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Golf, Augusta Masters 2018: il percorso e le 18 buche ai raggi X

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La stagione del golf entra nel vivo con il primo Major del 2018, l’Augusta Masters, che andrà in scena sul par 72 del National Golf Club, in Georgia, tra giovedì 5 e domenica 8 aprile. I migliori interpreti internazionali della disciplina si sfideranno per raccogliere l’eredità dello spagnolo Sergio Garcia, che un anno fa vinse per la prima volta un torneo dello Slam battendo al playoff l’inglese Justin Rose e indossando la green jacket, simbolo dell’Augusta Masters.

Gli statunitensi Jordan Spieth e Justin Thomas partono leggermente favoriti rispetto al connazionale Dustin Johnson, all’inglese Tyrrell Hatton e al nordirlandese Rory McIlroy, ma saranno da tenere d’occhio anche Jon Rahm, Jason Day, Hideki Matsuyama e soprattutto Tiger Woods, tornato di recente a brillare con un fantastico secondo posto nel Valspar Championship.

L’Italia sarà rappresentata da Francesco Molinari, a caccia di un grande risultato dopo aver sfiorato la vittoria nel PGA Championship 2017. L’Augusta National Golf Club è stato disegnato da Bobby Jones, ideatore del torneo, e si staglia tra azalee in fiore e panorami mozzafiato.

Analizziamo nel dettaglio le 18 buche del percorso:

Buca 1 – Tea Olive (445 yards, par 4). Bunker profondo sulla destra, alberi e terreno ondulato. La prima buca già si presenta estremamente ostica per gli atleti impegnati sul percorso, il cui avvio sarà determinante per dare subito linfa alle speranze di vittoria.

Buca 2 – Pink Dogwood (575 yards, par 5). Una hole non particolarmente complessa, anche se la vegetazione su entrambi i fronti riduce in parte i margini di azione.

Buca 3 – Flowering Peach (350 yards, par 4). Un ripido pendio nasconde le difficoltà, tutt’altro che trascurabili, del par 4 più breve dell’intero percorso.

Buca 4 – Flowering Crab Apple (240 yards, par 3). Phil Mickelson, leggenda del golf americano, impiegò sei colpi per completare questa buca. Le pendenze e la vegetazione rappresentano due importanti insidie.

Buca 5 – Magnolia (455 yards, par 4). Un fairway profondo e diversi bunker impongono un colpo dal tee di circa 300 yard per giocarsi la chance di un birdie e non sprofondare in un incubo.

Buca 6 – Juniper (180 yards, par 3). Un pendio ripidissimo e tante difficoltà per la buca che segna un terzo di gara e che può rappresentare una trappola importante per qualsiasi giocatore.

Buca 7 – Pampas (450 yards, par 4). Da due anni ormai è stata allungata di quasi 40 yards per consentire ai giocatori di effettuare più facilmente un birdie. Ma 5 bunker rappresentano un reale pericolo per tutti.

Buca 8 – Yellow Jasmine (570 yards, par 5). Il colpo dal tee è penalizzato da un lungo fairway bunker, ma superando il primo ostacolo le chance di arrivare al birdie o persino all’eagle crescono a dismisura.

Buca 9 – Carolina Cherry (460 yards, par 4). Il green in contropendenza rappresenta un’insidia decisamente complessa. Il par è tutt’altro che scontato in questa buca.

Buca 10 – Camellia (495 yards, par 4). La buca più difficile in assoluto. La storia racconta di svariate edizioni del Masters decise alla hole 10. Nel 2011 Rory McIlroy piombò in un incubo, impiegando 7 colpi per completarla e dicendo addio alle speranze di vittoria.

Buca 11 – White Dogwood (505 yards, par 4). L’acqua è l’ostacolo principale in questa buca, che rappresenta un’insidia complessa da interpretare dopo la hole più difficile del percorso.

Buca 12 – Golden Bell (155 yards, par 3). Acqua davanti, bunker e vegetazione folta. Secondo molti, questo è il par 3 più affascinante al mondo.

Buca 13 – Azalea (510 yards, par 5). Ancora una volta l’acqua rappresenta un’insidia da non sottovalutare. I primi due colpi saranno determinanti per le sorti degli atleti, che hanno buone chance di piazzare il birdie.

Buca 14 – Chinese Fir (440 yards, par 4). L’unica buca priva di bunker, ma dotata di un green decisamente complesso da interpretare.

Buca 15 – Firethorn (530 yards, par 5). Lo stagno nei pressi del green necessita di un’accurata valutazione. Toccherà ai giocatori stabilire se scavalcarlo o aggirarlo.

Buca 16 – Redbud (170 yards, par 3). Un bunker e un piccolo lago rendono difficile il percorso di avvicinamento alla buca, una delle più ostiche del National Golf Club.

Buca 17 – Nandina (440 yards, par 4). La rimozione dell’albero Eisenhower la rende una buca decisamente meno proibitiva rispetto ad altre.

Buca 18 – Holly (465, par 4). La buca è stata arretrata di 60 yards un anno fa, rendendo più impegnativo il passaggio attraverso gli alberi. Chiusura spettacolare per un torneo ricco di fascino e storia.





mauro.deriso@oasport.it

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Foto: Twitter Masters Tournament

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