Atletica
Francesco Guerra: “Presto per definirmi l’erede di Crippa. I 10000 su pista si stanno estinguendo”
Nell’ultima puntata di Run2U è stato ospite Francesco Guerra, mezzofondista azzurro classe 2001, vicecampione europeo U23 sui 10.000 metri e nuovo grande talento del fondo italiano. Diversi i temi toccati: la crescita dagli anni giovanili ai successi internazionali, il lavoro con l’allenatore olimpionico Stefano Baldini, il recente salto di qualità nei 10 km su strada e in pista, gli obiettivi futuri e i sogni azzurri, la passione per l’astronomia e la sua vita fuori dalla pista
Sulla prestazione al campionato italiano e all’URBAN Trail di Lille: “Sì, allora a Lille era una gara di cui diciamo già mi fidavo, l’anno scorso avevo fatto il mio precedente personale che era anche stata la prima volta che sono sceso sotto i 28 minuti di un secondo. Era una gara in cui riponevo grande fiducia perché è un percorso molto veloce e la concorrenza è di livello altissimo. Io in questo periodo sapevo di essere in una condizione migliore di quella dell’anno scorso; quindi cercavo un po’ questa prestazione e anche le gare precedenti mi facevano ben sperare. Poi ovviamente il giorno della gara non è mai facile che vada tutto nel verso giusto. Banalmente meteo e lepraggio a ritmo che può andar bene per me. Avversari presenti fino alla fine della gara, cioè, devono incastrarsi un po’ di condizioni favorevoli, però per fortuna sabato queste condizioni ci sono state e sono riuscito a fare un tempo molto buono per me che mi dà grande fiducia per il futuro prossimo”.
Sulla sicurezza nel campo di gara: “Sì, in un certo senso sì, perché è un percorso, appunto, che già conoscevo bene, sapevo quanto fosse veloce e la gara, tra l’altro, si teneva a un orario che a me è parecchio congeniale, perché io non gradisco molto gareggiare di mattina, mentre invece la gara di Lille era alle 03:00 del pomeriggio e quindi anche questo era un elemento di ulteriore fiducia, diciamo“.
Sulla preferenza dell’orario pomeridiano: “No, assolutamente di metabolismo solo quello perché ho constatato tantissime volte che mi sento meglio fisicamente. Credo di performare meglio al pomeriggio e quindi quando si può gareggiare al pomeriggio lo preferisco. Non si svolgeva in più giri, ma era un percorso unico che passava più volte su sullo stesso punto, però senza fare circuiti, c’era una strada principale che veniva percorsa avanti e indietro più volte“.
Sull’emoticon adatta a descrivere la gara: “Insomma, sarà anche l’intervista, dai, non sono sempre così, comunque sicuramente quella con gli occhi a stellina, quella sorridente con gli occhi a stellina“.
Sulla possibilità di raccogliere l’eredità di Crippa: ” Essere l’erede Yeman è una responsabilità importante perché sappiamo tutti i grandissimi risultati che ha fatto e che atleta fantastico sia stato e sia tutt’ora e quindi diciamo che forse è ancora un po’ presto per caricarmi di questo titolo, però sicuramente ne sarei orgoglioso e se nei prossimi anni i miei risultati lo giustificheranno ne sarò estremamente felice”.
Sulla scelta di tentare i 10.000: “Certo, io non vedo l’ora di riconfermarmi anche in pista almeno sotto i ventotto minuti, ma anche sperabilmente in un tempo simile a quello che ho fatto a Lille. Diciamo che il problema un po’ che negli ultimi anni stiamo quasi andando in estinzione come specialità, nel senso che in tutta Europa probabilmente ce n’è uno solo all’anno tirato per fare determinati tempi. E quest’anno addirittura non ce n’era nessuno, perché di solito quello che c’è è a Londra in maggio, quello più valido che avevo fatto tra l’altro l’anno scorso e quindi essendoci così poche occasioni viene anche un po’ disertato dagli atleti in un certo senso. Ci sono tante gare su strada che sono tutte omologate, valgono comunque per fare minimi ranking, qualsiasi cosa è normale che le persone si spostino lì e i 10.000 in pista sicuramente sono una specialità molto affascinante, con una grande storia e sicuramente un tempo in pista ha anche un sapore diverso e migliore probabilmente di uno in strada. Però vanno anche considerate queste cose qui. Ecco che non è così scontato trovare le occasioni giuste“.
