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Ciclismo

Giro Under23: azzurri lontani dal vertice. L’Italia ha i giovani, ma non da corse a tappe

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Il Giro d’Italia Under 23 2018 va in archivio con due italiani nella top 15 della classifica generale: Alessandro Covi (Team Colpack) ottavo e Luca Covili (Mastomarco Sensi) dodicesimo. Un risultato che non può certamente essere considerato positivo per il movimento azzurro, perché se andiamo a vedere i distacchi, 6’28” e 8’11”, ci rendiamo subito conto che in questa corsa nessun italiano è stato in lotta per la maglia rosa nel momento chiave.

Soffermandoci sulla prestazione del miglior azzurro Covi, bisogna sottolineare come lui stesso ha ammesso le tante difficoltà avute sulle salite più dure. Il 19enne varesino è stato infatti grande protagonista nella prima parte di corsa, centrando anche un secondo posto a Sestola, ma poi, anche a causa di uno stato influenzale, ha pagato lo sforzo nelle ultime tappe scivolando in classifica. Un corridore che quindi deve ancora migliorare molto nella gestione delle energie su più giorni.

Si confermano quindi le difficoltà per i nostri giovani nelle corse a tappe, dove nelle ultime stagioni a livello Under 23 abbiamo ottenuto ben poco. Lo scorso anno al Giro il migliore azzurro era stato infatti Nicola Conci, settimo a 3’01”, mentre al Tour de l’Avenir Matteo Fabbro, 17° a 7’38”. Risultati che stonano rispetto a quelli di cinque anni fa, quando nel Giro 2012 (l’ultima edizione prima della pausa) erano ben otto gli italiani nella top 10 e trovavamo futuri campioni come Fabio Aru e Davide Formolo.

Questo problema va poi a ripercuotersi direttamente anche nei Grandi Giri, dove non sta riuscendo il ricambio generazionale. Oltre ai già citati Aru e Formolo, solo i veterani Vincenzo Nibali e Domenico Pozzovivo sono in grado di competere con i migliori, troppo poco per la nazione che si trova in cima al ranking mondiale.

Le causa di questa situazione sono da rintracciare in un problema strutturare del nostro movimento, come sottolineato dal c.t. Davide Cassani sulle pagine della Gazzetta dello Sport: “Abbiamo delle bellissime squadre dilettantistiche ma che non vanno mai a correre all’estero. Vuol dire che i nostri ragazzi affrontano un calendario non all’altezza dei loro pari età e così facendo abbiamo abbassato il nostro livello qualitativo. Ci vuole un cambiamento radicale e deve partire dai tecnici”. Un vero e proprio appello quello di Cassani, con l’auspico che la svolta arrivi il prima possibile, per non rischiare di trovarci fra qualche anno a non avere nessun corridore in grado di lottare per il podio in un Grande Giro.

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alessandro.farina@oasport.it

Twitter: @Alefarina18

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Foto: Facebook Colpack

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