo Bianco ha finalmente ritrovato Stephanie Brunner (17a, ma per l’Austria femminile è arrivato il peggior risultato della storia, in gigante, sul Rettenbach) e Valerie Grenier (25a). Primi punti tra le porte larghe per Tkachenko (Russia), le citate Moltzan, Ledecka e Nufer, mentre Holdener ha sbagliato nella seconda manche dopo il recupero lampo dall’infortunio alla testa del perone. Worley ha fatto un deciso passo indietro in gigante nelle ultime due annate, mentre le giovani azzurre non sono nemmeno andate vicine alla qualificazione, eccezion fatta per Roberta Melesi, qui già 24esima nel 2019. Occasione ghiotta sprecata per Laura Pirovano, visto che Miradoli è riuscita a qualificarsi con pettorale n.68…

In sostanza, Bassino si candida per la coppa di specialità in gigante, per quella generale attendiamo novità da casa Shiffrin, ma i tanti recuperi ad alto livello promettono uno spettacolo ancora maggiore rispetto a un anno fa.

UOMINI

A livello maschile, Pinturault e Kristoffersen sembrano quasi la reincarnazione del Godot di Beckett. Aspetti, aspetti e non arrivano mai. E’ presto per le sentenze, ma il Rettenbach domenica ha parlato chiaro, esattamente come il nuovo fenomeno della generazione 2000, Lucas Braathen, non solo spregiudicato sugli sci, ma anche vincente a parole: “Il cambio generazionale che attendevate è arrivato!“.

Braathen, nativo di Hokksund, piccolo comune di una contea (Buskerud) storicamente più dedita allo sci nordico, è tesserato per il Bærums Skiklub, leggendaria società che ha avuto tra le sue fila anche Kjus, Buraas e Jagge, scomparso prematuramente poco più di tre mesi fa. Piccolo particolare: tutti e tre hanno vinto un oro olimpico (statistiche e citazioni di Massimiliano Ambesi, NdC).
Il vichingo, classe 2000, predestinato per l’appunto, sbanca Sölden in rimonta e conquista contemporaneamente il primo podio e il primo successo nel massimo circuito (era già stato 6° a Soelden nel 2019 e 4° nello slalom di Kitzbühel). Una seconda manche davvero clamorosa per chi di cognome fa anche “Pinheiro” (ha sangue brasiliano nelle vene per parte materna), che brucia di 5 centesimi un altro giovane pronto alla consacrazione definitiva, Marco Odermatt, autore anch’egli di un grande recupero dalla settima piazza parziale. Il norvegese però sembra più pronto, come tutti i suo connazionali storicamente, a cogliere le occasioni. E pensare che Braathen, quinto a metà gara a 24 centesimi dal capoclassifica a sorpresa Gino Caviezel, commette anche un grave errore a fine muro, dopo aver sciato in maniera leggendaria sule 15 porte più difficili. Caviezel salva il podio per 8 centesimi su Pinturault (4°), dietro ci sono Kristoffersen e Kranjec, mentre Kilde esce nella prima manche e butta via un’occasione d’oro perché stava viaggiando su ritmi da primato. La sensazione, però, da confermare eventualmente fin sotto Natale, è che siamo di fronte a una nuova rivoluzione giovanile. Il livello maschile è comunque clamoroso, ogni gara può essere una sorpresa e una battaglia. Da quando Hirscher si è ritirato… Il successo di Braathen è, di fatto, il dopo Hirscher che si attendeva. Senza l’asso austriaco avevano perduto un po’ di luce anche i suoi ex diretti avversari, Kristoffersen e Pinturault. Sempre bravissimi, per carità, sempre lì davanti, ma meno sicuri di prima. Ora è arrivato questo diavoletto che appartiene in tutto e per tutto a una nuova generazione: “Speravo in un podio – ha detto -. Bellissimo poi che alle mie spalle ci si un altro giovane, Odermatt. Insomma, la solfa ora è diversa da prima“. Auguri agli avversari.

La solfa è diversa da prima un po’ anche per l‘Italia. Nulla di trascendentale, per carità, ma si notano passi avanti con quattro azzurri nei primi 23: De Aliprandini (10°, se avesse messo insieme l’ultima parte della prima manche e la prima della seconda, staremo parlando di ben altra storia); Borsotti (13°, in rimonta di 9 posizioni e con il terzo tempo di manche); il rientrante Mölgg (21°, bravissimo) e il recuperato Nani (23°). Attenzione, però: hanno tutti dai 29 anni in su, quindi urgono forze giovani e fresche da dietro. Ci saranno?

Arrivederci a Lech (13-14 novembre) per il primo parallelo dell’anno, femminile e maschile. Se il protocollo regge, e la speranza è quella, sarà una stagione molto divertente con il clou ai Mondiali di Cortina in febbraio.

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gianmario.bonzi@gmail.com

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Foto: Pentaphoto.

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