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Nuoto, Olimpiadi Tokyo 2020: i giovani azzurri in rampa di lancio. I talenti potenzialmente da medaglia

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Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare o la piscina nel nostro caso“. E’ sempre affascinante cercare di prevedere ciò che possa accadere. L’effetto “oracolo” è un dono che potrebbe fare comodo ma nello stesso tempo l’emozione di un evento ne risulterebbe compromessa, ben conoscendo l’esito finale. Tuttavia, senza avere doti divine e non possedendo l’almanacco di “Ritorno al futuro”, ci si chiede: chi potranno essere i giovani azzurri potenzialmente da medaglia ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 nel nuoto?

Non è facile dare una risposta perché in un anno tante cose possono cambiare. Tuttavia, alcune idee si possono esprimere. Si parte dai Mondiali 2019 a Gwangju (Corea del Sud) e da ciò che è emerso. Ebbene la citazione è per due atleti, in primis: Marco De Tullio (classe 2000) e Federico Burdisso (classe 2001), entrambi esordienti in una rassegna iridata. Il primo, allievo di Stefano Morini, in un anno ha migliorato il suo crono dei 400 stile libero di circa 4″: dal 3’48″55 al 3’44″86. Uno scarto sensazionale dopo appena un anno di lavoro del “Moro”. Ecco che per il giovane pugliese potrebbero spalancarsi scenari inesplorati, continuando su questa strada, avendo le possibilità di mettere in pericolo il ruolo di leader delle otto vasche di Gabriele Detti in Italia. Lottare per la top-3 a Tokyo è complicato ma, visti i presupposti, niente è impossibile. Venendo a colui che dal cognome potrebbe ricordare un difensore di calcio ma la cui attitudine è sempre quella di andare all’attacco, i segnali in Corea del Sud sono stati confortanti. Nella finale che ha regalato all’ungherese Kristof Milak il titolo iridato e il nuovo primato del mondo dei 200 farfalla di 1’50″73 (mandando in soffitta il record di un certo Michael Phelps), Burdisso ha ottenuto un quarto posto significativo: record italiano di 1’54″39, a 2 decimi dal bronzo di Chad Le Clos. Il ragazzo ha stoffa e, nonostante gli impegni scolastici, ha saputo tirar fuori nell’occasione che più contava la prestazione migliore. Potenzialità ve ne sono e va registrato un miglior approccio ai turni intermedi, soprattutto di mattina, visto che le finali a Tokyo si terranno in orari diversi dal solito.

Per motivazioni diverse le citazioni per Alessandro Miressi e per la 4×200 sl uomini sono doverose. Il piemontese, campione europeo in carica della gara regina, non si è espresso quest’anno ai livelli che gli avevano permesso nel 2018 di abbattere la fatidica barriera dei 48″. Una distanza, ora come ora, chiusa da due “mostri” come l’americano Caeleb Dressel e l’australiano Kyle Chalmers ma, forse, per il resto ce la si può giocare a patto di riprendere il filo del discorso interrotto e di lavorare meglio tecnicamente e fisicamente. Le potenzialità del velocista nostrano sono notevoli e sta a lui metterle in acqua. Relativamente alla staffetta, parlare di “giovani” per alcuni suoi componenti non corrisponde al vero ma può riguardare più la poca esperienza internazionale. Si può dire che il quartetto italiano, grazie anche all’inserimento di un Detti in miglior condizione, può essere in gioco per le medaglie, come lo è stato in Corea del Sud, realizzando un primato italiano impressionante (7’02″01) e sfiorando il podio per 3 centesimi.

Si vorrebbe citare anche Ilaria Cusinato (due volte argento agli Europei del 2018), Andrea Vergani (bronzo nei 50 stile libero a Glasgow) e Thomas Ceccon (eccezionale a livello giovanile) ma le prospettive per questi atleti non sembrano essere conformi a un target così ambizioso: la veneta deve ancora assorbire l’aver cambiato gestione tecnica (per sua scelta); il lombardo, squalificato tre mesi per cannabis, deve dare risposte circa il suo essere professionista al 100%; il talentuoso 2001 a livello seniores ha deluso fino ad ora. Manca una stagione e il tempo per risalire la china c’è ma non vi potranno essere sbagli. Relativamente a Nicolò Martinenghi (classe ’99), i suoi 100 rana sono quelli con la maggior concentrazione di qualità e, pur recuperando a pieno le proprie consapevolezze dopo lo stop per infortunio, pensare a un podio olimpico è forzato.

E Benedetta Pilato? La classe 2005, argento mondiale nei 50 rana, merita un discorso a parte. Il suo riscontro sorprendente nell’unica vasca è stato ottenuto in una specialità non olimpica e dunque come tale va considerato. L’attuale suo riferimento nei 100 metri è di 1’08″22 ed è distante sensibilmente dai migliori riferimenti mondiali e italiani. Ecco che, nel suo caso, serve calma prima di prefigurare scenari idilliaci, in uno stile complicato nel quale anche lo sviluppo fisico in una ragazza può avere delle ripercussioni. Ovviamente, riuscisse a mettere nei 100 rana la medesima intensità dei 50…ci sarebbe da divertirsi.

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Foto: OA Sport