Seguici su
LEGGI OA SPORT SENZA PUBBLICITÀ
ABBONATI

Nuoto

Italia promossa agli Europei di nuoto: le punte si confermano ed emergono volti nuovi

Pubblicato

il

Anita Gastaldi di Andrea Masini / DeepBlueMedia.eu

Calato il sipario della penultima giornata di gare a Lublino, dove si stanno svolgendo gli Europei di nuoto in vasca corta, la conclusione è netta: da quest’Italia non si possono nominare delusioni. Tutti, dal primo all’ultimo, hanno dato il meglio di sé non solo a parole, ma a suon di bracciate. L’impegno è stato evidente non solo a livello cronometrico o di posizionamento, ma proprio nella qualità della nuotata e nell’atteggiamento. Le “delusioni” azzurre si contano sulle dita di mezza mano e sono più attribuibili alle aspettative degli atleti stessi che a noi spettatori sul divano.

Partiamo dai nuovi protagonisti, atleti non alla prima presenza internazionale, ma convocati solo a partire dalla stagione scorsa, dove ebbero l’occasione di maturare l’esperienza necessaria che li ha portati a questo successo.

È infatti il caso di Anita Gastaldi, l’atleta convocata ai Mondiali di Budapest 2024 e a Singapore 2025, dove però non ha nuotato come avrebbe voluto. Oggi si è mostrata pronta ed è stata una delle protagoniste assolute di questi Europei di Lublino. Il suo bilancio è una medaglia di bronzo, un Record Italiano e una pioggia di Record Personali. Anche nelle gare in cui è stata convocata senza fare il tempo, e che sono servite per scaldare l’acqua, ha fatto il suo e di più, registrando i personali nei 100 Farfalla: (57.57) e nei 100m Misti (58.83) 

A fine campionato, la torinese (classe 2003) appare profondamente serena. “È finita,” dice, e lo fa con al collo una medaglia finora solo sognata, conquistata con una gara all’attacco e di grande resistenza negli ultimi 25 metri.

Michele Busa, classe 2003, ha finalmente vinto la medaglia che tanto sperava di conquistare. E a ragione! Il ragazzo aveva promesso che nonostante la condizione non ottimale e la delusione dei 50 farfalla, nei 100 sarebbe stata un’altra storia, e così è stato: Bronzo nei 100 farfalla con 49″21.

Simone Stefanì, che dopo i due quarti posti nei 50 e 100 delfino di alto livello, si premia con un titolo europeo nella 4×50 mista maschile. Un’Italia che anche nella delusione si rialza, come il salentino (classe 2000) che completa la rimonta con un 50 farfalla da 21″52, secondo soltanto al 21″35 del primatista del mondo Noe Ponti.

Tra i nuovi, senz’altro da nominare il preannunciato Francesco Lazzari. Le aspettative, dati gli ultimi risultati e i ranking stagionali, erano alte e il giovane dorsista (classe 2006) le ha rispettate. Alla prima presenza a un Europeo, prima lancia la staffetta da Record del Mondo della 4×50 mista mista con un’ottima frazione, poi sale sul podio individuale con un Bronzo nei 50 dorso (22″76) e ancora vince l’Oro nella staffetta 4×50 dorso. La sua gestione delle emozioni è stata impeccabile.

Gabriele Mancini poi, che non solo ci ha regalato una nuova speranza per i 200 rana azzurri, orfani da anni di un rappresentante in campo maschile,  ma ha contribuito ad alzare il livello della battaglia in casa dei 100 rana, stabilendo il suo personale. A lui si uniscono Paola Borrelli (classe 2004) che ha centrato la finale dei 200 farfalla (8° posto in finale) e Irene Burato, giovanissima del 2007 che è riuscita alla prima presenza internazionale a vincere un Bronzo con la staffetta 4×50 mista femminile, sopperendo molto bene alla mancanza delle raniste abituali.

Parto anche nella sezione vecchi volti con i risultati meno notevoli. Nell’affollato settore dorso potrebbe infatti restare inesplorato il campionato affrontato da Lorenzo Mora. Il 27enne ha ritrovato i suoi tempi e le sensazioni sperate in una grande serenità. Sebbene la sua bacheca sia colma di medaglie in vasca corta, compresa quella degli ultimi Europei di Otopeni 2023, i nuovi innesti internazionali non lo ponevano tra i favoriti alla vigilia. Nonostante questo, l’azzurro ha realizzato nuovamente tempi di rilievo, scendendo sotto i 50 secondi nei 100 dorso (49″95) e a 1’49″74 nei 200 dorso (5° posto in entrambe). Questi sono tempi che due anni fa lo avrebbero catapultato sul podio. Ha nuotato anche 22″83 nei 50 dorso, tempo che non nuotava da anni, finendo a un passo dalla medaglia, in quarta posizione alle spalle del connazionale Lazzari. Più che promosso.

