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Ginnastica, l’Italia non sceglie rivoluzione e innovazione. Chechi perde, quale futuro per le azzurre? Tra risultati, finanziamenti e tesserati

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Il ribaltone non è avvenuto. A Jury Chechi sono mancati 200 voti per poter fare la differenza e completare la scalata a una montagna che fino a qualche mese fa sembrava inviolabile. Il Signore degli Anelli aveva deciso di scendere in campo per conquistare la Presidenza della Federazione Ginnastica d’Italia e provare a cambiare le cose in un movimento che alle ultime Olimpiadi è tornato a casa senza medaglie (bronzi sfiorati da Vanessa Ferrari e dalle Farfalle) e che ha mancato la qualificazione con la squadra maschile, un settore davvero ai minimi storici.

Era stata proprio la disfatta di Glasgow a convincere il Campione Olimpico di Atlanta 1996 e cinque volte Campione del Mondo a tentare la rincorsa alla poltrona con l’obiettivo di rivoluzionare e rivitalizzare il settore che, eccetto le imprese di super Vany affiancata dalla formazione in rosa e della squadra di ritmica, non riesce a decollare sotto il profilo dei risultati, quelli che contano davvero in ambito sportivo (il fatto che i contributi economico del CONI previsti per il 2017 non aumenteranno rispetto a quest’anno ne è una conseguenza al pari del vertiginoso calo dei tesserati nell’ultimo triennio).

 

La vittoria di Gherardo Tecchi, 67enne Consigliere Uscente e con una lunga esperienza da dirigente, è stata meno larga di quanto la sua squadra prevedesse. Il 52% di consensi raccolti esprime una spaccatura evidente tra le società accorse a Roma per votare: metà voleva un sostanziale cambiamento dopo le ultime stagioni, l’altra metà ha preferito la linea della continuità. Un dato che certifica anche quanto i risultati delle tanto decantate elezioni regionali non fossero poi così importanti (gli uomini pro Tecchi hanno vinto praticamente ovunque con largo margine, lasciando presagire un plebiscito a Roma che invece non si è avverato).

Da una parte c’erano Jury Chechi e, tra gli altri, Igor Cassina e Fabrizia D’Ottavio: 2 ori, 1 argento e 1 bronzo olimpici assieme per provare a rivoluzionare il sistema. Una squadra nel complesso giovane, con elementi che hanno vissuto la Polvere di Magnesio ai livelli più alti, con nomi conosciuti dal grande pubblico. Era un’occasione per provare a dare una ventata d’aria fresca, per risvegliarci.

Non bisogna girarci troppo intorno: il settore maschile è allo sbando, il trampolino elastico (disciplina olimpica!) è stato preso in considerazione in maniera marginale e i risultati dell’ultimo decennio sono dipesi esclusivamente dal buon Flavio Cannone, il calo dei tesserati è stato davvero importante, nell’ultimo quadriennio sono state ottenute solo 3 medaglie di importanza internazionale nell’artistica (oro di Vanessa Ferrari agli Europei 2014, argento sempre della bresciana ai Mondiali 2013, bronzo di Alberto Busnari agli Europei 2015) oltre ai vari podi delle Farfalle/Leonesse, i finanziamenti del CONI rimangono bassi e il contributo degli sponsor è minimo.

La squadra di artistica femminile è a eccellenti livelli: l’undicesimo posto alle Olimpiadi è stato causa di una tattica aggressiva, che mirava a provare il tutto per tutto; Vanessa Ferrari ha sfiorato ancora una volta il tanto agognato podio e ha disputato la finale accanto a Erika Fasana. C’è stato un grande successo mediatico dovuto al reality di MTV ma se non arrivano i risultati… Il progetto Tokyo 2020 con le classe 2001-2003 è ottimo, Enrico Casella ci sta giustamente investendo. Ma non può bastare.

 

Sia chiaro: la Federazione ha fatto diverse cose buone sotto la dirigenza Agabio ma se il 48% delle società ha espresso la voglia di cambiamento significa che c’è davvero qualcosa da rivedere in tutto il sistema. L’Italia deve ritornare prontamente ai livelli che le competono e bisognerà lavorare per questo. Dove potremo andare? L’obiettivo è naturalmente quello delle Olimpiadi di Tokyo 2020 dove bisognerà provare a qualificarsi con tutte le sezioni.

Le medaglie sono oggettivamente possibili solo dalle ragazze dell’artistica (dopo possono concretamente arrivare Villa, D’Amato, Iorio, Busato, Maggio, Basile e compagnia? Ci sarà ancora Vanessa Ferrari?) e dalle nuove Farfalle (la squadra della Maccarani è cambiata nella sua totalità, vedremo se saprà riproporsi ai livelli a cui ci ha abituato).

Bisogna lavorare sull’impiantistica, sulle società, sulle scuole, tornare a far crescere i tesserati, far aumentare la notorietà di questo sport. Spesso ci si lamenti dei media che non offrono spazio ma i motivi bisognerebbe chiederseli anche internamente…

 

Dopo le rese di Antonio Rossi (Federcanoa, grandissimo amico di Chechi e Cassina) e Stefano Mei (Federatletica) arriva anche quella di Chechi: tre Campionissimi che purtroppo non sono riusciti a farsi apprezzare dalla maggioranza delle società sparse su tutto il territorio nazionale (quella di Jury è la sconfitta meno netta), fallendo la scalata alla Presidenza. Un sistema di voto, soprattutto quello delle deleghe, che andrebbe rivisto.

Il responso di ginnasti e atleti è invece stato chiaro: preferenza agli uomini di Chechi con Cassina, D’Ottavio e Massetani che hanno battuto avversari di altrettanto spessore come Macrì, Principi e Bergamelli. Tecchi porta in giunta 8 uomini della sua squadra (tutti i 7 rappresentanti delle società sportive e il revisore dei conti), molti dei quali erano con lui nell’ultimo Consiglio Federali guidato da Agabio: il rinnovamento non c’è stato, la continuità ha vinto di misura.

 

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