Pallavolo
Volley, Paola Egonu: “Orgogliosa di essere l’elemento fondamentale della squadra. Voglio un’Italia tutta colorata, basta col razzismo”
Paola Egonu è la stella dell’Italia che si appresta a disputare gli Europei 2017 di volley femminile in programma tra Azerbaijan e Georgia dal 22 settembre al 1° ottobre. L’opposto proverà a trascinare la nostra Nazionale e ha rilasciato una lunga intervista pubblicata su Sport Week, il settimanale di Gazzetta dello Sport.
Paola non ha mai sentito le responsabilità ma “dopo la finale del Grand Prix dico di sì. E ne sono orgogliosa perché non tutti hanno l’opportunità di essere l’elemento fondamentale della squadra. Spero di essere all’altezza e aiutare la squadra a fare qualcosa di straordinario in questo Europeo“.
Stiamo parlando della miglior marcatrice della storia della Nazionale (39 punti contro la Russia): “Sono sincera, non me l’aspettavo. Pensavo solo a vincere perché quella partita era importante e non stavo contando i punti. L’ho scoperto alla fine“.
Il carattere della Egonu è proverbiale: “Sì, perché quando so di aver lavorato tanto e non riesco a fare le cose, impazzisco. In allenamento mi lascio più andare, in gara mi controllo. Mi chiudo, metto il muso, non guardo più nessuno, non cerco più il contatto di cui ha bisogno la squadra. Da quando sto con il gruppo della Nazionale mi aiutano molto. E poi mi capiscono, sono complicate anche loro“.
Sull’Italia sempre più multietnica: “E’ una delle cose più belle che possa accadere. C’è integrazione e non si sente più tu sei bianca, tu nera. Impariamo culture diverse pur sentendoci tutte uguali. Ci vuole una legge sullo ius soli. Lo sport dimostra che si più convivere. E vincere di più“.
Paola ha aiutato tanti amici ad affrontare il razzismo: “Ho un amico di 14 anni che si trova in difficoltà perché non riesce a distinguere gli amici veri da quelli falsi che stanno con lui solo quando hanno bisogno per poi parlare male alle sue spalle. Gli ho detto che sarà sempre così, lo vedranno diverso finché non matureranno. Gli ho suggerito di non rispondere mai agli insulti, perché sarà sempre lui nel torto. Alle insegnanti non interessa chi ha cominciato, chi è nero è sempre il colpevole. Fin dall’asilo. Mi hanno fatto di tutto ma per gli adulti era sempre colpa mia. Oggi mi dicono “Caspita, sei stata forte”. E mi prendono addirittura ad esempio. Durante le partite mi hanno gridato “Cita, tornatene nel tuo Paese”. All’inizio mi feriva, ora no. Non ho un problema io, è ignorante chi ragiona così“.
Non è stato amore a prima vista con il volley, non è cresciuta con Mila e Shiro: “Ero pigra, tornavo da scuola, facevo i compiti e guardavo la tv. Se mi imbattevo in Mimì o Mila cambiavo anche canale. Poi i miei mi hanno costretta a fare sport, proponendomi la pallavolo. Una tortura! Cambiò tutto quando un’allenatrice mi disse che stavo facendo bene“.
Un consiglio alle adolescenti di oggi: “Provateci perché lo sport fa capire quali sono le vere cose importanti. Oggi i ragazzi vogliono sballarsi fumando, bevendo. E’ molto più bello raggiungere un grande obiettivo con una squadra”.
E poi il sogno finale: “Vorrei l’Italia del futuro tutta colorata, altrimenti mi arrabbio“.
