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Sci Alpino

Sci, slalom parallelo Varettoni-Alfieri: “Kristoffersen, primo test importante. Giovani azzurre, pazienza e fiducia. Nord America, che fascino il Canada. E quel Sushi ad Aspen…”

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Ritorna l’appuntamento con la Coppa del Mondo di sci alpino nel prossimo weekend, arrivano i primi slalom della stagione a Levi, in Finlandia, e torna puntualmente anche la nuova rubrica “Slalom parallelo”, sorta di botta e risposta tra Silvano Varettoni e Camilla Alfieri sulle stesse domande, giunta alla terza puntata, con diversa ‘carne al fuoco’.

Buona lettura!

Sabato e domenica si gareggia in Finlandia, dove le temperature sono scese abbondantemente sotto lo zero, la pista ‘Levi Black’ è stata “barrata” per tempo e pare sia preparata benissimo. Morale, che spettacolo dobbiamo attenderci?

Silvano Varettoni: “Di alto livello, proprio per i motivi che elencavi tu. E’ importante che ci siano queste condizioni, soprattutto quando affronti un pendio che non è affatto difficile come quello di Levi. Ma se le condizioni sono ottime, se il manto è duro e tiene per tutti, allora lo spettacolo non mancherà. Io sono per le le piste ben barrate in gigante e slalom, tutte e sempre. Ne va dello show“.

Camilla Alfieri: “Se il terreno è duro, sulla ‘Levi Black’ ci si può anche divertire, perché no, pur non essendo una pista super tecnica. Non per forza tutte i pendii devono essere particolarmente difficili: andar forte sui piani è comunque un elemento fondamentale nella completezza di un atleta. Mi aspetto uno slalom divertente, il che non guasta mai quando si parla di gare“.

E’ tempo di prima, piccola, “rivincita” almeno rispetto a Sölden, per Kristoffersen? E l’azzurro Vinatzer può rappresentare la sorpresa dell’anno in senso assoluto?

V:Henrik Kristoffersen parte favorito a Levi, anche se non credo sia la sua pista preferita. Ma ci ha vinto una volta e ottenuto altri tre podi. Deve gioco forza fare la differenza in slalom, dove è sempre andato bene, vincendo 15 volte in Coppa. In gigante ha fatto suo il titolo iridato, mentre i successi nel circuito sono ‘solo’ tre, anche se due ottenuti nella scorsa annata. Lui è sicuramente più forte sul ripido, ma parte davanti a tutti nei pronostici in Finlandia, anche perché lo stesso Noel, per dire, ha avuto problemi alla schiena. Attenzione però a Pinturault: se scia come lo scorso anno in slalom, soprattutto nel finale di stagione, può dare fastidio a chiunque. E nell’ultima annata è tornato sul podio tra i ‘rapido gates’ dopo cinque anni. Vinatzer sorpresa in senso assoluto della gara? Sarebbe bello, certo. Intanto, partirà nei 30, ha la consapevolezza di poter far bene e mi aspetto che possa arrivare tra i primi dieci, perché no. Se la pista tiene, si può fare. E’ l’unico giovane veramente forte che abbiamo in Italia al momento, con una sciata davvero moderna in slalom, come quella di Noel, anche se ben diversa dal francese dal punto di vista tecnico. Ognuno ha la sue caratteristiche principali. Sono veramente curioso di vedere Alex in azione a Levi. Le potenzialità ci sono tutte, poi fare risultato è un’altra cosa. Ma se arriva quel risultato particolare, poi cambia tutto. E’ così che funziona. Ci vuole la gara della svolta. L’aspettiamo, con fiducia“.

A: “Non è ancora una prova del nove per Kristoffersen, no. Troppo presto, ma sarà interessante valutare il suo livello in slalom su una pista nella quale è sempre andato bene. La ‘Levi Black’, va detto, è una pista dove viene fuori di tutto a volte, nel senso che chi ha certe doti può fare il ‘garone’ che magari poi non ripete in altre situazioni. Vinatzer lo vedo forse più adatto ad altri tipi di pendio; è anche vero che se il manto rimane bello duro, come sarà, la risposta dello sci diventa particolare e tutto questo può essere utile all causa. E’ chiaro però che adesso, pur presi dall’entusiasmo del risultato di Braathen a Sölden, non si può pensare che pure Vinatzer in pochissimo tempo debba fare chissà cosa”. 

