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Sci Alpino

Sci, Slalom parallelo Varettoni-Alfieri: “Robinson, sciata maschile! Norvegia, un modello da studiare. In Italia mancano i giovani”

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E’ scattata ufficialmente la stagione dello sci alpino con i due giganti disputati a Sölden lo scorso weekend e vinti rispettivamente dalla 17enne neozelandese Alice Robinson, al primo successo nel circuito, e dal francese Alexis Pinturault, tra i principali favoriti per la conquista della Coppa del Mondo assoluta.

Ecco a voi il secondo ‘speciale’ appuntamento con lo “Slalom parallelo” tra Silvano Varettoni e Camilla Alfieri, (qui la prima puntata) alle prese con diversi spunti interessanti già offerti dalle prove sul Rettenbach e non solo, in attesa delle prossime gare del circuito, a Levi, il 23-24 novembre, in slalom. Buona lettura!

Alice Robinson, classe 2001, addirittura in trionfo (ma è una sorpresa relativa) e il norvegese di sangue brasiliano Lucas Braathen, classe 2000, sesto con pettorale 40. Soelden è partita nel segno degli atleti nati nel nuovo millennio. Non avete l’impressione che i giovani di talento oggi facciano poca fatica a emergere rispetto al passato?

Silvano Varettoni: “Credo proprio di sì. La neozelandese è impressionante perché di fatto scia come un uomo. Ne ho parlato anche con Enrica Cipriani, moglie del suo allenatore, Chris Knight. Ha uno stile inconfondibile che l’aiuta moltissimo: intanto, per la notevole forza di cui dispone; poi, soprattutto, per questi piedi larghi, con base d’appoggio conseguente, una posizione che lei riesce a mantenere praticamente per tutta la gara. Quindi non mette mai gli sci di traverso e limita moltissimo l’attrito tra neve e lamina. Questo è l’aspetto che più mi colpisce della sua tecnica. Il baricentro basso può aiutarti un minimo, ma secondo me non fa poi tutta questa differenza. E tra le donne non sono molte a essere particolarmente alte, anzi. Worley è piccolina, idem Brignone, Shiffrin non è certo un gigante, eppure fanno quel che sappiamo. Tra i maschi si è visto che Zenhäusern riesce a cavarsela benissimo nonostante le sue leve lunghe, quanto meno in slalom e parallelo. Voglio dire, ha una sciata molto diversa da De Aliprandini, per esempio, ben più basso: eppure entrambi non hanno problemi a qualificarsi per le seconde manche, no? Quanto alla ‘testa’ da campionessa, beh ammetto che Robinson sia messa già molto bene in… partenza, visto che è solo all’undicesima gara in Coppa del Mondo. Fin da subito, fin dalle prime gare FIS in Nuova Zelanda, si è piazzata lì, tra le migliori. Vuol dire che è davvero consapevole dal suo talento. Non voglio azzardare troppo, ma sembra comunque di rivedere la Shiffrin ai suoi esordi: tre gare e sei già lì con le migliori o addirittura davanti. Potenzialmente la vedo molto bene in superG, anche  nel breve. Per la discesa, potrà crescere con il tempo. Certo, in velocità dovrà conoscere le piste e accumulare esperienza, ma nella prima disciplina citata, tolte le prime 4-5, un’atleta di talento come lei può già pensare di inserirsi nelle dieci sempre, senza troppi problemi. Basta lavorare al meglio anche con gli sci lunghi. Poi certo, non deve farsi male e tutto deve proseguire per il meglio. Sui maschi e su  Braathen, dico che potremmo divertirci parecchio perché ci sono tanti giovani emergenti che arrivano in fretta in cima. Sì una volta facevano più fatica e il motivo principale non lo saprei nemmeno spiegare. Non hanno ritegno! Dopo una prima stagione bella in Coppa Europa, spuntano in Coppa del Mondo e tac, dopo poche gare te li ritrovi già nei 5. E’ un bel segnale. Solo che, ahinoi, arriva prevalentemente dagli stranieri… ”. 