Sulla sconfitta dell’ Etiopia ai Mondiali di Tokyo: “Allora diciamo che il colpaccio di Jimmy (Gressier, ndr) un pochino era nell’aria dopo che ha vinto la finale di Diamond League e quindi che prendesse una medaglia un po’ me lo aspettavo, cioè non dico che ci avrei scommesso, però era una possibilità. Ora addirittura vincere l’oro contro un atleta come Kejelcha sicuramente ha fatto una grande impresa. Il fatto che la gara sia uscita così tattica penso l’abbia comunque favorito molto, perché è un atleta che comunque ha un personale anche nel 1500 importante, è capace di chiudere molto forte e stessa cosa Almgren e quindi diciamo che loro sono migliorati tantissimo nelle ultime, soprattutto penso due stagioni. E hanno raggiunto un livello mondiale in più. Il modo in cui si è svolta la gara sicuramente li ha avvantaggiati un pochino”.
Sulle capacità dell’Europa di poter combattere con gli squadroni africani anche in futuro: “Sì, sicuramente, ma in questi ultimi anni diciamo che si sta decisamente muovendo qualcosa a livello europeo, mentre fino a sei-sette anni fa il divario tra l’Europa e l’Africa sembrava incolmabile Adesso invece ci sono diversi atleti che negli anni stanno migliorando e recentemente si è diffusa un po’ meglio la conoscenza sui mezzi di allenamento moderni e non so se anche la diffusione delle tecnologie delle scarpe ha rimescolato un po’ le carte. Non saprei, ma sicuramente adesso la situazione è molto più equilibrata rispetto a prima“.
Le emozioni regalate dalle medaglie di Nadia Battocletti: “È sempre un’emozione grandissima vedere che un’atleta italiana riesce addirittura a distinguersi in quei palcoscenici che, cioè, io per adesso vedo ancora come un miraggio, però vedere che qualcuno ce la fa è sempre molto, molto motivante”.
L’obiettivo più ambizioso, la maratona: “Io sarei piuttosto d’accordo, non mi vedo. Sì, non mi vedo come un potenziale maratoneta per adesso, poi magari negli anni cambierò idea, però diciamo che ho trovato il mio, come si dice, Sweet spot nei 10.000 nella 10 su strada. Insomma, credo siano le specialità in cui sia adesso che nel futuro prevedibile posso, in cui posso esprimermi meglio”.
Sull’importanza di stimolarsi a vicenda nel gruppo: “Sì, allora sicuramente ogni atleta ha un carattere diverso e attitudini diverse, quelli che preferiscono allenarsi da soli vanno assolutamente rispettati, perché non è che c’è un giusto e uno sbagliato. E io personalmente giù da me a Frascati non mi trovavo benissimo, perché il fatto di dover fare sempre i fondi lenti da solo, senza mai avere compagnia o quasi mai, e poi dovermi spostare anche in macchina perché andavo a Ostia per fare i lavori, essendo seguito dal mio allenatore di prima che era Vittorio di Saverio. Comunque, un pochino mi pesava questa situazione. Mi sono trasferito a Rubiera, oltre che per allenarmi ovviamente con Stefano Baldini, anche per avere un gruppo più numeroso e avere una compagnia costantemente durante gli allenamenti che, secondo me, è una cosa molto stimolante e anche che rende l’esperienza più leggera“.