Slalom femminile: strada spianata per Shiffrin? Vlhova è un po’ in ritardo di condizione per sua stessa ammissione, Hansdotter si è ritirata, Schild fuori tutta la stagione e Holdener rimane alle prese con una frattura composta al gomito…

V: “Vero. Ma… mi permetto una battuta. Non sarebbe cambiato nulla, neanche con le quattro atlete citate al top. Sia detto con il massimo rispetto ovviamente, ma Shiffrin è imbattibile in slalom. Ha veramente una marcia in più e non è un modo di dire. Un livello nettamente superiore e sinceramente impressionante. Vlhova non l’ho vista molto bene sul Rettenbach, sembrava parecchio indietro fisicamente. Oltretutto Mikaela quando sale sul podio in slalom di fatto vince, ha una percentuale altissima di successi rispetto alle gare disputate. Poi può essere che Petra cresca di condizione gara dopo gara, ma il problema è che Shiffrin sembra già al 100% della forma e per me a Sölden ha persìno sciato con margine, senza mollare gli ormeggi completamente. Posso sbagliarmi, ma l’impressone rimane quella. Non mi aspetto grosse sorprese in slalom dalle altre: le migliori sono, nell’ordine, Shiffrin, Vlhova, Holdener Le prime tre restano queste, per tutte le altre sarà molto difficile inserirsi là in alto“.

A:Lo slalom donne è quasi sempre gara per Shiffrin, indipendentemente dalle avversarie. Chiaro che Vlhova senza il problema alla caviglia subìto di recente avrebbe potuto rendere la gara più interessante, però riflettiamo un attimo: anche a Sölden sembrava dover essere tutto molto banale e scontato, e invece non è andata così. Può sempre saltar fuori qualcosa di interessante: l’Austria ha tanti assi da calare, per esempio, sono curiosa di vedere come si comporta Liensberger dopo tutto quello che è accaduto, mentre la Hrovat scia forte. Nell’anno del cambio generazionale, come dicono in tanti, chissà che non venga fuori davvero qualcosa di particolare. Norvegesi? Attenzione alle ‘vichinghe’ anche in slalom”. 

 

Digressione climatica: nevicate abbondanti su tutto l’arco alpino. Ma allora non è poi così impazzito il tempo?

V: “Si annuncia una stagione favolosa per tutte le località. Ha nevicato parecchio e lo ha fatto, soprattuto, anche qui da me a Cortina, dove doveva farlo, cioè sopra i 1500 m. Sono arrivati due metri di neve a quell’altitudine. Penso che i gestori stiano facendo tanti salti di gioia, risparmieranno parecchio non dovendo tirare fuori i “cannoni” per sparare la neve. Da 60 anni non nevicava così a novembre, ma fino a 10-12 anni fa una situazione tipo quella odierna era parzialmente la normalità. Sono stato anomale le ultime stagioni, in realtà. Poi negli ultimi giorni ha anche piovuto tanto, e quindi magari in Paese alla fine rimarrà poco, di questa neve. Ma se in alto ci sono due metri e continua a fare freddo, dal punto di vista turistico sarà una festa“.

A:Il clima credo resti sempre un po’ matto. Certo, per il mondo neve in generale questa grande nevicata ha caricato molto le persone, lo vedo personalmente dal punto di vista del mercato. I negozi fanno i riordini, si innesca un sistema per cui tutti adesso vogliono andare a sciare. Le località stanno facendo quasi a gara a chi apre prima. Da una parte quindi c’è la volontà di fornire dei servizi, dall’altra c’è voglia di andare a sciare. In questi anni un po’ particolari, vedere tutta questa voglia attuale di mettersi gli sci ai piedi fa bene a tutti. E’ un aspetto molto positivo, anche per lo sport”. 

Slalom femminile italiano: si vede la luce in fondo al tunnel? Ci si è mossi troppo tardi?