Camilla Alfieri:Sì è vero, ci mettono poche gare a emergere. Però attenzione, analizziamo la situazione in profondità: la Robinson viene da un contesto particolare, è guidata da un allenatore di enorme esperienza come Chris Knight, che in passato ha lavorato non solo Lindsey Vonn, ma anche con Julia Mancuso; quanto a Braathen, beh la Norvegia è forse la Nazione che “struttura” meglio i giovani. Loro due sono fortissimi, ma i talenti non mancano anche ad altre squadre, solo che in Norvegia hanno questa capacità di farli andare forte, di farli emergere e fanno sì che non ci mettano dieci-quindici gare, ma un paio. Penso che il punto chiave sia questo e rientri nella capacità di strutturare al meglio i giovani; possiamo dire che la Norvegia ha meno atleti e non ha grande concorrenza interna, ok, idem Robinson molto probabilmente, ma sia lei che Braathen hanno evidentemente una propensione per l’agonismo e anche cultura sportiva diversa, un po’ la base di tutto. La Norvegia, come sempre, dimostra di essere un’autentica macchina da guerra: forse sarà il caso di chiedersi come lavorino lassù. Si parla sempre di Wunderteam di qua e Wunderteam di là, ma se andiamo a guardare i numeri, il rapporto atleti-risultati è impressionante a favore dei ‘vichinghi’. Per cui sarebbe affascinante capire qual è la politica giovanile o quali sono le strutture che hanno queste nazioni. Io ho sempre chiesto un po’ in giro in questi anni, ma alla base c’è una Nazione, la Norvegia, che ha una mentalità sportiva sicuramente da sci nordico, eppure è in grado di tirare fuori dei fenomeni anche nello sci. Vogliamo dire che esiste una concentrazione di talenti solo da loro? Io non credo. Anche dal punto di vista esclusivamente numerico, il bacino italiano è talmente ampio che non è possibile non avere talenti da parte nostra, solo per una questione di percentuali. Per cui c’è dell’altro, evidentemente una capacità di gestione unica. Restiamo al confronto con l’Austria: soldi e investimenti quanti ne vogliamo per carità, ma loro, quelli del Wunderteam, hanno un tasso di infortuni altissimo: perché? Vantano tanti atleti, per carità, ma tra i maschi chi è il primo in assoluto, Feller, forse? C’è una carenza di figure. Si sono attaccati a Hirscher, alla Veith, alla Brunner, ma nel momento in cui questi vengono meno, il super campione in questo momento non ce l’hanno nemmeno loro, pur vantando tanti buoni atleti. In Austria si fanno male di continuo pur essendo la loro una realtà con strutture ospedaliere d’eccellenza, per esempio. Questo è un discorso interessante, da approfondire ancora”. 

Si è detto: Shiffrin vincerà la Coppa generale femminile a mani basse, come del resto ha fatto nelle ultime tre stagioni. Ma le singole gare si annunciano davvero più combattute?

Silvano Varettoni: “Può essere, ma facciamo un distinguo. In slalom dico subito che può fare filotto completo e conquistarli tutti. Sì, c’è Vlhova, ok, ma per battere Shiffrin deve tirare fuori due manche vicine alla perfezione e lo scorso anno è capitato solo a Flachau, dove si impose per 15 centesimi sull’americana, e nel parallelo di Oslo, per complessivi 39 centesimi sempre davanti a Mikaela. Se non sbaglia in slalom, ribadisco, per me li vince tutti Shiffrin. Ecco, ben diverso invece il discorso in gigante, a causa di una concorrenza notevole e non solo di Robinson, ma soprattutto in velocità, dove secondo me non conquisterà la Coppa di specialità, questa volta. Ci sono ritorni importanti, o da infortuni o ad alti livelli, vedi Gut, Gisin, Veith, Stuhec, Goggia (dopo un’estate perfetta e completa), le austriache sono sempre molto compatte e competitive, ecc. ecc.. Sì, giusto che l’americana abbia annunciato il tentativo di conquistare 7 coppe assolute, deve assolutamente porselo, può farcela. Ma tra superG e discesa per me sarà molto più difficile alzare la sfera di cristallo. Non resta che attendere il responso delle gare”. 

Camilla Alfieri: “Sono per il sì, quindi prevedo gare più combattute nelle singole discipline a livello femminile. Anche perché, non essendoci il grande evento, come già ricordato nello scorso appuntamento, quindi niente Mondiali e niente Olimpiadi, tutte le ragazze punteranno a tirare fuori il classico “jolly” a ogni gara. Penso possa non essere un’annata banale. Come si è visto subito a Soelden: non esiste nulla di scontato. Sì, ha vinto Pinturault tra i maschi che probabilmente era il favorito numero 1 anche per il tipo di pendio, ma l’altro atleta tanto atteso, Kristoffersen, è andato male. Ribadisco quanto già espresso: quest’anno ci divertiremo parecchio”. 