L’allenamento da abolire nella propria routine: “Sono la sono cose che per fortuna già faccio in piccola quantità, ad esempio i lavori molto lattacidi non li tollero, non mi piacciono molto i lunghi lunghi, cioè vabbè che non ne faccio neanche, però quelle volte che devo correre più di 20 km mi annoia un po’ e questo poi tutti gli altri li faccio volentieri“.
La programmazione verso l’inizio della stagione e la Bo Classic: “Allora in realtà quest’anno non pensavo di farla, visto che abbiamo fatto già diverse dieci su strada negli ultimi due mesi, diciamo adesso. L’accordo con Stefano (Baldini, l’allenatore, ndr) era quello di prenderci un periodo di pausa agonistica, a meno che poi non si decida di cambiare idea però per qualsiasi motivo, ma per adesso è così. A gennaio andrò ad allenarmi a Montegordo in Portogallo per preparare le indoor perché io comunque vorrei cercare di qualificarmi agli Europei di Birmingham dell’anno prossimo anche nei 5000 e i 3000 indoor sono molto importanti in ottica qualificazione nei 5000 perché comunque il minimo diretto è molto difficile e i 3000 indoor valgono per il ranking e quindi? È importante farli bene“.
Sul lavoro degli ultimi due mesi con Giuseppe Gravante: “Ok, allora sì, negli ultimi due mesi in particolare mi sono allenato, ho fatto praticamente tutti i lavori con Giuseppe Gravante e sicuramente è stato stimolante per entrambi in realtà, perché ci siamo allenati davvero bene e ci sono certe cose in cui io ho una marcia in più, certe cose in cui lui ha una marcia in più, soprattutto le cose più veloci. Quindi in realtà lo stimolo è da entrambe le persone. Sicuramente lui nella strada non aveva tutta questa esperienza che magari avevo io e quindi adesso che si sta cimentando in maniera un po’ più seria i miglioramenti si vedono. Infatti è arrivato subito un bronzo agli italiani di Prato e adesso anche lui nella 5 km ha fatto il personale di 11 secondi mi sembra, quindi sta migliorando”.
I programmi per il 2026: “Sì, sicuramente l’obiettivo dei 10.000. Come dicevo prima, anche vorrei ottenere un riscontro cronometrico in pista che confermi quello che ho fatto su strada e poi la Coppa Europa è una tappa di passaggio che probabilmente ci sarà e poi bisogna comunque qualificarsi per gli Europei. Come dicevo anche prima, vorrei provare a qualificarmi anche per i 5000. Bisognerà andare per meeting e correre 5000 più forte di come li ho corsi quest’anno sicuramente”.
Sui miglioramenti in volata:” Secondo me sì, però non lo so, dipende. A volte mi riesce bene la volata, a volte meno bene, però penso che sto migliorando”.
L’importanza dell’aspetto mentale: “Sì, sono d’accordo. Sicuramente molto fa l’esempio speciale che abbiamo di Stefano Baldini, che tutti sanno quello che ha fatto da atleta e anche da allenatore. Stefano ci tiene a impostare un ambiente abbastanza professionale in cui le cose si fanno sul serio, si fanno bene e si pretende sicuramente tanto da noi stessi ma perché lui ci dà tanto e tanto pretende giustamente”.
La mancanza di un nucleo forte di mezzofondisti prolungati come un tempo nel gruppo dei carabinieri: “Allora qui mi cogli un po’ impreparato e forse questa domanda sarebbe meglio farla a chi fa gli arruolamenti. Non lo so come mai, magari negli ultimi anni, ma direi pochi anni, i gruppi sportivi magari tendono sa essere un po’ più selettivi rispetto a un tempo con gli arruolamenti, cioè che si preferisce prendere meno persone, magari più di qualità, tra virgolette. Mentre prima facevano anche le squadre di campionato italiano di Cross, campionato italiano su strada o quant’altro. Ecco però se mi chiedi le ragioni di questo cambiamento io non le so“.