V:Meglio tardi che mai. Adesso almeno abbiamo delle giovani che sono andate bene in Coppa Europa e su cui puntare, anche per il circuito maggiore. Poi in Coppa del Mondo è tutto diverso, soprattutto alle prime gare: hai pettorali alti, non è facile dimostrare il proprio potenziale. Devi anche essere fortunato e trovare la pista che ti permette di ottenere risultato: ma quando è così, devi farlo. Prendiamo Lara Della Mea lo scorso anno: si è qualificata tre volte e puntualmente quando la pista lo permetteva. Benissimo, brava! Adesso manca un ultimo sforzo e poi partirà nelle 30. E a quel punto lì inizia un’altra carriera, perché essere nel secondo gruppo di merito fa tutta la differenza del mondo. Ora c’è un gruppo interessante al femminile e con questo bisogna insistere, senza abbattersi anche se alcune gare non dovessero andare bene. Si va in fondo con queste ragazze, ricordando però che tra Coppa Europa e Coppa del Mondo rimane un abisso: non tanto dal punto di vista tecnico, perché in gigante e slalom non c’è poi tutta questa differenza nei pendii rispetto all’altro circuito, ma soprattutto per la preparazione della pista e la pressione cui sei sottoposto tra le ‘grandi’Inoltre, trovarsi davanti gente che si chiama Shiffrin, Vlhova, Holdener mette un po’ soggezione. Bisogna fare un passo avanti anche dal punto di vista mentale. Sul perché negli ultimi dieci anni l’Italia femminile abbia fatto fatica in slalom possono esserci diverse cause. In generale, dico addirittura che è molto più facile allenarsi in slalom rispetto alle altre discipline, mettere in sicurezza le piste tra discesa e superG è ben più complesso. Semplicemente può essere che mancassero talenti, tutto qui. Senza colpe specifiche. Bisogna avere anche le ragazze forti: se non ci sono non si può fare granché. Se non hai atlete in grado di entrare almeno tra le migliori 30, non vai da nessuna parte. E’ mancata la ‘materia’ prima. Adesso comincia a vedersi”. 

A: “Sullo slalom femminile si apre una parentesi enorme. Dire perché a oggi, in Italia, tolta Chiara Costazza ultima vincitrice nella disciplina e qualche risultato di Irene Curtoni e gli ultimi podi di Moelgg, non ci siano o non ci siano state atlete forti negli ultimi dieci anni, è davvero un’incognita troppo grande. Anche in questo caso si è provato di tutto, forse senza aver mai il coraggio di andare fino in fondo. Ricordo il ‘team-slalom’ di Cesare Pastore, durato lo spazio di un mattino… Credo che dietro, a monte, ci sia la mancanza di una vera e propria scuola. La stessa Costazza veniva da un cultura prettamente ‘slalomistica’ della Val di Fassa. Esisteva ed esiste ancora lì una scuola e una tradizione. Adesso ahimè vedo che anche a livello giovanile lo slalom si tende a trascurarlo un po ‘in fretta, sia al maschile che femminile, al grido di “ah no io lo slalom non lo faccio”. Eppure, numeri alla mano, se io oggi volessi veramente sfondare tra le donne, proverei a farlo… proprio in slalom. Perché in realtà non ho di fronte una concorrenza altissima, tolti quei due-tre fenomeni, e a fronte di un allenamento intenso qualche risultato si può portare a casa. E’ un argomento troppo largo, da ri-considerare”. 

Dopo Levi, si va in Nord America. Ricordi, aneddoti?

V: “Per me resta la trasferta più bella, soprattutto quando si va a Copper Mountain: hanno messo in piedi un centro meraviglioso, di livello altissimo, dove ci si può allenare veramente bene in discesa e superG, come da nessuna altra perte. Aggiungo il motivo più importante: c’è sempre il sole. Ma sempre, tutti i santi giorni. E’ incredibile, anche se quella neve lì, americana, a me non piaceva granché perché molto “aggressiva”, cioè fredda. Troppo. Ma il posto resta incantevole. Grandi serate in America non si facevano mica, anche perché sei troppo vicino alla stagione. Pensi ad allenamenti e gare. Ricordo però scene folli una volta che andammo a mangiare le classiche “alette di pollo piccanti”, poco sotto Copper Mountain. Gente impazzita per il troppo peperoncino, che non riusciva più a mangiare e cercava di ‘raffreddare’ la gola. Per il resto, pensi solo al tuo stato di forma, alla curiosità di testare la tua condizione in gara. Perché in allenamento la storia è sempre diversa”. 