Bilancio Italia? Ecco, da noi i giovanissimi fanno più fatica a emergere…

Silvano Varettoni: “A livello femminile, direi che Brignone ha “fatto la sua gara”. Se sbaglia un po’ meno nella seconda manche sale sul podio, obiettivo della vigilia, no? Bassino la davano in grande forma, ma Soelden è sempre una prova strana. Prendete anche Marsaglia: libera di testa nella prima manche, quando forse non si aspettava nulla, è piombata in nona posizione. Bene, benissimo. Poi cominciano a infiltrarsi strani pensieri nella testa, tipo “ma allora posso fare bene, valgo di più ecc. ecc.” e purtroppo ecco che è precipitata indietro in classifica. I nostri atleti che vanno ancora meglio sotto pressione sono 2-3, c’è poco da fare, Paris, Goggia e in parte Brignone. Paris lo scorso anno da questo punto di vista è stato impressionante: le ultime gare doveva vincerle tutte per sognare le coppe di specialità, non ha fatto una piega e le ha vinte tutte, conquistando il prestigioso trofeo in superG! Dipende da come sei tu, anche di testa. Ogni gara è diversa. Luca De Aliprandini, passando ai maschi, è stato bravo, oggettivamente, con una buona seconda manche. Quella ottenuta è la posizione definiamola “di partenza”, può anche andare bene per ora, ma adesso deve puntare ai primi 5 e comunque non è lontano dal podio. Complessivamente non possiamo considerare positivo il bilancio maschile, ci si aspettava sicuramente qualcosa di più, pur senza miracoli. Non siamo ancora  guariti, anzi: due soli qualificati alla seconda manche, uno è il buon Manny Moelgg che però è classe ’82 e l’altro è “finferlo” che ha salvato il bilancio grazie a una super seconda manche. Parsi? Vi dico che mi è piaciuto: ha fatto il suo, perdendo solo un po’ troppo sul muro. Ma due decimi in meno li poteva togliere al tempo e a quel punto lì, se ti qualifichi per la seconda manche, può anche andarti molto bene, vedi Matthyas Mayer, che senza fare nulla di clamoroso ha chiuso 15esimo, a 4 decimi dalla nona posizione! Con un pizzico di fortuna in più sarebbe potuto capitare anche a Domme. Certo, partiva con il pettorale n.32, per carità, ma sono davvero curioso di vederlo in azione tra le porte larghe a Beaver Creek. Un gigante più facile, più da discesisti, non mi stupirei se dovesse qualificarsi e ottenere pure un bel piazzamento, a patto di riuscire ad allenarsi un po’ in America in questa specialità”. 

Camilla Alfieri:Avevo sentito prima della gara che Federica Brignone e Marta Bassino fossero in forma negli ultimi allenamenti. Sono lì, per carità, o sono state lì in alcuni parziali, con le migliori. L’impressione lasciatami dalla gara di sabato femminile però è che le altre alla fine avessero, come dire, semplicemente più voglia di andare veloci. Però non è una tragedia, assolutamente. In campo maschile ci resta Luca De Aliprandini che deve trovare molta più costanza di rendimento soprattutto tra una manche e l’altra. Sul resto c’è da lavorare. Sul fatto che i nostri ventenni facciano più fatica a emergere, si potrebbe aprire un capitolo che dura 20 anni e forse non si arriva nemmeno alla soluzione del caso. Credo che nasca di base da una cultura sportiva non allineata a quella di altre Nazioni, nel senso che da noi c’è sempre questa fretta nel volere tutto e subito, forse vale anche per altri sport  e non c’è, non c’è mai stato, un lavoro in prospettiva. I piccolini vogliono tutto, in categoria allievi ti dicono solo che devi “vincere, vincere, vincere”, non esiste un percorso di preparazione all’alto livello. Io certo non conosco nel dettaglio quello personale di Robinson e Braathen, ma so che i norvegesi per esempio costruiscono un’idea di crescita costante, ben diverso da altri, tipo non “fenomeni da bambini” che poi però si vanno a perdere, dopo. Di base credo ci sia in questi ultimi casi una cultura sportiva che noi in Italia non abbiamo. Qui c’è il monopolio calcistico e quant’altro, la stessa Federazione dà esempi particolari, per quanto si cerchi di buttare i giovani, si trasmette sempre il pensiero che … “ecco questa è la tua occasione, non devi perderla sennò dalla gara successiva vieni mandato a casa”, cose così. Non si curano i giovani. Se ci pensate un attimo, anche quelli bravi, appena hanno un calo, vengono subito messi un po’ nel dimenticatoio. Uno come Roberto Nani, faccio un esempio qualsiasi perché poi secondo me ce ne sono 100.000 di casi simili, forse in un’altra Nazione non starebbe a casa, ma sarebbe stato seguito un po’ di più. Però ripeto, questo è un capitolo eterno: sono stati fatti mille programmi giovani, c’era quello Ratiopharm (2008-2009) che se vogliamo ha portato Brignone, Curtoni, Marsaglia, Casse ecc., a essere lì; però sono lì appunto, a parte Federica; manca sempre qualcosa. Certo, esistono esempio simili anche nelle altre Nazioni, vedi l’americano Radamus, che sembrava dovesse spaccare il mondo ed è stato sempre molto gestito,  con le giuste gare, poche presenze in Coppa del Mondo e ora gli manca qualcosa. Una soluzione unica non esiste. Poca cultura sportiva e capacità di far crescere la gente restano per me i punti chiave. Non esiste una linea comune, mentre mi dà l’idea esserci di più nelle altre Nazioni. Da noi esistono 100.000.000 guru che si fanno a volte pure la guerra tra di loro. Così diventa più più complicato portare avanti un certo tipo di lavoro”. 

