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Judo: quale sarà la categoria di Fabio Basile a Tokyo 2020? Dilemma tra 66kg e 73kg: tra pro e contro

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Dopo il quinto posto ottenuto al Grand Slam di Abu Dhabi per il suo esordio nella categoria 73 kg, Fabio Basile sembra oramai destinato a cambiare definitivamente divisione di peso, abbandonando quella 66 kg che gli ha regalato il titolo olimpico in Brasile. Tuttavia, l’azzurro ha ancora qualche mese per prendere la strada che lo porterà definitivamente a Tokyo 2020, e certamente tornerà sul tatami per testarsi nuovamente prima dell’inizio delle qualificazioni a cinque cerchi. Proviamo a vedere quali sono i motivi che potrebbero spingerlo in una direzione o nell’altra.

 

66 KG PERCHÉ…

Chi lascia la strada vecchia per la nuova… – Il vecchio adagio avrà pure un motivo per esistere. Gli avversari della 66 kg, oramai, Fabio li conosce tutti a memoria, mentre tra i 73 kg deve ricominciare tutto da capo, imparando a contrastare ciascuno dei nuovi rivali. Ad Abu Dhabi, l’azzurro ci è riuscito abbastanza bene, anche se alla fine il podio non è arrivato. Ma di judoka forti in questa categoria ce ne sono molti, e quest’anno non ha combattuto un certo Shohei Ono, nient’altro che il campione olimpico in carica.

La rivalità con An Ba-Ul –  Dopo la finale olimpica di Rio e la dura sfida iridata di Budapest, tra i due si sono creati i presupposti per una lunga rivalità. Entrambi classe 1994, questi due judoka potrebbero dare vita a duelli epici che aiuterebbero anche il judo dal punto di vista mediatico: Ali contro Foreman, Senna contro Prost, Federer contro Nadal, Basile contro An. La prospettiva è quanto meno intrigante.

Conservare il titolo olimpico – Facile a dirsi, ma confermarsi sulla vetta olimpica dopo averla calcata per una volta rappresenta una grande impresa. A Rio 2016, ad esempio, su quattordici categorie di peso solamente due atleti sono riusciti a vincere l’oro come a Londra: un certo Teddy Riner e la statunitense Kayla Harrison. E per l’Italia sarebbe una prima volta assoluta.

 

73 KG PERCHÉ…

Nuovi stimoli – Il cambiamento, a volte, può avere effetti positivi. Dopo aver raggiunto il massimo del raggiungibile, la medaglia d’oro olimpica, Fabio potrebbe trovare nuovi stimoli e nuove motivazioni cambiando categoria e sfidando nuovi avversari, per dimostrare che il suo talento è assoluto, e non relegato ad una singola divisione di peso, cosa che peraltro già si è vista in occasione del Grand Slam negli Emirati Arabi Uniti.

Campione olimpico in due categorie… – Se confermarsi campione olimpico nella stessa categoria rappresenta di per sé una grande impresa, farlo in due divisioni di peso differenti ha dello straordinario. A riuscirci, in tutta la storia del judo olimpico, è stato il solo Waldemar Legien, atleta polacco che vinse tra i 78 kg a Seoul 1988 e poi tra gli 86 kg a Barcellona 1992. Anche se non dovesse arrivare l’oro, due medaglie olimpiche in due categorie diverse non sarebbero certo da buttare.

Il calo peso – Inutile negarlo, al di là di tutte le considerazioni tecniche che possono essere fatte, il cambiamento di categoria dipende spesso dal calo peso. Questo continuo perdere peso per rientrare in una determinata categoria alla lunga può avere effetti negativi sia fisici che psicologici, portando l’atleta ad arrivare privo di energie alle competizioni. Al momento non sembra essere il caso di Fabio, ma sicuramente la categoria 73 kg risulta decisamente più facile da gestire, e poi sempre meglio prevenire che curare.

 

giulio.chinappi@oasport.it





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Immagine: IJF

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