A:Il fatto di essere speciale o meno deriva dai ricordi. Per me è stata un’esperienza negativa, perché le mie gare sono quasi sempre andate male in Nord America, ma al di là di questo si va a vedere una realtà completamente diversa nella quale lo sci agonistico praticamente non esiste. Per dire, ad Aspen non facevano nemmeno vedere le gare in televisione e si era nell’epoca piena della Vonn! E’ una realtà diversa, un mondo lontano dal nostro. Un ricordo che ho, ma ovviamente non lo definirei bello, è quando Chiara si è rotta il tendine d’Achille sciando in slalom gigante proprio ad Aspen, nel 2008. Per me e per lei è stato un colpo tremendo. E ricordo di essere andata a prendere il Sushi nel ristorante penso più caro in assoluto della città, per mangiare alla sera con lei, in modo da “lenire” un po’ dolore. Ricordo carino in una situazione assolutamente triste. E’ chiaro che l’America resta bella, bellissima, ma secondo me il Canada è ancor più magico. Gli uomini poi vanno a Beaver Creek, che è un realtà più diversa ancora, rispetto alle altre del Colorado. Sono proprio Resort che noi non abbiamo. Ripeto, il Canada ha un suo fascino unico: quando attraversi la foresta di Banff, nel Parco Nazionale, per andare a Lake Louise, vedi posti dove non c’è nulla per chilometri e chilometri, se non natura. Ed è bellissimo“.

Norvegesi, pochi, ma tutti buoni o quasi. Cosa avranno di speciale nello sci alpino?

V:Io penso che loro abbiano un sistema in grado di funzionare perfettamente. Legato a tutti gli aspetti: l’allenamento, la serenità mentale (soprattutto), la capacità di fare squadra come nessun altro perché li abbiamo visti per anni e sono veramente amici, amici veri. E poi ecco quei 2-3 fenomeni che trascinano il gruppo, perché si allenano sempre tutti assieme. Non c’è fretta, non c’è pressione, vengono aspettati con calma se le cose non vanno bene, mentre tecnicamente non hanno nulla di particolare in senso innovativo, altrimenti sarebbero ben studiati dagli avversari. Certamente, di testa sono molto forti, sereni, tranquilli e questo aiuta parecchio. Alla fine dipendo molto da quello che hai in squadra: in questo caso, ripeto, un sistema che non ti mette pressione, ma ti lascia maturare tranquillamente. Certo così è tutto più facile. Ma sono anche in pochi”.

A:Argomento già sfiorato nelle precedenti puntate. Penso si debba fare un’analisi di quello che è il percorso di ogni singolo atleta norvegese, ma non sulla base dei risultati, bensì su quello che viene fatto all’interno della Nazionale. L’idea che si ha, da fuori, è che comunque ci sia un percorso per tutti, diverso, ma ugualmente efficace. Magari mi sbaglio, ma da noi o comunque in altre nazioni spesso è un po’… il caso a dire chi va avanti. Lì c’è un piano molto preciso, dettagliato, su ogni singolo atleta. Ovviamente non avere una grossa concorrenza in casa rende tutto molto più facile, ma è anche vero che posti non ne hanno a disposizione poi 1.000 in Coppa del Mondo: eppure ogni volta che entrano nei 30, e accade spesso, il numero aumenta dalla gara successiva. La mancanza di concorrenza gioca a loro favore, però c’è dell’altro, perché nessuno si accontenta pur sapendo di avere quasi sempre garantito il posto in squadra A. I norvegesi hanno questa capacità di saper rendere nel momento giusto. Ce l’hanno tutti e quindi non può essere un episodio favorevole. Dire da cosa derivi è difficile: magari da una cultura sportiva diversa dalla nostra per la quale l’agonismo fino a una certa età non è poi così fondamentale. Si prendono in considerazione anche altri aspetti, evidentemente. Bisognerebbe stare un mese in Norvegia con la Nazionale giovanile e successivamente fare un po’ un’analisi dettagliata alla Massimiliano Ambesi, per poter capire quale è il segreto alla base”. 

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LE PUNTATE PRECEDENTI

Prima puntata: il pre-Coppa del Mondo

Seconda puntata: l’analisi post-Soelden 

gianmario.bonzi@gmail.com

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