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Sci di fondo

Sci di fondo – Mondiali 2015: Italia, obiettivo raggiunto. Ma che sia soltanto l’inizio

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Tre gare, tante indicazioni più o meno importanti ed un bilancio positivo, essenzialmente per la straordinaria prestazione offerta da Dietmar Nöckler e Federico Pellegrino nella team sprint che è valsa una medaglia. L’obiettivo, insomma, è stato raggiunto. Probabilmente resterà un acuto sporadico per quanto riguarda il Mondiale di Falun, ma la sensazione è che questo risultato (più quelli ottenuti in stagione dagli stessi Pellegrino e Nöckler e da De Fabiani) possa dare quantomeno un’ulteriore scossa a tutto l’ambiente, differentemente dalle buone prestazioni dell’ultimo quadriennio che, spesso e volentieri, hanno fatto adagiare inconsapevolmente tutta la nazionale sugli allori.

Il bronzo di ieri dovrà essere, dunque, necessariamente un punto di partenza verso nuovi orizzonti, quelli già inquadrati dai due medagliati nell’ultimo anno. Anche se Pellegrino, di fatto, aveva già fatto intendere di essere diversi gradini sopra tutti i suoi connazionali da diverso tempo e di attendere soltanto il definitivo salto di qualità. Quello che gli ha permesso di fare man bassa di sprint a tecnica libera tra dicembre e gennaio (tre consecutive) e di progredire ulteriormente in tecnica classica, tanto da tirar fuori la miglior gara stagionale in alternato proprio nel momento più importante, a Falun, con un quinto posto a rispecchiare ben poco quanto Chicco sia andato realmente vicino alla medaglia. L’esempio calzante di come Pellegrino sia diventato un campione prima nella testa che nelle gambe, un fattore non indifferente nel trascinare un coraggioso Didi Nöckler a dare tutto se stesso nella gara a coppie, nella tecnica a lui decisamente meno congeniale. Una dimostrazione encomiabile di forza di volontà e spirito di sacrificio, senza dei quali fare strada diventa piuttosto difficile. Lo ha ben capito Francesco De Fabiani, anche se lo skiathlon ha messo in luce una condizione non proprio smagliante, mentre un discorso a parte merita Roland Clara, la cui carriera sembra destinata a pochi alti e tanto anonimato, come evidenziato anche nella 30km.

Diverso il discorso, invece, per il settore femminile, sempre nello stesso tunnel in cui si intravedono soltanto dei barlumi di luce, ma nulla più. Manca, differentemente dagli uomini, la fuoriclasse capace di spezzare l’equilibrio e di trascinare sulle proprie spalle una nazionale alla tremenda ricerca di una svolta. Poteva arrivare nella team sprint, ma di mezzo si è messa anche la cattiva sorte con la caduta di Gaia Vuerich a pregiudicare l’ingresso in finale, sfumato per un solo centesimo in volata. Il materiale umano a disposizione paga l’inadeguatezza del lavoro svolto in precedenza, ma l’impressione è che soprattutto con le più giovani la strada possa essere tracciata.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: Facebook Nöckler

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