Pinturault-Kristoffesen, è partita la sfida e a Sölden il vincitore del duello è emerso nettamente. Ma per il futuro cosa dobbiamo attenderci?

Silvano Varettoni: “Allora, va detto che a Kristoffersen Sölden non è mai piaciuta, ma proprio mai. Né gli piacerà in futuro, perché fa davvero una fatica bestiale. L’impressione clamorosa però l’ha data Alexis Pinturault e non tanto per la vittoria in sé, ma per come è venuta: mai in difficoltà, sempre sotto controllo, tranquillità enorme, nessuno stress. Confermo quanto detto una settimana fa: è lui il favorito n.1 per la Coppa. Poi, per carità, massima attenzione: Kristoffersen in gigante ha sciato male anche l’anno scorso all’inizio e a febbraio ha conquistato il titolo mondiale. Calma e gesso, dunque. Fossimo già a Val d’sere a dicembre, allora avremmo qualche indicazione in più e mi sbilancerei meglio; al 28 ottobre è ancora troppo presto. E poi bisogna vedere come se la cava il francese in slalom. Per me farà bene, nel senso che può anche vincere, ma serve il risultato del campo. Ecco, lo slalom credo sarà un bell’ago della bilancia quest’anno”.

Camilla Alfieri: “Pinturault impressionante. Sì, ha sciato bene, ma mi ha lasciato l’impressione che fosse partito con l’idea ben chiara in testa di poter vincere. Punto. Quanto a Kristoffersen, leggevo o sentivo che forse il n.1 come pettorale di partenza l’avrebbe un po’ penalizzato. Beh, onestamente, mi viene un po’ da ridere… Uno come lui non può avere di questi problemi. Nella seconda manche ha voluto strafare, ha cercato il super recupero e si è trovato ancor più in difficoltà. Però è la prima gara, ci sono ancora mille chance e tante alternative. Pinturault ha raggiunto una maturità che l’altro principale rivale, forse, complice anche il suo carattere più “fumantino”, non riesce a trovare. Alexis lavora di più sulle cose da migliorare, ci ragiona bene, adesso ha un team tutto per lui molto consolidato e penso che questo faccia a differenza”.

Levi spostata di una settimana. Una problema per la successiva trasferta nordamericana?

Silvano Varettoni: “Alcuni problemi ci saranno, indubbiamente. Per gli slalomisti uomini non cambia tanto, per le donne parecchio. Una settimana dopo sono già in gara nel Vermont. Se qualcuna soffre particolarmente il jet-lag, auguri: possono essere dolori. Il tema più grande riguarda Pinturault, a meno che non voglia fare solo superG  a Lake Louise. Domenica gareggia a Levi in slalom e martedì avrebbe già la prima prova cronometrata in Canada. La farà? Non la farà?. Bel dilemma“. 

Camilla Alfieri: “Mi aggancio a quanto detto l’ultima volta: c’è un calendario intenso sicuramente. Ma Levi l’hanno spostato rispetto al passato perché nei quindici giorni precedenti vi era sempre un po’ l’incognita della neve. Anche lì: purtroppo è un calendario compatto, all’interno di uno sport “stagionale” e di un contesto che sta diventando sempre più corto. E allora si cercano di fare accorgimenti. E’ intenso, è tosto, hai i fusi orari però… come fai, cosa cambi? Togli gare su gare? Per carità, può essere una soluzione, così come quella di ridurre il numero di concorrenti e aumento la spettacolarità. Possibile, ma la situazione a oggi è questa. Lo sport dello sci sarà anche dilettantistico, ma i suoi attori principali sono atleti super professionisti. Anche i tennisti girano come delle trottole, no? Fa parte dello sport di alto livello. Esistono dei momenti più intensi e altri meno, puoi ridistribuire il calendario con meno slalom a gennaio, butto lì un suggerimento, ma non so se questa sia una soluzione. Può essere solo un’idea”.

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LE PUNTATE PRECEDENTI

Prima puntata: il pre-Coppa del Mondo

gianmario.bonzi@gmail.com

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