Ceccon, Cerasuolo e Curtis “fanno quello che devono” e portano a casa 4 ori individuali (2 di Curtis, 1 di Ceccon, 1 di Cerasuolo). Sara Curtis, in particolare, impreziosisce il tutto con Oro e Record Europeo nei 50 dorso (25″49), Bronzo e Record Italiano nei 100 stile (51″26), e Argento nei 50 stile libero (23″41, suo personale).

Nicolò Martinenghi conferma la sua costanza nonostante la forma non smagliante con un Bronzo nei 50 rana (25″86), che rappresenta la tredicesima occasione di fila in cui va a podio internazionale. Il suo compagno di specialità, Simone Cerasuolo (classe 2003), dopo aver sfiorato il podio nei 100 rana, vince un prezioso Oro nei 50 rana (25″67).

Che dire di Simona Quadarella. Due Argenti nei 400 e 800 stile che diventano diamanti, considerando la portata dei loro tempi, cioè due nuovi Record Italiani (il secondo più alla sua portata in quanto sua specialità, il primo invece appartenente ancora a Federica Pellegrini). Poi l’Oro nei 1500, gara che rientra nella categoria “hanno fatto quel che dovevano”. Questo non vuol dire dare per scontati gli atleti, ma affibbiare loro una certa responsabilità e rispetto guadagnati dopo anni di prestazioni di egregio livello. Silvia Di Pietro non solo si conferma, ma migliora il Record Italiano e trascina le staffette verso l’en plein.

Ultimo per cronologia di programma, vittima anche di esso, Alberto Razzetti che dopo pochi minuti dalla delusione dei 200 farfalla, dove ha mancato il podio nonostante sia il detentore del record europeo, si divora la concorrenza nei 400 misti. Conquista così il suo oro, mettendolo affiancandolo all’argento conquistato nei 200 misti.

Quel che dunque soddisfa di più della nazionale odierna non è solo la vittoria e il record di medaglie d’oro, ben nove a questi campionati, ma è la compattezza. Come abbiamo più volte notato in questi giorni infatti, questa è una squadra giovane, non per forza per età – eccezion fatta per Alessandra Mao (classe 2007), Irene Burato, Carlos D’Ambrosio (classe 2005) e Sara Curtis – ma tanto quanto per esperienza.

Il movimento italiano è riuscito a portare a questo campionato delle matricole anche di più di vent’anni che alla prima esperienza internazionale sono riuscite a migliorarsi e a contribuire in modo estremamente importante. Si conferma, quindi, la strategia vincente da parte della Federazione: dare la possibilità agli atleti “seminuovi” di fare esperienza in competizioni di alto livello l’anno scorso li ha resi capaci di superare le loro stesse aspettative quest’anno. Questo è di grande fiducia per quanto riguarda le nuove chiamate di quest’anno che dunque potrebbero aver avuto oggi l’occasione di maturare l’esperienza necessaria per arrivare, in futuro, a competizioni internazionali ancora più preparati e consci dei propri potenziali.

Questo successo è il sigillo su un’identità complessa e vincente, fondata su compattezza, resilienza e transizione vincente. Questa è l’Italia capace di una notevole maturità emotiva. Atleti come Alberto Razzetti o Simone Stefanì dimostrano di non abbattersi di fronte a una delusione, ma di reagire immediatamente per centrare l’obiettivo successivo. I big come Quadarella, Martinenghi e Ceccon e i talenti emergenti come Sara Curtis hanno affrontato la pressione della corsia centrale e delle grandi aspettative, dimostrando di saper vivere da protagonisti la scena europea, stabilizzando l’Italia nell’élite continentale. La forza del gruppo, con gli atleti esperti che trainano le matricole, ha permesso all’Italia di conquistare un record di medaglie d’oro e di chiudere l’evento senza deludere in alcun settore.

Non è stato il solito blockbuster costruito su pochi eroi, ma piuttosto una serie corale, dove ogni evento ha avuto il suo protagonista e la cui trama collettiva ha portato a un finale epico.

Chapeau dunque alla direzione tecnica che ha voluto rischiare e dare spazio agli atleti, e a loro che hanno saputo rispondere “presente” e dimostrare in vasca non solo quello che erano chiamati a dimostrare, ma anche di più. Quest’Italia è più che promossa.

Google News Rimani aggiornato seguendoci su Google News!
SEGUICI