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Rugby, i giovani mediani di apertura italiani da seguire: da Garbisi a Rizzi, ecco il futuro

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Trovare l’erede di Diego Dominguez. Il rugby italiano da quasi vent’anni vive nel mantra di questa frase, nel sogno di rivedere in campo un numero 10 che vinca le partite, anche da solo come un tempo faceva il grande Diego. Precisione dalla piazzola, senso tattico spiccato, coraggio di attaccare, ma anche di saper usare il piede quando è necessario. In questi 20 anni di Sei Nazioni l’Italia ha visto quasi altrettanti giocatori vestire la maglia numero 10 e poche volte con successo.

Così, ogni volta che dalle giovanili spunta un’apertura promettente il tifoso italiano sogna. Sperando di non bruciarlo, come capitato spesso in passato, o di non capirlo, con l’esempio di Andrea Marcato quello che più riaffiora alla memoria. E oggi, mentre il rugby è fermo per l’emergenza Covid-19 i nomi su cui si spera di costruire l’Italrugby di domani sono quelli di Antonio Rizzi e Paolo Garbisi. A loro aggiungono altri due nomi, Michelangelo Biondelli e Paolo Pescetto, che però meritano un discorso a parte. E iniziamo proprio da loro.

Michelangelo Biondelli, classe ’98 nato a Ferrara, è attualmente un giocatore delle Zebre nel Guinness Pro 14. Cresciuto nella squadra della sua città, a 17 anni passa al Rovigo prima di andare nell’Accademia Federale. L’esordio nel Top 12 avviene con la maglia dei Viadana, poi passa alla Fiamme Oro e, da questa stagione, è appunto alle Zebre. Giovane, promettente, lo abbiamo messo a parte perché quest’anno è stato utilizzato da Michael Bradley principalmente come estremo e con Canna e, dalla prossima stagione, Rizzi in squadra è probabile che continui a specializzarsi con la maglia numero 15.

Paolo Pescetto, invece, è sicuramente un giocatore di assoluto livello, ma con i suoi 25 anni non è più un giovanissimo. Classe ’95, di Genova, Pescetto ha un percorso rugbistico molto particolare. Nonostante le sue evidenti qualità non viene selezionato per l’Accademia Federale per il suo fisico non imponente e decide di tentare la fortuna all’estero. Dal 2014 gioca con le giovanili del Narbonne, con cui esordisce in Pro D2 nel 2016. Nel 2018 è tornato in Italia a Calvisano e ha giocato come permit player alle Zebre. Quest’anno dovrebbe, ma non c’è l’ufficialità, passare definitivamente ai bianconeri. Un giocatore su cui puntare velocemente, perché l’Italia con lui ha già perso troppo tempo.

Passiamo, così, ai giovanissimi. Antonio Rizzi, classe ’98 di Trieste, cresce nelle giovanili dell’Udine. Passato al Mogliano, nel 2016 arriva nell’Accademia Federale e, poi, viene messo sotto contratto dal Petrarca Padova. Permit player di Treviso, dal 2018 è nell’organico della Benetton. In questi due anni ha dimostrato in campo il suo valore, seppur venendo usato non con frequenza – soprattutto nelle finestre internazionali – ma ha mostrato un ottimo gioco al piede e senso tattico. In scadenza di contratto, l’anno prossimo andrà alle Zebre cercando più spazio per crescere, guadagnare esperienza. Su di lui si punta forte, giustamente, in chiave azzurra già nel breve periodo.

Infine, Paolo Garbisi. Classe 2000, è il più giovane e promettente del lotto. Nato a Venezia, cresciuto nel Mogliano, passato per l’Accademia Federale e poi arrivato al Petrarca Padova, Garbisi è il numero 10 dell’Italia Under 20 che ha disputato l’ultimo Sei Nazioni ed è stato sempre tra i migliori in campo. Ragazzo che ama bruciare le tappe, dalla prossima stagione giocherà nella Benetton Treviso a fianco di Tommaso Allan. Conoscendo la filosofia biancoverde sarà difficile vederlo in campo spesso nella prima stagione, che dovrà sfruttare per crescere, prendere confidenza e puntare velocemente a guadagnarsi minuti importanti in Pro 14. A oggi appare il più promettente del lotto, ma come visto ci sono quattro nomi su cui l’Italia può puntare nel futuro. Prossimo e non solo.

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Foto: Ettore Griffoni – LPS

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