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Sci di fondo, Maria Gismondi riaccende la fiamma azzurra al femminile. Brillerà anche a Davos?
Per la prima volta dalla notte dei tempi, almeno se si ragiona in termini sportivi, gli appassionati italiani di sci fondo si avvicinano a una gara femminile di Coppa del Mondo con una giustificata aspettativa. Le tenebre dell’inconsistenza stanno venendo squarciate da Maria Gismondi, reduce dal luminoso e concreto sesto posto conseguito nella 10 km a skating contro il cronometro disputatasi domenica 7 dicembre a Trondheim.
Va sottolineato come quello dell’azzurra non sia stato un exploit isolato, poiché lo scorso 16 marzo, a Oslo, lei stessa si era attestata in nona piazza nel medesimo format. Tradotto, la laziale trapiantata in Trentino vanta due presenze nel massimo circuito nelle 10 km a skating contro il cronometro e ha sempre fatto breccia nei quartieri nobili della classifica.
È palesemente un contesto dove non teme concorrenza, essendo già oggi competitiva al cospetto delle migliori del mondo. Domenica 14 dicembre, a Davos, si correrà di nuovo nel medesimo format. Ecco perché l’aspettativa può essere elevata. Peraltro, proprio nella località elvetica, la bandiera tricolore ha sventolato per l’ultima volta nella top-5 di una competizione con partenza a intervalli di distanza superiore a 5 km. Il merito fu di Marianna Longa, ma si deve tornare indietro di ben 15 anni!
Nessuno sostiene che Maria Gismondi possa essere l’erede di Stefania Belmondo o Manuela Di Centa. Sarebbe folle e irresponsabile affermare un concetto del genere, soprattutto considerando come la ventunenne azzurra abbia sinora dimostrato di essere competitiva solo ed esclusivamente nel format citato. Di 10 km a skating contro il cronometro, durante un inverno, ce ne sono poche. Nel tamburo le cartucce si contano sulle dita di una mano. La prima è però andata a segno, la seconda sta per essere sparata.
Questa ragazza non può e non deve essere incaricata di risollevare le sorti dell’intero movimento italiano. Non si possono gravare le sue spalle di tale responsabilità. D’altronde, ci sono parecchi aspetti sui quali deve ancora formarsi, dalla tecnica di sciata a skating al passo alternato tout-court.
Però, al contempo, averla vista lottare ad armi pari con le “mammasantissima” scandinave e con Jessie Diggins rappresenta una dinamica alla quale l’appassionato italiano si era disabituato. Ecco perché è giusto avere una certa aspettativa legata alla 10 km a skating di Davos. “Non c’è due senza tre”, recita un adagio popolare.
Se, viceversa, dovesse andar male, allora pazienza. Ce ne saranno tante altre, di occasioni, nella carriera di Maria Gismondi. Una carriera ancora tutta da costruire e da vivere, nella speranza che il bagliore azzurro nella notte del fondo femminile non sia quella di una meteora, bensì quella di un astro in grado di brillare di luce propria.
