Seguici su

Basket

Italbasket: è ora di tirare fuori gli artigli!

Pubblicato

il

Era il dicembre del 2009 quando Simone Pianigiani, condottiero della Mens Sana dei miracoli, prendeva in mano la nazionale. Ci si aspettavano grandi cose. Forse esageratamente grandi da quello che, a torto o ragione, era considerato il gruppo di talento più cristallino che il nostro basket avesse sfornato dal dopo Fucka-Myers. L’era Recalcati si era conclusa in difficoltà, ma gli echi dell’impresa di Atene erano ancora vivi.

L’attesa che Simone trasformasse in oro ciò che luccicava, si è però trasformata negli anni in un beckettiano aspettare Godot che sta snervando anche gli appassionati più indulgenti. Eppure il timoniere senese raramente è stato messo in discussione, e gode di una fiducia quasi inusuale alle italiche latitudini, sia da parte dei tifosi che dei quadri dirigenziali.

Dopo la disastrosa estate 2010 e l’ancor più desolante Europeo di Lituania, sembra che i ragazzi siano ripartiti con la voglia di ricostruire, di non sprecare, con una riga alla voce medaglie, il notevole talento nelle mani di chi ha portato oltreoceano addirittura quattro giocatori. Cosa può fare questo gruppo oggi? Non domani, dopodomani, o chissà quando, ma oggi! Senza guardarsi indietro; senza pensare a chi c’è e chi no; facendo magari di necessità virtù, senza affogare in quella che il grande Velasco definisce “la cultura degli alibi”.

Allo stato delle cose partiamo in undicesima piazza nella griglia fatta dai bookmaker (se puntate un euro sull’Italia, in caso di successo a Lubiana ne incassereste una cinquantina), ma la sensazione è che si possa puntare più in alto. Servirà testa, talento, unità d’intenti, ma soprattutto attributi. A Eurobasket 2011 la sconfitta che ha fatto più male in quel di Siauliai è stata quella con Israele. Quando ormai ci si giocava solo l’orgoglio gli azzurri avevano tirato i remi in barca abbandonandosi a una disonorevole deriva. “Cosa c’avete dentro!” gridò il motivatore Simone in un time-out divenuto leggenda. Da lì occorrerà ripartire.

Se son rose fioriranno si disse quel dicembre del 2009, le rose sono sbocciate. Altrimenti non avrebbero minuti importanti negli stessi parquet calcati da LeBron, Derrick Rose e compagnia. In maglia azzurra sembrano però rose senza spine, destinate a volare via col vento di una penetrazione di Parker, di un rimbalzo di Papaloukas o un no-look pass di Jasikevicius. Italia è ora di pungere!

Pungere partendo dalla difesa, e qui un Belinelli rinnovato dalla cura Thibodeau potrebbe ritrovare il quid tanto sospirato. Datome dovrà mettere in mostra tutte le qualità sui due lati del campo che lo hanno lanciato da MVP del nostro campionato alla maglia Pistons. Il Mago, se riuscirà a essere allo start, ha l’obbligo tassativo di alzare il rendimento sotto le plance, questa Italia ne ha troppo bisogno, forse ancor più dei suoi ex-Raptors. Melli, Aradori e Gentile siamo sicuri possano offrire un notevole contributo di muscoli, tecnica e impegno. E allora se tutto ciò accadrà i nostri play Travis Diener (splendido valore aggiunto al gruppo) e Cinciarini potranno divertirsi a far girare le macchina completandosi a vicenda nei pregi e nei difetti e seguendo il ritmo dettato da Pianigiani.

Partiamo sottotraccia, meglio così, ma questi ragazzi hanno i numeri per stupirci!

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *