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Scacchi, Mondiale 2018: Carlsen-Caruana e la quiete dopo la tempesta

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Tanto lunga, snervante e piena di difficoltà sia scacchistiche che psicologiche è stata la prima partita, tanto breve e senza particolari problemi è risultata la seconda del match che, a Londra, vuole rispondere a un’unica domanda: chi è il miglior giocatore di scacchi del mondo?

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Magnus Carlsen e Fabiano Caruana, s’è detto e ridetto, sono i numeri 1 e 2 della classifica mondiale. Ad oggi sono divisi da appena tre punti ELO, un distacco minimo che rende questa sfida decisiva anche per il prossimo ranking, che la FIDE pubblicherà a dicembre. Per questo ogni singola energia anche mentale spesa in questo match è importante, ed è forse una delle ragioni per cui l’italoamericano, nella giornata di ieri, semplicemente non se l’è sentita di allungare oltremodo la partita così come ha fatto il norvegese nella prima, sapendo che sarebbe stato ben difficile scardinare la sua posizione in un finale di torri e pedoni conosciuto universalmente come patto, a gioco corretto.

Tralasciando il resto della partita di ieri, che non presenta spunti particolari, andiamo a vedere qualcosa in merito alla fase di apertura, che ha visto uno scontro di idee e scelte tra i due giocatori. Osserviamo, in particolare, la posizione venutasi a creare dopo la prima mossa di entrambi (Carlsen col Bianco, Caruana col Nero):

1. d4 Cf6

Ph. Federico Rossini

Di solito a questo schema segue 2. c4, che introduce tutta la serie delle Difese Indiane, un ramo di un’ampiezza pressoché infinita e in continua evoluzione, tant’è vero che alcune linee di gioco considerate buone 10 anni prima possono tranquillamente essere confutate 10 anni dopo. Tuttavia, Carlsen ha deciso di non accettare quel genere di situazione ed è rientrato in un’apertura molto conosciuta.

2. Cf3 d5
3. c4 e6

Il Gambetto di Donna rifiutato nella variante col cavallo in f6. Se Caruana avesse catturato in c4, allora l’apertura sarebbe stata il Gambetto di Donna accettato, che in realtà non è un vero gambetto perché il sacrificio di pedone è solo temporaneo. Normalmente, infatti, nel giro di poche mosse l’alfiere bianco pensa a ricatturare il pedone c4.

4. Cc3 Ae7
5. Af4 O-O

Il Bianco va a finire nella variante classica di quest’apertura, un impianto tra i più storici del gioco. In questo genere di situazione il Nero sviluppa rapidamente tutti i pezzi dell’ala di re, per eseguire l’arrocco corto, che ad altro non serve che a porre dietro una linea di protezione il sovrano. In molte altre aperture, questo genere di mossa, che è l’unica negli scacchi a prevedere il contemporaneo movimento di due pezzi, può essere spesso ritardata per varie ragioni: sviluppo, difesa o semplicemente non immediata necessità.

6. e3 c5

Qui Caruana di solito non gioca questa mossa, ma Cbd7 (a proposito: vale la pena ricordare che, ove due identici pezzi possano raggiungere la stessa casa, nella notazione va indicata anche la colonna di partenza, o la traversa o entrambe le cose a seconda della situazione). L’impianto appena citato ha dato più di una soddisfazione all’italoamericano.

7. dxc5 Axc5
8. Dc2 Cc6
9. a3 Da5
10. Td1 Td8

Fino alla decima del Bianco, tutto secondo teoria, per una linea perfettamente conosciuta dai big del passato e presente (chiedere a Hikaru Nakamura, che a dispetto del nome è americano, e Viswanathan “Vishy” Anand, l’indiano ultimo Campione del Mondo prima di Carlsen). La scelta del norvegese di giocare Td8 è del tutto inusuale in partite di giocatori con ELO superiore a 2600. Di norma, la mossa giocata è Te8. Carlsen non è nuovo a queste simil-novità in match mondiali: due anni fa, contro il russo Sergej Karjakin, usò una torre bianca per compiere una mossa giocabile, ma del tutto inusuale, nella terza partita (per coloro che ricordano, il tratto in questione è 10. Te2 invece di 10. Te1 nella difesa Berlinese della partita Spagnola, alias Ruy Lopez. Quella partita, come la maggior parte delle Berlinesi, è poi finita patta anche se dopo oltre sette ore di lotta in cui il Campione del Mondo non concretizzò un vantaggio). Il lettore può chiedersi: “ma il Bianco non può fare la forchetta di pedone b4 contro donna e alfiere neri?”. La risposta è sì, ma pagherebbe, nel giro di pochi tratti, il prezzo della qualità e di una posizione molto contrita e statica, mentre il Nero potrebbe muoversi in maniera molto dinamica e creare tanti problemi al suo avversario.

Di qui in avanti, i due giocatori non hanno commesso particolari imprecisioni, portandosi senza particolari difficoltà verso l’equa divisione del punto e l’odierno giorno di riposo. Da domani, però, potrebbe essere un’altra storia.





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